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economia

Ricchezza, lavoro e qualità della vita: quanto dà Milano all’economia italiana? E quanto riceve?

Cosa dà l’Italia a Milano, e cosa restituisce al Paese il capoluogo lombardo? Proviamo a mettere in fila qualche numero per provare a fare un bilancio di quanto fluisce verso il capoluogo lombardo, quanto invece torna da lì verso il resto d’Italia. Il principale fattore d’attrazione di Milano è, naturalmente, l’elevato reddito medio dei suoi abitanti.

 

Secondo le ultime rilevazionidell’istituto europeo di statistica, infatti, l’area metropolitana della città è in effetti una delle aree con il maggior Pil per abitante di tutta l’Unione Europea. Nel 2016, ultimo anno per cui abbiamo questi dati, esso è arrivato a 47mila euro: equivalente a quello di Londra, un po’ inferiore rispetto a Parigi e tutto sommato nella prima dozzina di aree più ricche del continente.

 

Si tratta di valori che, secondo la definizione Eurostat, riguardano “aree che agglomerano almeno 250mila abitanti”. Essi poi sono a parità di potere d’acquisto, e quindi tengono già in conto il fatto che lo stesso euro a Milano compra una minore quantità di beni o servizi rispetto, per esempio, ad Atene. Nelle zone più ricche, in effetti, il costo della vita tende a essere maggiore e per fare un confronto più accurato fra il tenore di vita reale è necessario includere anche stime di questo fenomeno.

 

 

È poi certamente vero che Milano sia un luogo attraente per le persone, quanto meno da un punto di vista migratorio. Fra tutte le province quella che include la città lombarda risulta prima per numero di trasferimenti di residenza a partire da altre località italiane, e molto in alto anche per quanto riguardo gli arrivi dall’estero: tanto che nel 2018 quasi un abitante su cinque era di origine straniera.

Se le persone si spostano da luogo all’altra è perché, pare ragionevole assumere, si aspettano che lì la loro fortuna sarà migliore. Dunque anche i numeri di sceglie di stabilirsi a Milano sono un ulteriore segnale che la città sembra offrire una qualità della vita generale migliore – tutto considerato – che in diversi altri luoghi.

E da questo punto di vista Milano appare come la migliore fra le grandi località italiane: in effetti l’unica a mostrare  un saldo demografico decisamente positivo. Per fare qualche confronto, la popolazione complessiva è aumentata di circa 20mila abitanti nel 2017, mentre fra le altre principali località metropolitane la prima a seguire – a molta distanza – è stata Bologna con un +2mila. Tante altre, spesso nel meridione ma a includere anche Genova e soprattutto Torino, sono risultate invece proprio in calo per migliaia e migliaia di persone l’anno.

Anche guardando al lavoro la provincia di Milano appare come una fra le favorite. Nel 2018 lì aveva un impiego un filo meno del 70% dei 15-64enni, – il settimo risultato in assoluto – contro il 58% nazionale e il 39% – per citare un caso opposto – a Napoli.

Non fra le migliori in assoluto ma comunque superiore a quella del meridione anche l’offerta di servizi  socio-educativi per l’infanzia come gli asili nido, dove “in tutti i grandi comuni del Centro-nord la disponibilità di posti è superiore al 33% della popolazione target, mentre nel Mezzogiorno i livelli sono decisamente inferiori, con l’eccezione di Cagliari che si avvicina al 30%”. Per esempio, ricorda il comunicato Istat, per ogni cento bambini fra zero e due anni ci sono circa 35 posti a Milano contro i meno di 15 di Bari o Reggio Calabria. Almeno in questo caso, comunque, altri capoluoghi fanno meglio: troviamo infatti 40 posti o più a Venezia, Bologna, Firenze e Roma.

Questi sono solo alcuni dati, fra i tanti possibili, che spiegano i flussi in arrivo. Che dire invece di quanto Milano restituisce all’Italia? 

Segue…