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economia

Un martedì grasso senza carnevale al nord, l’impatto sull’economia

Visti i recenti sviluppi a seguito dell’insorgere dei primi casi di contagio del Coronavirus nel nord Italia e le conseguenti misure di sicurezza messe in atto per contenerne la diffusione, le manifestazioni pubbliche stanno venendo progressivamente annullate.

Tra queste, anche carnevali famosi come quelli di Venezia ed Ivrea che, inequivocabilmente, attirando migliaia di persone nello stesso luogo potrebbero aumentare considerevolmente le possibilità di trasmissione e pertanto, in via cautelativa dovranno essere messere in stand-by.

Premesso che in queste situazioni è chiaro che il buon senso deve venire prima di tutto, e quindi ben venga la prevenzione, è innegabile che in Italia, il carnevale è una “cosa seria” e tanto per citare alcuni numeri, spaziando dal nord al sud, lo scorso anno ha messo in moto un giro di affari superiore ai 228 milioni di euro, con un rialzo di quasi il 4% rispetto ai 220 milioni del 2018.

Per capire un po’ meglio alcune sfaccettature inerenti all’argomento, sulla base di uno studio condotto da Rubie’s Italia – la società commerciale che rappresenta sul territorio l’omonimo gruppo statunitense – noi di Infodata ci siamo addentrati in quelle che sono le abitudini degli italiani quando si parla di feste in maschera, allargando il perimetro anche al di fuori del solo carnevale.

L’indagine è stata svolta tra il 2018 e la prima metà del 2019 intervistando persone (tra i 18 ed i 65 anni) appartenenti al target di famiglie italiane che dichiarano di acquistare costumi per feste.

Per presentare alcuni dei risultati emersi dall’analisi, attenendoci allo spirito carnevalesco, anche noi ci siamo adeguati al travestimento e per questa volta, al posto che mostrarvi direttamente i numeri, abbiamo preferito “nasconderli” all’interno di una sorta di menu navigabile tra i sei temi individuati.
Per scoprire i dati di ogni singolo ambito è sufficiente cliccare sul titolo di interesse, tornando poi all’indice tramite il pulsanti a forma di casa collocato in alto a sinistra in ogni grafico di dettaglio.

Cominciando la nostra esplorazione alla ricerca delle abitudini di acquisto, il primo step è incentrato sul capire effettivamente quali siano gli articoli acquistati.

Nello specifico, sono state individuate due macro categorie – travestimenti ed accessori – e per entrambe viene indicato se c’è una propensione per il solo utilizzo o anche per l’acquisto.

Per quello che riguarda i travestimenti, complessivamente c’è una tendenza significativa a valutare anche il semplice utilizzo come dimostra il 15% degli intervistati che si limita all’uso (magari via noleggio) rispetto ad un più consistente 61% di persone che invece preferisce avere un costume di proprietà; sul fronte degli accessori invece, come prevedibile, l’82% degli intervistati ha acquistato e c’è solo un 5% che si è limitato ad usufruirne per un uso puntuale.

Esaminando poi le sotto categorie di travestimenti, il maggior successo è riscosso dai costumi di carnevale che, fra acquisto e semplice utilizzo, arrivano quasi al 70% (rispettivamente 48% e 21%), distaccando Halloween di quasi dieci punti percentuali.

Dato che l’indagine è stata condotta su un target di persone eterogeneo è interessante vedere a quanto ammonti il numero di oggetti acquistati suddiviso sia in funzione del sesso che della fascia di età, ripartita fra bambini ed adulti.

In questo contesto, gli accessori risultano senza dubbio come gli oggetti maggiormente acquistati con una notevole tendenza in favore di quelli di natura consumabile, come ad esempio trucchi o coriandoli che, specialmente tra i bambini, ottengono numeri più che doppi rispetto agli accessori da indossare.

Allontanandoci invece dai numeri assoluti, per concentrarci invece sulla distribuzione percentuale sulle singole categorie, sembra che le donne siano il target più cospicuo per gli accessori da indossare costituendo un terzo esatto (33,3%) sul totale della categoria, seguite poi dagli uomini con il 26%, relegando i bambini ad 40% complessivo.

