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cronaca

Positivi e tamponi: che succede se si prova a normalizzare il dato?

Calcolare i casi positivi ogni cento tamponi effettuati. Tra dati che, per stessa ammissione della Protezione civile, restituiscono un quadro parziale dell’epidemia di Covid-19, giornate in cui le informazioni giungono in forma incompleta e modelli di previsioni di un picco che non fa che spostarsi ogni giorno più in là, più che una notizia questo è un tentativo di mettere ordine. Ovvero di normalizzare un fenomeno complesso da misurare perché tante sono le variabili in gioco.

Un tentativo che, prima ancora di cominciare, deve ammettere i suoi limiti, legati al fatto che alla stessa persona viene effettuato più di un tampone. Ed è quindi impossibile, per come è strutturato il dataset fornito dalla Protezione civile, individuare il numero effettivo degli individui “tamponati”. Altro elemento problematico, il fatto che non sempre i dati sono arrivati con regolarità dalle regioni alla Prociv e quindi capita che vi siano giornate con valori negativi. Pur con questi limiti, Infodata ha scelto di calcolare regione per regione, giorno per giorno, a quanto ammonti il numero dei contagi per ogni cento esami diagnostici eseguiti. Il risultato è questo:

I due filtri nella parte bassa dell’infografica consentono di restringere l’arco temporale, che di default si estende dal 24 febbraio al 29 marzo, e di selezionare una regione diversa dalla Lombardia. Regione che, essendo la più colpita, si è scelto di visualizzare nella versione standard del grafico. Le barre rappresentano i positivi ogni cento tamponi, mentre i cerchi rossi stanno ad indicare il numero di tamponi eseguiti nella stessa giornata.

Di base, una giornata con tanti tamponi e pochi contagi è positiva, una con pochi tamponi e tanti contagi è al contrario negativa. Osservando il dato relativo alla Lombardia, si nota che le dimensioni dei cerchi vada via via allargandosi, a significare un tendenziale aumento del numero di esami effettuati. Tendenza che non stupisce, dato che i tamponi crescono sia perché si allarga la platea dei potenziali contagiati da controllare, sia perché aumenta quella dei positivi per i quali occorre verificare la guarigione.

Nell’ultima settimana la quota di positivi rispetto al numero dei tamponi eseguiti sembra registrare un calo, ma è bene fermarsi qui prima di avventurarsi in previsioni pronte ad essere smentite dai fatti. Passando invece ad esaminare il Veneto, il grafico conferma il fatto che questa regione è quella che ha effettuato più tamponi rispetto al numero degli abitanti. Tolto il 9 marzo, quando 38 dei 71 tamponi effettuati hanno restituito un risultato positivo, raramente in questa regione si sono registrati più di 20 contagi ogni 100 esami diagnostici.

Un andamento simile a quello lombardo si vede anche in Emilia Romagna, la seconda regione per numero di contagi. Ma anche qui, nessuna previsione. Più che per capire cosa ci riservi il futuro, il grafico è utile per capire quale sia stata la risposta delle singole regioni in termini di tamponi, l’unico strumento che consenta di misurare l’andamento dell’epidemia sul territorio nazionale.