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Di cosa vive Disney? In un grafico

Come previsto Disney ha annunciato di aver iniziato formalmente l’acquisizione della partecipazione di Comcast della società di streaming di film e serie tv Hulu, di cui possiede già il 66 per cento. Sia Disney che Comcast hanno concordato un processo di valutazione che valuterà il valore equo del patrimonio netto di Hulu al 30 settembre. Se la partecipazione di Comcast viene determinata “superiore al valore minimo garantito”, Disney dovrà pagare a Comcast la differenza.  Diciamo che Disney sta pagando più di 8 miliardi di dollari per la partecipazione di Comcast in Hulu. E con questa operazione aumenta la sua offerta di contenuti per la tv in streaming. Diventata una delle più grandi società di media  del mondo, la moderna Disney appare ovviamente diversa da come era nel 1923.  Prima di entrare nella strategia di questa scelta chiediamoci.

Di cosa vive Disney?

Un po’ di storia. E’ passato un secolo dalla nascita della società che ha dato i natali a Topolino, Paperino e a tutti i personaggi che hanno accompagnato ragazze e ragazzi di molte generazioni.  I fondatori erano Walt e il fratello maggiore Roy Disney e dalla loro accoppiata  è nato il nome della società che sarebbe poi diventata The Walt Disney Company.

Oggi il marchio Walt Disney si è evoluto enormemente sia dal punto di vista societario – è una delle piattaforme di streaming di contenuti presente sulle smart tv – sia per le storie che vengono raccontate, adottando ad esempio la Pixar di Toy Story e Cars. Qui sotto trovate un grafico di Chartz che rappresenta bene le fonti di ricavo del colosso dell’intrattenimento.

In Borsa da febbraio , le azioni Disney sono crollate da oltre 113 dollari a circa 80 dollari, toccando il livello più basso degli ultimi dieci anni. All’inizio del 2021, dopo che Disney aveva registrato diversi trimestri di crescita vertiginosa delle iscrizioni al suo servizio di streaming di punta Disney+, le sue azioni erano scambiate a circa 200 dollari.

Fondamentalmente il business di Disney continua a essere quello di creare contenuti e personaggi per il mondo dell’intrattenimento. Negli ultimi anni ha provato  a scalare il suo pubblico passando da Topolino alla Marvel e da Fantasia alle Fox con l’obiettivo di conquistare nuove tipologie di consumatori.

Come si vede analizzando i bilanci dal 1955  la maggior parte dei suoi soldi sono arrivati da parchi a tema e contenuti televisivi e cinematografici sempre popolari. Come si vede nel 19060 da Disneyland e dalle attrazioni fisiche arrivavano 18 milioni di dollari, dal  noleggio di film e entrate televisive altri 18,4 milioni di dollari e 5 milioni di dollari , rispettivamente. Sessant’anni dopo il business è diventato miliardario ma i rapporti non sono cambiati.

Ultimamente Disney è stata alle prese con gli scioperi di Hollywood che hanno bloccato la produzione televisiva e cinematografica, con una battaglia di alto profilo sulle tariffe con il grande operatore via cavo Charter Communications e con la prospettiva di perdite sostenute nelle sue attività televisive e di streaming. La principale preoccupazione arriva proprio dai servizi in streaming che come abbiamo raccontato non sono oggetto a livello globale di un ripensamento. Che vuole dire rincari e una nuova rimodulazione dell’offerta. In risposta a una maggiore concorrenza e alla crisi del botteghino iniziata durante il Covid-19.

E in Italia?  Come preannunciato, dal primo novembre Disney+ che è il loro servizio di streamung ha lanciato il piano di abbonamento con la pubblicità.  E’ stato anche introdotto un piano Premium: l’unico disponibile in 4K.

Per avere un quadro. Il piano Standard con la pubblicità costa 5,99 euro al mese. Quello Standard senza pubblicità costa  8,99 euro al mese. Il piano Premium (senza pubblicità) invece è di  11,99 euro al mese o 119,90 euro all’anno (il risparmio è di 23,98 euro). È l’unico piano che permette di vedere contenuti fino a una risoluzione di 4K UHD con HDR.

Per approfondire. 

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