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economia

No al turismo russo? Il settore non si è ancora ripreso del tutto dalla pandemia

Non ospitate turisti russi. È uno degli appelli che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha rivolto al nostro paese intervenendo martedì scorso di fronte al parlamento. Ma, al di là delle valutazioni di natura geopolitica e umanitaria, uno dei settori più duramente colpito dalla pandemia può permettersi un boicottaggio di questo tipo? I numeri dicono che ancora non si è tornati ai livelli del 2019.

Sono state infatti 1,8 miliardi le notti prenotate nelle strutture ricettive europee nel corso del 2021. Un numero superiore del 27% rispetto a quello registrato nell’annus horribilis 2020, ma ancora inferiore del 37% rispetto al 2019, l’anno prima che la pandemia si scatenasse. A fotografare luci e ombre del mercato turistico europeo è Eurostat, che ha rilasciato i dati relativi ad uno dei settori più duramente colpiti dalla diffusione del Sars-CoV-2.

Ora, Eurostat non fornisce indicazioni rispetto alla nazionalità dei turisti in arrivo, al massimo permette di differenziare tra cittadini residenti e stranieri. InfoData ha comunque scelto di utilizzare questi numeri per realizzare l’infografica che apre questo pezzo e che si concentra su quattro mesi in particolare. Ovvero luglio e agosto per l’alta stagione estiva, dicembre e gennaio per quella invernale. Di default viene visualizzata la situazione italiana, ma basta utilizzare il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi legge da desk) per selezionare un’altro dei paesi rappresentati nel database.

Ogni colonna fa riferimento ad un anno, specificato nella legenda in basso (anche qui, per chi legge da desk, in alto a sinistra). Il numero alla base di ogni barra rappresenta le notti prenotate nelle strutture ricettive, uno degli indicatori che si utilizzano per misurare l’andamento del turismo. La scelta, infine, è stata quella di non differenziare tra le prenotazioni dei cittadini residenti e di quelli stranieri, ma di dare conto del totale.

Come si può notare, almeno in Italia, agosto è il mese che meno ha subito l’impatto della pandemia. Nel senso che il calo delle notti trascorse dai turisti negli hotel nel 2020 è stato del 7,7%. E già l’anno successivo si è ridotto ad un -0,4% rispetto ai periodi pre pandemici. Situazione più difficile per quanto riguarda luglio: due anni fa il calo fu del 26,4% rispetto al 2019, mentre lo scorso anno ci si è fermati ad un valore inferiore del 2,4% a quello precedente alla diffusione del coronavirus.

È andata invece decisamente peggio durante l’inverno. Una stagione turistica di fatto cancellata, almeno in Italia, dalla chiusura delle piste da sci. Per quanto riguarda il mese di dicembre, il 2020 vide una riduzione delle notti trascorse dai turisti nelle strutture ricettive italiane pari al 72,2%. Nel 2021, con vaccini e green pass, si è tornati a livelli paragonabili a quelli del 2019: il calo rispetto a quella stagione è stato solo dell’1,9%.

Per quanto riguarda infine il mese di gennaio, il calo si è registrato non nel 2020, quando ancora la pandemia era solo una “strana” polmonite da qualche parte in Cina, ma nel 2021, agli albori della campagna vaccinale. Rispetto all’anno precedente, il calo è stato del 73,8%. Ancora non sono disponibili i dati del 2022, che permetteranno di valutare se le misure introdotte dal governo prima di Natale siano o meno riuscite a salvare la stagione per gli operatori turistici.