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economia

Misurare la pandemia come se fosse un fenomeno economico

Applicare l’econometria alla pandemia, con l’obiettivo di stimare l’andamento dei contagi effettivo, al di là di quello che viene registrato attraverso i tamponi. Il risultato è Indice, acronimo che sta per Indice di intensità del contagio effettivo da Covid-19. Un indicatore che è stato elaborato alla Business School dell’Università Liuc di Castellanza, in provincia di Varese.

 

 

Il grafico mostra l’andamento del contagio rispetto alla situazione al 22 marzo, il giorno in cui sono state introdotte le misure di lockdown più restrittive, e rispetto al valore di picco, calcolato a seconda di quando lo abbiano raggiunto le diverse realtà per le quali viene prodotto l’indicatore. Infine, viene calcolata la variazione su base giornaliera. Mentre il grafico a semicerchio ha la sola funzione di offrire una sintesi grafica a chi osserva.

 

Ma come è stato costruito Indice? Il progetto nasce dalla considerazione che il contagio complessivo non è misurabile, appunto perché il numero dei positivi registrati dalle autorità dipende da quello dei tamponi effettuati. Più che andare a stimare il numero totale dei contagiati, però, l’idea era quella di descrivere in tempo reale la sua evoluzione, nella convinzione che sia questo l’elemento più importante in una fase nella quale si devono gestire le riaperture e, cosa che nessuno si augura, le eventuali nuove chiusure.

 

«In sintesi», si legge in una nota diffusa dall’ateneo lombardo, si tratta di «ricostruire l’andamento di una variabile non osservabile sulla quale abbiamo a disposizione una po’ di proxy osservabili parziali, distorte e difettose» Ovvero i dati dei contagi. La risposta, per i nerd della statistica, «sta nei modelli a fattori dinamici, possibilmente stimati in versione bayesiana».

 

«Abbiamo utilizzato dei modelli propri dell’econometria che utilizzano dati in serie storica per leggere degli effetti di trascinamento nel tempo di un dato fenomeno, sistematizzando correlazioni istantanee e sfasate nel tempo», spiega a Infodata Massimiliano Serati, Direttore della Divisione Ricerca Applicata e Advisory e del Centro sullo Sviluppo dei Territori e dei Settori della LIUC Business School. Più nel dettaglio, «partiamo dai numeri del contagio forniti dalla Protezione civile e li incrociamo con dati legati alla struttura e alla dimensione della popolazione, che diano conto sia della densità abitativa che produttiva», nella considerazione che i luoghi di lavoro possono essere anche luoghi di contagio.

 

Il risultato è che «dall’esplorazione di questo sistema di correlazioni si estrae il fattore latente, non misurabile ma nascosto all’interno delle serie storiche». Appunto l’indicatore che permette di stimare l’andamento del contagio al di là di ciò che dicono i dati ufficiali. E  secondo l’indicatore targato Liuc, il picco è alle spalle in tutte le zone considerate è inferiore al valore nella data di lockdown in tutti i territori per i quali viene elaborato. Unica eccezione il Piemonte, che è infatti l’unica regione italiana, tra le tre considerate, a presentare ancora un’alta intensità di contagio.

 

L’indicatore viene aggiornato quotidianamente e, nelle intenzioni di chi lo ha elaborato, dovrebbe rappresentare uno strumento in grado di mostrare l’andamento della pandemia sul territorio.