Mercoledì 12 novembre OpenAI ha presentato il modello GPT‑5.1 che nasce per essere un aggiornamento della serie GPT di OpenAI: Sam Altman e i suoi lo descrivono come «smarter, more conversational». Quindi nulla di rivoluzionario ma una evoluzione che probabilmente vuole introdurci alle nuove personalità di ChatGpt. La scelta di Altman è quella di schiacciare l’acceleratore sull’antropomorfizzazione del chatbot. Uno, nessuno e centomila, verrebbe da chiosare, o più direttamente: a ciascuno la sua personalità.
Dal 29 ottobre OpenAI peraltro ha cambiato le regole del gioco. Le nuove policy di ChatGPT e degli altri prodotti dell’azienda americana riscrivono i confini tra libertà d’uso e sicurezza, introducendo più tutele per gli utenti vulnerabili ma anche una lunga lista di divieti: niente armi, niente sorveglianza biometrica, niente deepfake, niente disinformazione politica. In pratica, una prima risposta concreta all’AI Act europeo.
Eppure la confusione regna sovrana. Qualcuno scrive che ChatGPT non può più dare consigli medici o legali. Falso. Può farlo, ma con una clausola di salvaguardia: il giudizio umano resta centrale. Le nuove regole assomigliano più a un “disclaimer esteso” che a un cambio radicale di paradigma. Intanto OpenAI introduce meccanismi di protezione per chi parla con il chatbot di salute mentale o disagio personale: riconosce quando un utente è in difficoltà e devia la conversazione verso percorsi di aiuto reali.
La grande novità, però, è un’altra. Da dicembre ChatGPT introdurrà la personalità configurabile, e tra le personalità consentite ci saranno anche quelle “romantiche o flirtanti”. Di fatto, una liberalizzazione delle chat erotiche AI, mentre in Italia e in Europa si chiudono gli accessi ai siti porno per i minori. Due direzioni opposte che aprono un dibattito enorme: cosa significa davvero “intimità digitale” quando l’altro è un modello di linguaggio? E come si tutela la privacy – emotiva, non solo dei dati – in una relazione uomo-macchina?
In questa puntata di Ascanio, Luca Tremolada e Andrea Gianotti provano a fare chiarezza tra norme, etica e antropologia dell’intelligenza artificiale. E poi, per alleggerire, mettono alla prova Ascanio stesso: riuscirà l’AI a riscrivere la sigla di Ascanio? Spoiler: sì, ma con ironia.
Perché anche l’intelligenza artificiale, a quanto pare, deve imparare il tono giusto.
Cosa è Ascanio? E’ un format video di Info Data dove si discute a ruota libera di giornalismo, attualità e dati rigorosamente senza una scaletta. Buona visione.
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