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economia

Il 2022 in cinque grafici, ottomila battute (circa) e due numeri

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, l’aumento dei prezzi del gas, l’inflazione a doppia cifra e poi il contagio delle criptovalute e gli effetti prolungati della pandemia e molto altro. Il 2022 è stato un anno più complicato di altri, forse per quanto ci riguarda il più incerto di sempre.  Volendo scegliere tre attributi potremmo definirlo novecentesco nel suo profilo più cupo con la guerra in Ucraina che ha evocato spettri da Seconda guerra mondiale. Egoista nel suo essere scientemente ancorato al breve periodo, pensiamo in concreto a quanto non viene fatto per limitare il riscaldamento globale. E spaventato nella suo essersi scoperto vittima di eventi inattesi come è stato e continua a essere il Covid. Da questi tre aggettivi che sono anche un giudizio ecco cinque grafici che riassumono quello che dobbiamo ricordare dell’anno che sta per chiudersi.

Le sanzioni, l’Ucraina e il mondo contro Putin

Il primo grafico in realtà è una tabella. La prendiamo in prestito da Statista e riporta le nazioni che hanno sanzionato l’invasione Russa dell’Ucraina nel febbraio scorso. Qui su Infodata trovate la dichiarazione di condanna all’Onu contro Putin. Sono passati 11 mesi e ancora di combatte. Nonostante le sanzioni, nonostante le armi, nonostante quello che pensano tutti sull’utilità della guerra.

La guerra,  l’elettricità e il caso Italia.

Il secondo grafico lo prendiamo in prestito dall’Economist. L’Italia è quella in alto a destra è il prezzo al consumo dell’elettricità schizzato nel nostro Paese ai massimo storici. Come sappiamo prima della guerra la Russia forniva il 40-50% delle importazioni di gas naturale dell’Ue . Ad agosto Putin ha chiuso i rubinetti di un grosso oleodotto diretto in Europa. I prezzi del carburante sono aumentati, comprimendo le economie degli alleati dell’Ucraina. Finora, l’Europa ha resistito bene a questo shock, accumulando abbastanza gas per riempire i siti di stoccaggio. Ma l’aumento dei costi energetici all’ingrosso ha ancora raggiunto molti consumatori. Anche se i prezzi del carburante sul mercato sono diminuiti rispetto ai picchi, i costi reali medi residenziali del gas e dell’elettricità in Europa sono del 144% e del 78% superiori alle cifre per il periodo 2000-19.

Come ricordiamo su Infodata dall’inizio della guerra l’Europa si era preso l’impegno  di ridurre i consumi di gas del 15% nel periodo compreso tra l’agosto 2022 e il marzo del prossimo anno. Ad oggi il vecchio continente ha ridotto i consumi di gas del 20%, l’Italia invece ha quasi raggiunto l’obiettivo. Dopo mesi di intense trattative, i ministri dell’Energia hanno fissato un price cap per il gas a quota 180 euro per megawattora, in vigore dal prossimo febbraio e ben più basso dei 275 euro proposti a novembre dalla Commissione europea. Qui su Infodata spieghiamo bene cosa è la povertà energetica.

 

La fiducia, l’inflazione e il calo dei consumi

Si dice che l’Italia abbia retto meglio degli altri, che i consumi non sono diminuiti e che i ristoranti a Natale sono pieni. In realtà quando fai i calcoli ti accorgi che i dati e il benessere percepito vanno analizzati con cura. Per esempio, l’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +8,1%. Vuole dire che 100 euro ne valgono 88 euro circa. Nonostante la crescita dell’inflazione, il caro energia e il boom dei prezzi delle materie, la crescita economica italiana e quindi la nostra ricchezza è stata Nonostante la crescita dell’inflazione, il caro energia e il boom dei prezzi delle materie, la crescita della nostra economia e quindi la nostra ricchezza globale misurata dal Pil è stata superiore  rispetto a quella registrata da Francia e Germania (+3,9% nel 2022).  Quando i prezzi inizieranno a calare allora cominceremo a sentire gli effetti della recessione perché il calo dei consumi avrà cominciato ad avere i primi effetti sui prezzi. In pratica, la recessione sarà percepita. Qui su Infodata abbiamo creato un calcolatore sulla base dei dati di Istat per calcolare quanto siamo lontani dalla soglia di povertà.

 

La recessione, il Pil e la ricchezza nel mondo. 

I ricercatori del Centre for Economics and Business Research (Cebr) stimano che il Pil mondiale ammonterà a 102 trilioni per il 2022 nel suo complesso e raddoppierà all’incirca a 206 trilioni nel 2037. L’impatto della guerra e delle sanzioni sulla Russia sotto il profilo del ranking mondiale si farà sentire però solo tra due anni, vuole dire che l’anno prossimo perderà il 3% del Pil e scenderà al quattordicesimo entro il 2037. Quanto a noi.  l’Italia nel 2022 ha un Pil pro capite stimato di 51.062 dollari a parità di potere di acquisto. Una contrazione del Pil del 9,0% nel 2020 è stata seguita da un’espansione del 6,6% nel 2021 e da una previsione del 3,2% nel 2022, il che significa che l’economia italiana si è ripresa ai livelli pre-pandemia. Qui su Info Data abbiamo raccolto numeri e previsioni per il 2023.

