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cronaca

Come si misura l’impatto delle sanzioni? Il dataset con le misure approvate dall’Europa negli ultimi vent’anni

Per rispondere all’aggressione militare Russa in Ucraina l’Unione Europea ha approvato una serie di sanzioni di diversa natura. Si tratta di uno strumento il cui uso è cresciuto soprattutto negli ultimi anni, e ha compreso soprattutto – anche se non solo – restrizioni di natura finanziaria a individui o imprese.

Un dataset pubblicato sul portale ufficiale dei dati europei consente di ricostruire quante e quali sanzioni sono state approvate dall’UE negli ultimi vent’anni, e verso quali persone o organizzazioni. Uno dei primissimi nomi a saltare all’occhio è quello di Saddam Hussein, oggetto di sanzioni a marzo 2003, all’inizio della seconda guerra in Iraq. Insieme a lui, quello stesso anno, compaiono molti suoi collaboratori, membri del suo governo o partito. Molte altre sanzioni vengono poi approvate nel 2012, dopo la morte di Bin Laden e dirette fra l’altro verso Al-Qaeda e altri gruppi estremisti.

 

 

Più di recente, in reazione alla crescente aggressività della Russia verso le nazioni confinanti e in particolare l’Ucraina, il ricorso alle sanzioni ha avuto un impiego molto intenso. Come ricorda il sito europeo EU Sanctions Map, il 6 marzo 2014 i capi di stato e governo europei hanno condannato la violazione della sovranità ucraina che ha portato alla successiva annessione della Crimea. Il 22 febbraio scorso si è verificata un’ulteriore escalation del conflitto, con il riconoscimento da parte della Russia delle aree di Donetsk e Luhansk come zone indipendenti dalla sovranità ucraina, e il successivo invio di truppe.

 

In risposta a questi eventi il giorno successivo sono state approvate ulteriori misure restrittive, cresciute ancora in numero e intensità con l’avvio delle operazioni militari dirette verso il territorio ucraino. Fra gli individui di nazionalità russa colpiti troviamo in particolari militari o ex militari e politici, oltre a diversi ministri, governatori o militari delle auto-proclamate Repubbliche Popolari di Doneck o Lugansk.

Queste misure includono, a oggi, il divieto di esportare armi o importare armi dalla Russia, nonché fornire per esse assistenza tecnica o finanziaria. Il divieto include riguarda anche beni chiamati “dual-use”, che cioè possono avere un uso sia civile che militare.

Dal punto di vista finanziario, le sanzioni proibiscono di acquistare, vendere o fornire servizi finanziari a istituzioni controllate per almeno il 50% dallo stato russo, nonché a un’ulteriore serie  di istituti di credito e altre organizzazioni non europee legate a vario titolo alla Russia. Sono poi in vigore tutta una serie di divieti che impediscono attività finanziare verso la Russia o organizzazioni a essa legate, come per esempio l’impossibilità di vendere loro banconote denominate in Euro, oppure valori mobiliari in euro emessi dopo il 12 aprile 2022. È anche vietato, per gli istituti di credito, accettare depositi da residenti o aziende russe per un valore di oltre 100mila euro, oltre alle transazioni relative alla gestione delle riserve della banca centrale russa.

È poi vietato per gli aerei russi o operati da compagnie aeree russe di volare nello spazio aereo dell’UE, oltre che fornire alla Russia beni o tecnologie relative all’industria aerospaziale e servizi finanziari collegati. Il divieto si estende anche all’industria marittima. Dal punto di vista dei beni, non è più possibile importare prodotti dell’industria del ferro e dell’acciaio, nonché certi beni di lusso.

Dalle sanzioni restano comunque sostanzialmente escluse le importazioni di materie prime energetiche, che costituiscono per la Russia la principale fonte di valuta forte, per l’Unione Europea una quota sostanziale del proprio approvvigionamento energetico, e molto difficile da rimpiazzare nel breve periodo.

 

Nota: Le sanzioni riassunte del grafico ne escludono alcune a causa di imperfezioni del dataset di partenza. Per maggiore informazioni è possibile consultare la lista completa di individui e imprese colpite.