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finanza

L’esercito dei “collaboratori” guadagna (in media) sempre di meno

L’esercito dei “collaboratori” non appartenenti ad alcun albo professionale e quindi iscritti alla Gestione Separata INPS, è sempre più nutrito, eppure si guadagna in media sempre di meno, con redditi annui molto bassi: 15.537 euro annui i professionisti e 23.720 euro annui i collaboratori. Certo: non tutti guadagnano poco. A dichiarare i redditi più bassi sono i mono-committenti e le donne. Il 47,7 % dei collaboratori risulta essere esclusivo e mono-committente, con un reddito medio annuo inferiore a 20.000 euro. In tutto questo, gli uomini dichiarano quasi il doppio rispetto alle colleghe donne. Lo evidenza l’ultimo rapporto dell’Osservatorio sui lavoratori parasubordinati di INPS (aprile 2022).

Nel complesso, se si confrontano i collaboratori e i professionisti per reddito, emerge che mentre per i collaboratori, fino al 2020 si registra una continua crescita del reddito medio (segno che i provvedimenti hanno investito soprattutto i collaboratori con redditi bassi), mentre per i professionisti, al contrario, si registra una lieve riduzione del reddito medio fino al 2017, una lieve ripresa nel 2018 e nel 2019 e una consistente diminuzione nel 2020, con buona probabilità ascrivibile agli effetti della pandemia. Queste variazioni sono da legare, oltre che a dinamiche del mercato del lavoro, anche a interventi del legislatore: la riforma Fornero (l. 92/2012) e successivamente il Jobs Act (decreto legislativo n. 81 del 2015). Il 15% dei professionisti e il 20% dei collaboratori ha meno di 29 anni, il 72% e il 66%, rispettivamente, fra 30 e 59 anni.

Anche all’interno di questi redditi bassi, i collaboratori uomini dichiarano quasi il doppio rispetto alle colleghe donne. Gli amministratori uomini guadagnano 35 mila euro annui, le donne 26 mila, i collaboratori di giornale (non giornalisti) 12 mila euro mentre le donne 6 mila euro, i partecipanti a collegi o commissioni 9.400 euro, le donne 7.800 euro, chi lavora in enti locali 14 mila euro mentre le donne 12 mila euro, fra i collaboratori a progetto 14 mila euro mentre le donne 7 mila euro.

Chi sono davvero i “parasubordinati”?

Per chiarire: fra i lavoratori parasubordinati, INPS definisce Professionisti coloro i quali esercitano per professione abituale, anche se in modo non esclusivo, un’attività di lavoro autonomo (per esempio con partita iva oppure senza se il reddito annuo è molto basso); i Collaboratori sono invece coloro la cui attività è di collaborazione coordinata e continuativa, ove il versamento dei contributi è effettuato dal committente.
I collaboratori rappresentano un aggregato molto eterogeneo: oltre alle collaborazioni coordinate e continuative, con o senza progetto, troviamo anche le attività di amministratore, sindaco, revisore di società ed enti con o senza personalità giuridica, collaborazione a giornali, riviste, enciclopedie e simili, dottorati di ricerca, attività di vendita a domicilio.
È necessario differenziare fra chi svolge l’attività come unico lavoro e chi come secondo lavoro. Si parla di “esclusivi” per indicare i lavoratori parasubordinati – siano essi professionisti o collaboratori – che sono iscritti in via esclusiva alla gestione e svolgono quindi unicamente attività di lavoro parasubordinato. Sono invece definiti “concorrenti” tutti gli altri, per i quali l’attività di collaborazione concorre alla formazione del reddito, avendo un altro reddito (da lavoro o da pensione). La quota dei concorrenti, tra i collaboratori, è cresciuta in maniera significativa, passando dal 41,5% nel 2015 al 48,1% nel 2020. Tra i professionisti invece, la percentuale dei concorrenti è diminuita: dal 26,7% nel 2015 al 22,6% nel 2020. Inoltre, va precisato che nel computo dei professionisti concorrenti è incluso anche chi ha forme obbligatorie di previdenza gestite dalle rispettive casse professionali (quelle che rientrano in Adepp) ma che sono tenuti a versare contributi alla Gestione Separata per i redditi derivanti da attività professionali diverse da quelle inerenti la propria cassa.

I mono-committenti sono i più poveri

Il numero di committenti è un indicatore importante. I monocommittenti sono quelli che guadagnano meno e il trend che si riscontra è: più committenti hai, più guadagni, come accade fra le attività libero professionali vere e proprie e ben avviate. La metà dei collaboratori risulta essere tuttavia esclusivo e mono-committente, con un reddito medio annuo inferiore a 20.000 euro. Il reddito fra gli esclusivi con tre o più committenti è intorno ai 53 mila euro, in linea con i redditi dei liberi professionisti iscritti ad albo professionale (avvocati, medici, giornalisti, psicologi…). Chi ha due committenti ha un reddito medio intorno ai 32 mila euro annui. Il gap è dunque fra chi pur dovendo vivere da professionista, non può davvero vivere da professionista, essendo legato a un unico committente. Il reddito di questo gruppo di esclusivi è di 19 mila euro annui.

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