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economia

Nati, morti ed emigrati: scopri come è cambiato il tuo Comune

La popolazione dei Comuni italiani varia di continuo, un po’ come se in un certo senso fossero creature che si sviluppano nel tempo. La località in cui viviamo sta diventando più piccola o più grande? Quando aumenta di dimensioni i fattori che contano sono due: il numero di persone che arriva (o va via), insieme a quello dei nati (e naturalmente dei morti).

Usando gli indicatore demografici messi a disposizione dall’Istat possiamo quindi ricostruire la storia della popolazione di ciascun comune italiano, negli ultimi anni.

Nel complesso in Italia nascono sempre meno bambini, e questo rende difficile compensare una popolazione che invecchia. Solo nel 2018, per esempio, sono morte 191mila persone in più di quante ne siano nate. Questo viene bilanciato dall’immigrazione, che porta in Italia un discreto numero di persone ogni anno, ma comunque non abbastanza da compensare la situazione tanto che in effetti la popolazione italiana è in calo dal 2015.

Poi naturalmente ogni Comune fa storia a sé: Milano per esempio attrae persone sia dal resto d’Italia che, in misura minore, dall’estero, e questo basta ampiamente a bilanciare sia il fatto che nascono meno persone di quante ne muoiano, sia che un certo numero di milanesi comunque lascia la città. Il risultato totale, per il centro lombardo, è positivo, tanto che dal 2012 i suoi residenti sono cresciuti di circa il 10%.

Una città come Messina, d’altra parte, nello stesso periodo di tempo ha perso il 3,5% dei suoi abitanti: sono pochi coloro che vi si trasferiscono dal resto d’Italia, meno ancora dall’estero, e nonostante il numero dei nati sia piuttosto elevato esso non basta a compensare né i morti né, soprattutto, coloro che emigrano verso altri comuni.

 

Nel 2017, ricorda Istat, i trasferimenti interregionali sono stati 323mila, un valore tutto sommato stabile da diversi anni. Resta intatta la tradizionale freccia che va dal sud verso il centro-nord del Paese, che però appare in leggero calo negli ultimi anni. Nonostante questo, ricorda l’agenzia statistica, negli ultimi vent’anni “la perdita netta di popolazione del Mezzogiorno, dovuta ai trasferimenti tra le due ripartizioni, è pari a 1 milione 174 mila [persone]”.

Le undici regioni con saldo positivo appartengono tutte al centro-nord: Lombardia (+18 mila) e Emilia-Romagna (+13 mila) sono quelle con il guadagno netto di popolazione più consistente. Per la Lombardia si tratta del saldo positivo più alto registrato negli ultimi venti anni, per l’Emilia-Romagna invece il valore più elevato si è registrato nel 2001 (+21 mila). Le nove regioni con saldo negativo, invece, appartengono tutte al Mezzogiorno: Campania (-16 mila) e Sicilia (-15 mila) insieme rappresentano oltre il 56% della perdita di popolazione, circa 54 mila unità, nella ripartizione meridionale”. La più intensa mobilità sulle brevi distanze nell’Italia centro-settentrionale, d’altra parte, “è dovuta in larga parte a un maggior dinamismo delle strutture produttive che invece non sembra aver toccato le aree del Mezzogiorno”.