Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
tecnologia

Come è stato progettato Martha is dead, l’horror videoludico italiano che racconta la malattia mentale

Dagli autori di The Town of Light  – una delle rarissime perle dell’industria videoludica italiana – è uscito per Pc, Playstation e Xbox il videogioco Martha is Dead  un thriller psicologico in prima persona, un walking simulator d’autore, molto narrativo che ti porta dove vuole lui quando ti vuole lui dentro un storia contorta e sospesa di disagio mentale e paura. Siamo in Toscana,  a San Casciano, nel 1944, alla fine della Seconda guerra mondiale. Il contesto storico è ricostruito con garbo come il rispetto del gioco di genere. Si indugia un po’ troppo nel macabro tanto da risultare a tratti disturbante in alcune scene. Almeno così hanno pensato alla Playstation che ha chiesto al team di sviluppo di modificare alcune situazioni del gioco che ricordiamo è vietato ai minori di 18 anni.  Non è censura, ha spiegato Luca Dalcò, fondatore, game designer e autore della storia di Marta is Dead, tuttavia, alcune modifiche sono state apportate.

È stata tolta interattività da due scene ritenute particolarmente scabrose. E nel finale sono stati cancellati i riferimenti a pratiche sessuali. Quest’ultimo colpo di gomma è forse il più grave, ha ammesso Dalcò aggiungendo però che l’utente può giocare l’esperienza integrale senza perdere il senso dell’opera (il video dell’intervista a Luca Dalcò su Info Data). Qualche problema l’ha invece avuto il publisher Wired Productions e lo studio di sviluppo Lka che in tempi strettissimi ha dovuto apportare le modifiche che, ricordiamo, non troverete nelle versioni per Xbox e pc.

Nel corso della puntata di Play Think Talk Luca Dalcò ha spiegato bene la difficoltà di rendere  economicamente sostenibile un piccolo studio indipendente impegnato in giochi story-drive. Abbiamo poi parlato con Andrea Pontiggia  (Università Ca’ Foscari Venezia e Bocconi) di quanto sia complicato inserire temi adulti nell’immaginario del videogioco commerciale. E del futuro del newsgame che necessitano di una naturale collaborazione tra game designer e giornalisti. Buona visione