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cronaca

Qualità dell’aria? In Italia è migliorata negli ultimi cinque anni

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (Snpa) ha pubblicato un’elaborazione dei dati delle stazioni di rilevamento degli inquinanti atmosferici nelle regioni italiane dalla quale emerge che nel 2020, la qualità dell’aria in Italia è generalmente migliorata, confermando il trend registrato negli ultimi cinque anni.

Come si legge nella nota, scendono tutti i valori medi annuali di PM10, PM2,5 e biossido di azoto (NO2) nel periodo 2015-2020. Forte diminuzione di NO2 nel 2020 a causa del lockdown. Andamento altalenante per i picchi giornalieri di polveri sottili, particolarmente nella Pianura padana.

Cosa misura il Snpa? 

Il sistema monitora le stazioni di monitoraggio che superano i limiti normativi nella rilevazione di inquinante.  In particolare si concentrano su particolato (PM10 e PM2.5) e sul biossido di azoto (NO2).

Cosa dicono i dati.

Nel 2015 la media annua di NO2 superava il limite di 40 microgrammi al metro cubo in 67 (13%) delle stazioni di monitoraggio italiane, mentre nel 2020 in 14 (2%) delle stazioni non rispettano tale parametro. Il limite sulla media annua del PM10 è stato superato in 2 stazioni (0,4%), contro le 22 (4%) del 2015. Il superamento del limite medio anno di 25 microgrammi al metro cubo per il PM2.5 è limitato a 5 (2%) delle stazioni, mentre nel 2015 tale parametro non veniva rispettato in 37 (16%) delle stazioni italiane..

Gli effetti del lockdown

Forte diminuzione di NO2 nel 2020 a causa del lockdown. Come sottolinea il report gli effetti del lockdown nel 2020 si sono fatti sentire maggiormente sugli inquinanti legati alle emissioni da traffico. Molto più marcati, infatti, su NO2, meno evidenti sul PM10. “Quest’ultimo è stato influenzato in modo significativo, specie nel bacino padano, dalla presenza della cosiddetta “componente secondaria” che si forma da reazioni chimiche fra le varie sostanze presenti nell’aria, quali gli ossidi di azoto, i composti organici volatili e l’ammoniaca (quest’ultima emessa prevalentemente da attività agricole e zootecniche meno influenzate dal lockdown) e, in parte, dall’aumento della combustione della legna negli apparecchi domestici, conseguente alla maggior permanenza nelle abitazioni a causa delle restrizioni“.

Tutte queste valutazioni, conclude il rapporto, confermano l’esigenza di continuare a ridurre in modo sinergico e su ampia scala non solo le emissioni dovute ai trasporti su strada, ma anche tutte le altre emissioni che possono influenzare i livelli di qualità dell’aria: da quelle industriali a quelle dovute alla combustione di biomassa e alle attività zootecniche.

Milano e Roma secondo i nuovi limiti dell’Oms 

Se il limite di 40 microgrammi al metro cubo di NO2 venisse dimezzato come suggerisce l’Oms, Roma e Milan sarebbero quest’anno in zona “rossa” Nonostante i mesi di lockdown e la diffusione dello smart working. Lo scrive  Legambiente nel report “Mal’aria di città 2021” che raccoglie anche il focus su “Roma e Milano Clean Cities”.

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Il dato di Roma di NO2. Nella capitale lo scorso anno il valore medio annuo di NO2 è stato di 34 μg/m3

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Il dato di Milano.  In particolare, nel capoluogo lombardo secondo un studio citato da Legambiente sarebbero proprio i veicoli diesel “Euro4” ed “Euro5” a provocare la maggior parte dell’inquinamento da NO2: circa il 30% nel corso del 2018.