Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
tecnologia

Sì, l’alimentazione vegetale è una moda. Puntata numero quattro

Nella prima metà del Novecento le persone sono cresciute con la convinzione che il burro facesse bene alle arterie, che la cioccolata cremosa da mettere sul panino fungesse da apporto vitaminico, che il fumo non facesse male alla salute anzi addirittura che potesse curare il mal di gola perché persino i medici si prestavano a farne la pubblicità, e che la birra facesse bene perché più nutriente della frutta.

Questo slideshow richiede JavaScript.

Nel corso dei decenni molte cose sono cambiate. Il processo è sempre lo stesso: le prime evidenze scientifiche, e qualche sparuto attivismo di pochi. Per lungo tempo la ricerca procede ma i comportamenti su larga scala non cambiano e anzi certi comportamenti “strani” vengono derisi, complice la pubblicità dei grandi marchi. In effetti molte volte si tratta di stranezze senza fondamento e lasciano il tempo che trovano. Quando però le evidenze scientifiche diventano via via più solide le cose vanno diversamente. Piano piano complice qualche personaggio famoso, qualche influencer, l’opinione pubblica inizia a essere meno monolitica, e quindi anche la pubblicità inizia a cambiare per agganciare il “nuovo mercato” e si creano le mode così che nel tempo i comportamenti si allineano alle evidenze scientifiche. È stato così per il burro, per il fumo e probabilmente sarà così fra qualche anno anche per quanto riguarda l’alimentazione vegetale, termine che sta sostituendo in modo impercettibile quello di cucina vegana, oramai frose troppo connotato per funzionare davvero come marketing. In realtà le cose sono più articolate, come raccontiamo in questo articolo sul perché la dieta a base vegetale è più sana di una onnivora, che si basa sulle revisioni sistematiche della letteratura pubblicate negli ultimi 6 anni.

Negli ultimi anni il “veggie” e in particolare il veganesimo sono diventati un movimento sociale, tanto che gennaio (January) è stato battezzato Veganuary, con lo scopo di “sfidare” anche i più scettici a provare solo per un mese un’alimentazione vegetale. Come in tutti i movimenti c’è chi lo fa per un motivo, chi per un altro.

2018-2024: momento di svolta

Nel 2024 la sensazione quella di trovarci in un momento di svolta, in quel punto di un percorso di consapevolezza dove la corsa verso una certa direzione inizia ad accelerare. Forse nei libri di storia del futuro ne parleranno in questi termini. Negli ultimi anni le evidenze scientifiche sono decisamente chiare sul fatto che l’alimentazione vegetale sia più “sana” di quella onnivora, anche di una dieta onnivora sana. Eppure solo una piccola parte delle persone che ognuno di noi conosce è vegana almeno da qualche anno. Pensiamoci. Eppure ci sono linee guida di società scientifiche – come vedremo – su come passare a un’alimentazione completamente vegetale, anche già dallo svezzamento oppure a seguito di patologie croniche come il diabete o di eventi come un infarto o un tumore. Già dal 2016 la prestigiosa rivista medica The Lancet, forse la più nota al mondo per l’ambito della sanità pubblica, ha lanciato una nuova rivista: The Lancet Planetary Health, che si occupa di salute del pianeta, anche dal punto di vista dell’alimentazione. In meno di dieci anni si nota chiaramente che si parla sempre di più di alimentazione sostenibile e sana. Un punto di riferimento è stata la EAT-Lancet Commission on Food, Planet and Health, lanciata il 16 gennaio 2019. Il rapporto della commissione dal titolo Food in the Antropocene ha identificato la prima dieta globale per persone sane su un pianeta sostenibile. La dieta della salute planetaria si basa su obiettivi scientifici per nutrire una popolazione in crescita di quasi 10 miliardi entro il 2050 senza alcun costo per la Terra. Ambiziosissimo. Scritto da un gruppo di esperti leader a livello mondiale, il rapporto è stato impostato fin dalla pubblicazione per avere un’influenza significativa sulle linee guida sanitarie nazionali, sulla politica, sulle strategie aziendali e, in definitiva, su ciò che mettiamo nei nostri piatti. La risposta globale, tuttavia, ha contribuito a espandere l’impatto a livelli senza precedenti per una Commissione Lancet. In totale, il rapporto ha generato più di 5.800 articoli sui media in 118 paesi, è stato scaricato dal sito web di The Lancet più di 28.000 volte nei primi sei mesi e il rapporto di sintesi redatto da EAT è stato consultato 100.000 volte.

Social & TV

Oggi i food blogger vegetali contano milioni di seguaci sui social network – pensiamo al caso unico di Cucina Botanica – e iniziano a nascere i primi servizi “evidence based” come Planter, di cui racconteremo, che propongono un piano alimentare giornaliero bilanciato a seconda delle caratteristiche della persona.

Persino una realtà come Netflix ha deciso di produrre un documentario intorno a uno studio scientifico (!) pubblicato su JAMA, una delle riviste scientifiche più importanti del mondo, che per la prima volta ha paragonato una dieta vegetale a una dieta onnivora più sana possibile testandole su coppie di gemelli, che sono stati sottoposti ad analisi ed esami medici prima e dopo il cambio di alimentazione. In soli due mesi chi aveva seguito una dieta vegetale stava meglio da tutti i punti di vista esaminati.

La prova di un mercato che cambia è nel fatto che alcuni brand “storici” stanno introducendo la versione vegetale dei loro prodotti. Un caso è il philadelphia vegetale lanciato da poco in Italia. Ma basta un giro nei supermercati per constatare che sono sempre di più le alternative al latte vaccino, i formaggi di soia, le tipologie di tofu e tempeh a basso prezzo. Emergono infine sempre di più anche le “alternative alla carne”, anche se su questo aspetto è bene fare chiarezza. Un conto è la carne sintetica, ossia prodotti vegetali costruiti in modo che ricordino la carne per sapore e consistenza, altra cosa è la carne coltivata (vietata in Italia). “Coltivata” nel senso che viene prodotta artificialmente a partire da colture cellulari o da tessuti derivanti da animali vertebrati.

Quello che stiamo vivendo oggi è una corsa all’uso dell’etichetta “veg”, “vegetale”. Le evidenze scientifiche emerse negli ultimi anni ci dicono in maniera inequivocabile che una dieta a base vegetale è migliore per la nostra salute rispetto a una dieta che predilige alimenti di origine animale. Purché si tratti di un regime alimentare davvero ben bilanciato e che utilizza prodotti non eccessivamente trasformati.

Per approfondire. 

Mangiare vegetale è meglio. Ecco cosa dicono sei anni di studi scientifici

Che cosa rende gli alimenti di origine vegetale più “sani”? Seconda puntata dell’inchiesta

Dieta vegana e dieta onnivora. Inchiesta su cibo e scienza, puntata 1