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cronaca

Occupazione, politica ed esitazione vaccinale. Cosa dicono i sondaggi?

Nella terza parte di questa serie dedicata all’esitazione vaccinale verifichiamo se esiste un qualche legame fra la propensione a vaccinarsi e un’altra variabile economica, ovvero il tasso di occupazione. Si tratta di un indicatore che misura quante persone (in questo caso fra 15 e 64 anni) hanno un lavoro.

Nelle zone più in difficoltà in termini occupazionali le persone tendono a vaccinarsi meno o di più? Data la grande differenza in termini lavorativi fra nord e sud Italia, se così fosse dovremmo vedere differenze importanti nei tassi di vaccinazione fra le due aree. Eppure la propensione a vaccinarsi non sembra avere una particolare direzione geografica.

Anzi la provincia autonoma di Bolzano, unica in Italia dove ha un impiego oltre il 70% della popolazione, risulta invece la meno vaccinata del paese. Qualcosa di simile, anche se meno estremo, vale anche per Valle d’Aosta e Friuli-Venezia Giulia, altre aree dove il tasso di occupazione è fra i più alti d’Italia ma che allo stesso tempo appaiono fra le meno vaccinate. Allo stesso tempo troviamo invece tre regioni del sud, Sicilia, Calabria e Campania, dove a lavorare è appena un filo più del 40% delle persone e anche la propensione a vaccinarsi risulta piuttosto bassa. (Il tasso di occupazione è progettato per tenere in conto anche la presenza del lavoro in nero, più diffuso nel meridione). C’è poi anche la Toscana, area più vaccinata d’Italia e insieme con un’ampia partecipazione della popolazione al mercato del lavoro.

Data questa variabilità di risultati, non sembra esserci quindi alcun legame particolare fra lavoro e vaccini.

 

 

Come avevamo anticipato in un articolo precedente, quanto a propensione a vaccinarsi è invece l’appartenenza politica che sembra rappresentare un importante punto di spaccatura. Un sondaggio Ipsos pubblicato durante le prime fasi della campagna vaccinale, il 20 marzo 2021, mostrava che il 76% degli elettori del PD o di altre lista di centrosinistra diceva che “lo ha già fatto o lo farà sicuramente non appena possibile”, contro la metà o anche meno di chi vota Lega, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia, è indeciso o non vota. Viceversa, elettori ed elettrici di quest’ultimo partito sono anche quelli che più spesso dicono che sicuramente non si vaccineranno: sono il 18% del totale contro il 12 e l’11% di Lega e Movimento 5 Stelle, e 5% di PD e altre liste di centrosinistra.

Un 15% che ancora non sapeva come comportarsi appariva invece fra gli indecisi o i non votanti, che comunque rappresentano una fetta tutt’altro che trascurabile della popolazione italiana. Per dare un’idea, alle ultime elezioni politiche l’affluenza è stata del 73% il che vuol dire che i non votanti sono stati oltre 12 milioni e mezzo: più di tutti quelli che hanno votato il partito arrivato primo.

Un altro sondaggio Ipsos pubblicato poco più avanti, il 6 aprile 2021, mostrava una divisione delle persone in alcuni gruppi piuttosto ben definiti: da un lato chi il vaccino l’aveva fatto, che dalla rilevazione risultava essere il 14% della popolazione maggiorenne, un altro 51% che l’avrebbe fatto sicuramente non appena possibile, un 20% ancora incerto e infine un 8% che, dice, sicuramente non l’avrebbe fatto. Rispetto alle rilevazioni precedenti la fetta dei più contrari non era cambiata in moltissimo: troviamo una leggera riduzione ma considerato il margine di errore di queste rilevazioni una variazione di un punto o due non è particolarmente significativa.

La tendenza generale comunque è stata di un’erosione del gruppo degli indecisi (e forse appunto anche di quello dei più contrari, anche se in misura molto minore), che con l’avanzare della campagna hanno poi deciso in larghissima parte di vaccinarsi. Per esempio chi diceva di non essere sicuro o di voler aspettare è passato nel giro di due settimane dal 28 al 20% di intervistati e intervistate.

Due mesi dopo, il 31 maggio 2021, Demopolis pubblica un’altra rilevazione in cui viene chiesto a un campione rappresentativo delle persone maggiorenni come mai non si erano ancora vaccinate. Al netto di coloro per cui non era ancora arrivato il turno, le risposte più citate parlano di una mancanza di fiducia e di timori per gli effetti collaterali (25%), non aver voluto fare Astrazeneca (20%), che era finito sotto stretta stretta osservazione per alcuni possibili effetti avversi, perché sostenevano che i contagi erano diminuiti e vaccinarsi non era più necessario (18%), e infine un altro 7% che parlava di difficoltà con le prenotazioni.

Quest’ultimo è un altro punto importante nel breve periodo, perché naturalmente non basta volersi vaccinare: bisogna anche essere in grado di poterlo fare attraverso una procedura efficiente organizzata dall’amministrazione pubblica. A un anno dall’inizio della campagna vaccinale, comunque, possiamo ormai dare per scontato che voleva vaccinarsi ha potuto farlo.

L’ampiezza del gruppo di persone che erano rimaste molto contrarie al vaccino, anche mesi dopo l’inizio della campagna, viene confermata in linea di massima da un’altra rilevazione pubblicata da Demoskopea il 25 giugno 2021. Di nuovo si tratta dell’8% della popolazione che si dice “per niente favorevole” alla vaccinazione anti COVID-19, con un altro 4% invece “poco favorevole”. Quanto viene chiesto qual è la loro posizione, il 9% dice che pensa di non vaccinarsi.

Anche in questo caso emerge lo spostamento delle persone dal gruppo degli indecisi ai favorevoli, per quanto con gradi diversi di entusiasmo, mentre i più contrari sembrano essere rimasti grosso modo gli stessi.

Un ultimo spunto importante di questa analisi riguarda alcune affermazioni relative ai vaccini, a proposito delle quali è stato chiesto alle persone se fossero d’accordo o meno. In una scala da 1 a 5, con 5 che indicava massimo accordo, la frase “spero che lo facciano in tanti” ha avuto un risultato di 4,04. “È indispensabile per tornare alla vita normale” era a 3,93; “è stata una fortuna che sia stato realizzato in poco tempo” a 3,62; “nutro dubbi sulla sicurezza” a 3,06; “nutro dubbi sull’efficacia” a 2,84; “eviterei di farlo fare ai giovani” a 2,75 mentre “è perfetto solo per gli over 50” la meno apprezzata a 2,37.