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Nuove regole per ChatGPT: salute, privacy e limiti d’uso. Cosa cambia davvero per gli utenti in cinque punti

Dal 29 ottobre, OpenAI ha aggiornato le regole d’uso di ChatGPT e degli altri suoi modelli, introducendo nuove tutele e divieti. Non è la “stretta” totale che alcuni titoli hanno fatto credere — il chatbot può ancora rispondere su salute o diritto, ma con nuove cautele — bensì un tentativo di mettere ordine in un territorio sempre più sensibile: quello dove l’intelligenza artificiale incontra la vulnerabilità umana, la politica e la privacy. Dietro i nuovi “paletti” c’è un doppio movimento: più sicurezza per gli utenti e più responsabilità per chi sviluppa o usa questi strumenti. Qui l’articolo integrale sul Sole 24 Ore.com

Vediamo in cinque punti cosa cambia davvero.

Armi, sorveglianza e manipolazione: i divieti assoluti
OpenAI ora vieta in modo esplicito l’uso dei suoi modelli per sviluppare, gestire o promuovere armi. Stop anche a ogni forma di sorveglianza biometrica o riconoscimento facciale senza consenso, compresi i database di immagini e voci realistici.
Altro capitolo cruciale: la manipolazione delle opinioni pubbliche. ChatGPT non potrà essere impiegato per campagne politiche, lobbying o interferenze elettorali. È un divieto che si estende anche ai contenuti grafici e video generati per disinformare, oggi tra i più pericolosi nei social network.

Tutela dei minori e contrasto alla violenza
Le policy rafforzano i limiti contro molestie, minacce e contenuti sessuali non consensuali, compresi i deepfake che denudano le vittime. OpenAI introduce inoltre divieti specifici per proteggere i minori: nessun materiale riconducibile ad abusi, adescamento, sfide pericolose o contenuti che promuovano disturbi alimentari o comportamenti autolesionisti.
Vietato anche umiliare o stigmatizzare l’aspetto fisico dei giovani utenti. In sostanza, il modello dovrà “sapere” quando fermarsi di fronte a contenuti potenzialmente dannosi.

Profilazione e privacy: la fine del “punteggio sociale”
Altro fronte delicato è la profilazione. Le nuove regole vietano l’uso dell’AI per classificare persone in base a comportamenti, dati biometrici o caratteristiche personali — insomma, niente punteggi sociali alla cinese.
È proibito dedurre emozioni o prevedere il rischio di comportamenti criminali basandosi su dati individuali. Anche l’uso per scopi di sicurezza nazionale o di intelligence richiederà un’approvazione diretta di OpenAI, chiudendo almeno in parte la porta a utilizzi opachi.

Consulenze professionali: il confine con la responsabilità
Il modello può continuare a offrire risposte su salute o diritto, ma non sostituire consulenze mediche, legali o finanziarie senza un professionista abilitato. È una formula più di tutela legale che di reale limitazione, perché ChatGPT non può sapere se un esperto è coinvolto o meno.
In pratica, la responsabilità è spostata sull’utente: OpenAI si mette al riparo, ricordando che l’AI non è un medico né un avvocato. Ma la linea resta sottile, e nella pratica il chatbot continuerà a fornire spiegazioni o esempi, non diagnosi o prescrizioni.

Conversazioni sensibili: l’AI che riconosce la fragilità
È la parte più innovativa. ChatGPT è stato addestrato con il contributo di 170 esperti tra psicologi, medici e assistenti sociali per riconoscere situazioni di disagio o rischio — depressione, autolesionismo, psicosi.
Quando individua segnali allarmanti, evita di fornire consigli terapeutici e incoraggia l’utente a cercare supporto umano. Secondo OpenAI, i nuovi filtri riducono dell’80% le risposte inadeguate o potenzialmente dannose.

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