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Social network, li usa un europeo su due. La politica può vivere senza giornali?

La comunicazione politica, in particolare a partire dall’ultima campagna elettorale, ha mostrato il ruolo sempre più importante dei social network. Strumenti che permettono ai politici di inviare un messaggio ai propri elettori senza intermediazione, rendendolo così più diretto ed efficace. Eppure il segretario di un partito che decidesse di usare solo queste piattaforme, magari rinunciando ai «giornali che stanno morendo» per dirla con il vicepremier Luigi Di Maio, parlerebbe ad appena il 43% della popolazione italiana. Con punte in alto del 48% in Emilia-Romagna e nelle Marche, certo, ma comunque sempre a meno di un italiano su due.

 

Lo afferma Eurostat che, nel suo Regional Yearbook, pubblica i dati relativi alla partecipazione degli europei tra i 16 ed i 74 anni sui social media. Dove per partecipazione si intende l’aver creato un profilo, postato qualcosa o in ogni modo contribuito a Facebook, Twitter e Instagram (ad esempio con un like, un retweet o un repost) nei tre mesi precedenti all’indagine, che riporta dati relativi al 2017. Il risultato è che l’Italia è uno dei Paesi con la più bassa percentuale di utilizzo di queste piattaforme.

 

 

La mappa mostra in azzurro le regioni nelle quali la partecipazione supera la media europea del 54%, in arancione quelle nelle quali l’utilizzo è inferiore. Il filtro in alto a sinistra permette di zoomare su una singola nazione.

 

Prima di continuare, vale la pena di ribadire che Eurostat censisce la partecipazione ai social network. Ovvero l’aver pubblicato qualcosa o comunque interagito con i posti di altri. Limitarsi a scorrere la timeline rende un utente certamente attivo, ma non partecipe nel senso inteso dall’istituto europeo di statistica. Il che spiega la discrepanza con i numeri degli iscritti a Facebook in Italia, che secondo la stessa azienda superano i 30 milioni di utenti attivi. Il che porterebbe la percentuale intorno al 50% della popolazione generale.

 

Detto questo, a livello europeo i più partecipi sono gli islandesi: qui la percentuale di chi posta o condivide raggiunge l’89%. Percentuali molto alte si registrano in Scandinavia e Paesi Baltici, in Danimarca, nel Benelux e in Ungheria. E sono superiori alla media anche nel Sud della Spagna e nella Turchia occidentale. Per il resto, la partecipazione ai social network è inferiore alla media europea.

 

Ed è curioso notare come ad avere una partecipazione ai social più bassa siano le tre principali economie continentali: Germania, Francia e Italia. Fatta eccezione per alcune regioni della Germania occidentale, in queste aree il dato è inferiore alla media europa. Eppure i neonazisti di Alternative fur Deustchland vanno forte nella Germania orientale, la Francia ha visto Marine Le Pen giocarsi il ballottaggio per l’Eliseo con l’attuale presidente Emmanuel Macron, l’Italia ha un governo che non si fa problemi se viene definito populista. Vuoi vedere allora che populismo e fake news non dipendono solo dai social network?

Ultimi commenti
  • il_grande_danton |

    il popolo italiano è sempre stato un cattivo lettore del resto come diceva Longanesi “agli italiani più che ascoltare piace parlare” e quindi con i social network ci vanno a nozze : sempre connessi anche in auto al volante al lavoro a casa incuranti dei figli e delle cose di casa giorno e notte.. peccato che i social network siano sempre più uno sfogatoio di frustrati vigliacchi leoni da tastiera odiatori seriali e sempre più zeppi di balle e bufale : io personalmente li aborro me ne tengo alla larga non li frequento

    ovvio che in tutto questo panorama (avvilente) si legga sempre meno, anche per la cattiva qualità di certa stampa molto partigiana molto vicina al pensiero dei poteri forti, certa stampa nazionale al soldo di editori potenti anche in politica : Caltagirone Debenedetti Berlusconi.. e poi dicono che la stampa è libera seeeee

  • il_grande_danton |

    il popolo italiano è sempre stato un cattivo lettore del resto come diceva Longanesi “agli italiani più che ascoltare piace parlare” e quindi con i social network ci vanno a nozze : sempre connessi anche in auto al volante al lavoro a casa incuranti dei figli e delle cose di casa giorno e notte.. peccato che i social network siano sempre più uno sfogatoio di frustrati vigliacchi leoni da tastiera odiatori seriali e sempre più zeppi di balle e bufale : io personalmente li aborro me ne tengo alla larga non li frequento

    ovvio che in tutto questo panorama (avvilente) si legga sempre meno, anche per la cattiva qualità di certa stampa molto partigiana molto vicina al pensiero dei poteri forti, certa stampa nazionale al soldo di editori potenti anche in politica : Caltagirone Debenedetti Berlusconi.. e poi dicono che la stampa è libera seeeee

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