E se i costumi di carnevale sembrano essere principalmente un articolo di interesse per i bambini che totalizzano quasi il 60% del totale, Halloween risulta invece una festa che abbraccia un pubblico più allargato come dimostrato dalla distribuzione delle percentuali che spazia in un range davvero contenuto a partire da 23,6% degli uomini fino al 25,8% dei bambini maschi.

Genesi degli acquisti

Come visto in precedenza, tra tutti coloro che hanno dichiarato di fare uso di costumi per feste in maschera, la grande maggioranza delle persone decide anche di acquistare il travestimento utilizzato, pertanto è ipotizzabile che possa esserci un percorso valutativo sul dove e come acquistare il prodotto.

Tra i dati emersi dall’analisi, l’attenzione allo sconto sugli articoli ha evidenziato come i travestimenti di carnevale siano quelli su cui si riescono a spuntare gli sconti maggiori, con un 23% di sconto medio rispetto al prezzo originale, nominalmente attestato poco sopra la quota di 30€.

I costumi di Halloween costano invece mediamente cinque euro in meno, anche se poi scendono solo di un ulteriore 10% sul prezzo di cartellino, esattamente come gli altri travestimenti in generale (pur assestandosi su cifre più basse di quasi cinque euro complessivi).

Probabilmente in virtù del margine di risparmio sui prodotti carnevaleschi, questi ultimi sono quelli per i quali c’è la maggiore propensione verso l’acquisto in sconto come dimostrato dal 51% dei casi, nettamente più alto sia dei costumi di Halloween (33%) sia sul resto delle proposte (22%).

Avendo a disposizione anche l’informazione relativa al canale mediante il quale vengono effettuati gli acquisti, emerge che la preferenza principale degli italiani è ancora il negozio indipendente (non di abbigliamento) che con il 75% si attesta tranquillamente al primo posto facendo molto meglio della grande distribuzione (50%) e della scelta online ferma al 44%.

In termini di soddisfazione sui prodotti acquistati invece, fatta eccezione per gli empori cinesi che chiudono ultimi anche da questo punto di vista con 7,3 (su 10), la valutazione media dei canali è tutto sommato piuttosto omogenea con in testa la grande distribuzione a 8,1 seguita poco dopo da i negozi indipendenti di abbigliamento (7,9) e dalla formata da internet e dal resto dei negozi appaiate a 7,8.

Chiaramente, prima di procedere alla spesa, anche in funzione di quello che può essere il canale di preferenza, uno degli aspetti fondamentali per chi vuole ponderare bene la propria scelta riguarda la raccolta delle informazioni per il proprio costume.

A tal proposito, benchè possa sembrare scontata la presenza nelle prime posizioni della coppia siti internet (47%) ed Amazon (42%), reperire i dettagli di interesse presso il punto vendita è ancora una consuetudine piuttosto diffusa come dimostra il 42% di persone che decide di recarsi fisicamente in negozio.

Tra le voci che costituiscono il resto delle possibilità in tal senso è curioso notare come il passaparola sia tutt’ora una soluzione assolutamente comune (35%) specialmente se paragonata a modi che ormai sembrano davvero più desueti come riviste (14%) e tv/radio (10%).

Ma dove si festeggia?

Per concludere il nostro viaggio all’interno delle preferenze per le feste in maschera, non ci resta che capire quali siano le occasioni più ricorrenti per utilizzare i prodotti trattati nell’analisi.

Secondo i dati, le feste di compleanno risultano essere l’evento più comune tra quelli disponibili raggiungendo quasi l’80% degli acquirenti interessati, distaccando così la coppia carnevale/halloween di circa dieci punti percentuali.

Seguono poi le feste a tema (43%), così come le feste scolastiche ed i saggi di fine anno (38%) che performano lievemente meglio rispetto alle sfilate con carri (36%), mentre i concorsi di costumi o gli eventi paragonabili al Lucca Comics ottengono percentuali decisamente inferiori (forbice 11-12%) probabilmente per via della nicchia di amanti del genere, tendenzialmente orientato al panorama del cosplay.