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economia

Quanto costa di più una bibita gassata a Milano? E un paio di scarpe ad Avellino? Scopri perché l’inflazione non è uguale per tutti

L’inflazione italiana, balzata a maggio del 6,8%, torna a livelli che un’intera generazione non ha mai conosciuto, facendo purtroppo riapparire parole antiche quali “carovita”, che sono rimaste seppellite per anni negli archivi dei giornali.

Sappiamo già, anche solo perché ci siamo accorti dalle bollette del gas e della luce o quando facciamo il pieno all’automobile, che la componente energetica è quella che ha contribuito maggiormente all’aumento delle spese familiari.

Sono anche caldi i prezzi dei servizi di trasporto e quelle connesse ai veicoli, i costi degli hotel e dei servizi di alloggio e quelli per lo svago, il divertimento e la cultura. Tutti questi hanno superato abbondantemente il +10% rispetto all’anno scorso.

Poi, come sempre, ci sono beni in controtendenza, vuoi perché erano già aumentati in precedenza oppure perché seguono in naturale declino storico: elettronica di consumo, computer, fotocamere e cellulari. E anche qualche sorpresa, come l’istruzione universitaria.

Questo il quadro generale. Ma cosa succede nelle singole province? Istat rilascia anche i dati relativi all’inflazione nei diversi territori. Abbiamo provato a fare un calcolo, immaginando di aver speso l’anno scorso 100€ in un prodotto o servizio e di volere rifare l’acquisto dodici mesi dopo. Quando dovremmo sborsare oggi? Dipende, appunto, da dove si abita.

Facciamo dunque degli esempi di prodotti concreti, con l’accortezza che ci riferiamo sempre al dato della categoria generale. Un paio di scarpe, ad Avellino, le pagheremmo il 5,6% in più; a Cagliari, invece, il 6,4% in meno. E ancora: una bibita gassata a Caltanissetta è aumentata dell’8,9%, mentre a La Spezia solo del 2,2%. Un innaffiatoio per il giardino? A Imperia ha subito aumenti per l’8,5%, a Cremona, invece, è sceso del 2,5%.

Milano è ultima per inflazione dei prodotti alimentari: il cibo ha registrato “solo” +4,8%, mentre, per fare un paragone con un’altra grande città, a Palermo invece +10,2%. Se invece si tratta di mangiare fuori, a Campobasso l’inflazione quasi non si è sentita: +1,2%, mentre a Verona ha raggiunto il +8,7%.

Una notte in hotel a Torino costa ben oltre il 40% in più, mentre a Venezia il risultato finale è negativo (-17,5%; va detto tuttavia che il dato di maggio 2021 era dichiarato come non accuratamente rilevato da Istat). Affittare casa invece a Gorizia costa il 6,8% in più rispetto a dodici mesi fa, mentre a Pescara le locazioni sono addirittura scese dell’1,8%.

Per lasciarvi fare tutte i confronti che desiderate, abbiamo creato l’infografica interattiva sottostante. Basta cambiare la tipologia di bene e individuare il focus sulla provincia di interesse per vedere tutti i dati relativi.

Per osservare in dettaglio gli andamenti di una sola provincia e confrontarli con quelli nazionali, potete vedere – e interagire – con questo cruscotto.

Nota: in alcuni casi i dati potrebbero differire da quelli pubblicati come variazioni tendenziali da Istat. Per costruire questi grafici abbiamo dovuto concatenare i valori prendendo come base maggio 2021 e dunque non abbiamo potuto tenere conto di eventuali arrotondamenti.

Insomma, il carovita morde i portafogli degli italiani, ma non per tutti i beni e non ovunque allo stesso modo. Non sarà conveniente attraversare lo stivale per fare shopping, ma almeno sappiate che se a Bolzano l’inflazione ha raggiunto il 9,1%, a Cuneo ed Ancona si è fermata al 5,6%. E che qualcuno, dunque, la sta subendo più di altri.