Otto miliardi di persone sulla Terra, tremila superricchi e le nuove povertà

 

La ricchezza prodotta nel 2022 come negli anni passati non è equamente distribuita. Anzi, dopo due anni di Covid le disuguglianze sono aumentate, come anche peraltro gli abitanti della Terra. A novembre 2022  la popolazione mondiale ha raggiunto quota 8 miliardi di persone. La stima è dell’Onu e come riporta Axios che ha realizzato l’infografica. Quella a cui stiamo assistendo è una crescita senza precedenti dovuta al graduale aumento della durata della vita umana grazie ai miglioramenti nella salute pubblica, nell’alimentazione, nell’igiene personale e nella medicina. Viviamo di più quindi ma in condizioni molto diverse. Partiamo da un dato comunicato poco più di un anno fa nel rapporto Oxfam. Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia. Dodici mesi dopo i tremila uomini più ricchi del mondo valgono quasi 11,8 trilioni di dollari , pari a circa l’ 11,8% del Pil globale. Ma alcuni di loro hanno perso dei patrimoni a sei zeri come per esempio parte del Big tech Usa che nella seconda parte del 2022 ha cominciato ad affrontare una crisi finanziaria che l’ha indotta a ridimensionare i propri progetti lasciando a casa migliaia di persone. Un esempio? Nel 2022 in cima alla classifica dei più ricchi del mondo – questa volta il dato è Bloomberg – non c’è più Elon Musk. Il fondatore di Tesla  secondo il Bloomberg Billionaires Index non è più l’uomo più ricco del mondo. Da gennaio si è ‘impoverito’ di 100 miliardi di dollari arrivando a valere 168,5 miliardi e vedendosi strappare lo scettro di paperone mondiale da Bernard Arnault.

E ora due numeri che segnano due delle sfide più drammatiche che affronteremo nel 2023.

617.466

Quanti medici ci sono in Italia? E quanti ne servono. La sanità pubblica rischia di esplodere. Il Ministero della Salute ha pubblicato i dati relativi al 2020 sul personale sanitario che lavora nelle strutture pubbliche e private, sia ospedali che strutture di ricovero, pubbliche e private, all’interno dell’Annuario Statistico 2022.  Come abbiamo raccontato qui e come ha rilevato alcuni giorni fa Agenas  nell’anno 2020 il personale dipendente del SSN ammontava a 617.466 unità. Il dato rilevante è che al 31.12.2020 il personale del Servizio Sanitario Nazionale risulta aumentato di 13.610 unità, cioè solo del 2,3% rispetto all’anno precedente.  Cosa vuole dire? Come si legge nell’ultimo rapporto Meridiano Sanità realizzato da The European House la sanità pubblica non sarà sostenibile se non ci saranno interventi di correzione rispetto alle attuali dinamiche socio sanitarie. Mentre assistiamo a una fuga di giovani medici, con interi reparti in stato di emergenza e una offerta di servizi sanitari da parte del sistema sanitario pubblico al collasso l’investimento in salute in valore assoluto resta tra i più bassi d’Europa. Detto altrimenti, nei prossimi 30 anni abbiamo bisogno di 140mila infermieri in più, oltre 54mila medici ospedalieri e 22mila medici di medicina generale.  Tenendo conto del debito pubblico che si è accumulato negli anni e dell’inverno demografico che stiamo iniziando a vivere chi pagherà gli stipendi ai nuovi medici?

Il secondo numero infatti è connesso con il primo.

5,4

Pochi bambini e tanti anziani. L’invecchiamento della popolazione italiana è ancora più evidente nel confronto con i censimenti passati. Nel 2021 per ogni bambino si contano 5,4 anziani contro meno di un anziano per ogni bambino del 1951 (3,8 nel 2011). L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è notevolmente aumentato e continua a crescere, da 33,5% del 1951 a 187,6% del 2021 (148,7% nel 2001). Quanti siamo in Italia? La popolazione censita in Italia al 31 dicembre 2021 ammonta a 59.030.133 residenti, in calo dello 0,3% rispetto al 2020 (-206.080 individui). Il decremento di popolazione interessa soprattutto il Centro Italia (-0,5%) e l’Italia settentrionale (-0,4% sia per il Nord ovest che per il Nord est), è più contenuto nell’Italia meridionale (-0,2%) e risulta minimo nelle Isole (appena 3mila unità in meno). Detto altrimenti, siamo sempre in meno e sempre più vecchi. La tendenza è confermata anche per il 2022 e sembra inarrestabile: secondo l’istituto di statistica, dal 2008 le nascite sono diminuite di 176.410 unità (-30,6%). Secondo i dati provvisori di gennaio-settembre le nascite sono circa 6 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2021. Il numero medio di figli per donna, per il complesso delle residenti, risale lievemente a 1,25 rispetto al 2020 (1,24). Negli anni 2008-2010 era a 1,44.