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cronaca

Cosa hanno in comune Napoli, Milano e Monza Brianza?

I dati sul consumo di suolo 2020 elaborati dall’ultimo rapporto del Sistema Nazionale di Protezione dell’Ambiente (SNPA) consentono di ricostruire in dettaglio anche la situazione a livello provinciale, e mostrano che Monza e Brianza è l’area con il maggior consumo di suolo. Circa il 41% del territorio provinciale è infatti stato coperto artificialmente, con una crescita di 27 ettari rispetto al 2019.

Altre province a consumo elevato, sopra il 20%, sono Napoli (34%), Milano (32%), Trieste (21%) e Varese (21%), mentre poco sotto quel valore troviamo Padova (19%) e Treviso (17%). Sempre rispetto al 2019 la maggiore crescita, in termini percentuali, c’è stata a Cagliari e Novara (rispettivamente +0,9 e +0,8%). Nell’altro senso sono invece 45 le province sotto la media nazionale, e 8 al di sotto della soglia del 3% di suolo consumato sul totale: Sud Sardegna, Belluno, Vebano-Cusio-Ossola (tutte al 2,8%), Bolzano e Matera (2,7%), Sondrio (2,6%), Nuoro (2,3%) e infine Aosta (2,1%).

In termini assoluti “il record per l’ultimo anno è di Roma con 271 ettari di nuovo suolo artificiale, seguita da Brescia (+214), Vicenza (+172) e Verona (+166). Crescite significative, comprese tra 120 e 160 ettari nell’ultimo anno, si riscontrano anche a Torino, Padova, Bari, Sassari e Lecce. Le province di Gorizia, Imperia e Trieste sono quelle, viceversa, dove la crescita percentuale netta è stata minore”.

La provincia di Roma si conferma come quella con la maggior superficie di suolo consumato, con quasi 70mila ettari, a cui se ne sono aggiunti 271 nell’ultimo anno. Segue Torino (circa 58.075 ettari), con un incremento di 162 ettari, mentre Milano si avvicina alla soglia dei 50.000 ettari (94 in più nell’ultimo anno), così come Brescia con una superficie consumata di poco inferiore e una crescita di 214 ettari nel 2020 (seconda provincia dopo Roma). Verona (+166 ettari), Treviso (+100 ettari) e Napoli (+66 ettari) hanno valori compresi tra i 40.000 e i 45.000 ettari. Più di un quinto (il 22%, oltre 4.600 chilometri quadrati) del suolo artificiale in Italia nel 2020, è concentrato nel territorio amministrato dalle 14 città metropolitane. Le province di Padova, Lecce e Salerno rimangono invece poco sotto i 40.000 ettari di suolo consumato.

Oltre alle grandi aree metropolitane, a presentare la maggiore densità di consumo di suolo sono generalmente le province della pianura Emiliana-Lombardo-Veneta, dove i valori tendono a essere maggiori della media nazionale. Lo stesso succede in diverse province della costa adriatica, Roma, nella Campania settentrionale, Puglia meridionale e in Sicilia.

Negli anni che sono andati dal 2006 al 2012 la provincia di Roma ha visto un livello di consumo di suolo molto elevato, che poi si è ridotto circa fino al 2017 e da lì è tornato a risalire.

Un punto particolarmente importante riguarda l’edificazione in aree a rischio, che sia per il pericolo di alluvioni, frane o terremoti. Nel primo caso per esempio il rapporto mostra che il suolo consumato nelle aree a pericolosità idraulica è pari al 9,3% delle aree a pericolosità media, e al 6,3% di quelle a pericolosità elevata. “La Regione con la percentuale maggiore di suolo consumato in aree a pericolosità idraulica è la Liguria, in cui, per i tre scenari di pericolosità si raggiunge un valore pari al 23% nelle aree ad alta pericolosità con una punta del 33% nelle aree a bassa pericolosità. Per le altre regioni i valori nelle aree a pericolosità media superano il 9% in Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania e Sicilia”.

Soltanto lo scorso anno, a livello nazionale 767 ettari sono stati edificati in aree a pericolosità media di alluvione, e 231 a pericolosità elevata. Questi ultimi sono ripartiti in particolare in Veneto e Emilia-Romagna, con una certa quota però anche in Lombardia, Toscana e Sicilia.

Per quanto riguarda le frane, il 4% dei territori a rischio è occupato da superfici artificiali, “con valori più elevati per aree a media (5%) e a moderata (5,7%) pericolosità. La fascia a media pericolosità è la classe con la percentuale maggiore di suolo consumato in Lombardia (16,2%), Piemonte (15,5%) e in Friuli-Venezia Giulia (12,9%); anche nella fascia a moderata pericolosità in alcune regioni il suolo consumato supera il 10% della superficie, come in Campania (10,9%) e in Calabria (10,2%)”.

Anche in questo caso soltanto fra il 2019 e il 2020 285 ettari di nuovo suolo consumato si sono concentrati in aree a rischio frana, con 20 ettari in particolare in aree dove il pericolo è massimo.

Dal punto di vista sismico, infine, “è consumato con una percentuale del 7% e nelle aree a pericolosità molto alta del 4,6% per un totale di 817.645 ettari di superficie consumata (raggiungendo il 38% del totale delle aree artificiali italiane), cresciuti di ulteriori 1.852 ettari rispetto al 2019. A livello regionale, Lombardia, Veneto e Campania presentano i valori più elevati di suolo consumato in aree a pericolosità sismica alta (rispettivamente con 13,4%, 12,2% e 10,5%), mentre Campania, Calabria e Sicilia hanno le percentuali di suolo consumato più elevate nelle aree a pericolosità sismica molto alta (rispettivamente con 6,9%, 5,8% e 5,9%).

Confrontando i dati del 2020 con quelli del 2019, si può notare una differenza sostanziale tra l’incremento percentuale di suolo consumato in aree a pericolosità sismica alta e molto alta, rispettivamente con lo 0,23% (corrispondente a una crescita di 1.688 ettari) e con lo 0,19% (+164 ettari). Più nello specifico, l’incremento percentuale più elevato per la pericolosità sismica alta è stato registrato in Lombardia, Veneto, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia (con 0,64% per la Lombardia, circa 0,40% per il Veneto, 0,35% per la Puglia e circa 0,30% per le altre regioni); mentre l’incremento percentuale per la pericolosità sismica molto alta si attesta sotto allo 0,85% per tutte le regioni”.