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economia

Redditi dei professionisti, gap di genere al top tra avvocati e commercialisti

La fotografia dei redditi medi dichiarati agli enti previdenziali dai lavoratori autonomi negli ultimi cinque anni mette in luce, ancora una volta, il divario uomo-donna. Il gap retributivo di genere emerge in tutte le 13 categorie professionali, dai redditi medi registrati nel quinquennio 2009-2013 e forniti al Sole 24 ore dalle Casse di previdenza.

Guarda l’Infodata del Lunedì pubblicata sul Sole 24 Ore del 16 ottobre

Nella prima slide sono visualizzati gli iscritti alla Cassa nel 2013 (numero assoluto di uomini e donne) e la relativa quota rosa (percentuale di donne). Nella seconda slide è possibile conoscere i redditi medi dei professionisti distinti per anno e per genere, con il relativo l’andamento del gap retributivo tra i due sessi. In questo caso, infine, viene evidenziata la relativa variazione percentuale del reddito nei cinque anni, positiva solamente per i veterinari e per gli agrotecnici e periti agrari donne.

Nel complesso, nessuna professione sfugge ancora al divario di reddito uomo/donna, nemmeno quelle in cui la prevalenza femminile è schiacciante, da sempre. Prendiamo gli infermieri: le donne attive (con contributi alla Cassa Enpapi) sono quasi il triplo degli uomini: 40mila contro i 16mila. Eppure le donne continuano a guadagnare il 10% in meno dei loro colleghi maschi.

Persino per la crisi le donne hanno pagato il prezzo maggiore: è vero che in tutte le categorie (ad eccezione dei veterinari) nel quinquennio i redditi sono calati, ma per le donne la perdita è sempre maggiore. In controtendenza vanno solo le ragioniere che hanno perso il 7,6% del reddito, due punti in meno degli uomini.

Il record spetta alle avvocatesse che nel 2013 hanno guadagnato in media poco più di 22mila euro, ben il 58% in meno degli uomini. Incassano quasi la metà dei colleghi anche architette e commercialiste. Negli ultimi cinque anni all’aumento delle “quote rosa” tra gli iscritti si sottrae l’Enpam: per medici e odontoiatri, la predominanza femminile sta sfumando. Nel 2009 i neoiscritti erano al 60% femmine, nel 2013 le donne sono scese al 57%, “regalando” i tre punti agli uomini.