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economia

Gli incendi in Australia e il climate change, c’è una relazione? Assolutamente sì

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Il sei gennaio tra i 12 e i 14 milioni di acri di terra australiana sono stati colpiti dagli incendi. Almeno 20 persone hanno perso la vita e quasi un milione di animali sono rimaste vittime delle fiamme. Su Infodata ne abbiamo parlato qui e qui. Secondo le rilevazioni dell’agenzia nazionale Bureau of Meteorology, l’Australia ha registrato un anno record sotto il profilo delle temperature, con una variazione di 1,5 gradi Celsius sopra la media calcolata nell’intervallo di tempo tra il 1961 e il 1990. Tanto che il 18 dicembre dell’anno scorso l’Australia ha vissuto il giorno più caldo con la colonnina del mercurio che è schizzata a 41,9 gradi.

Gli scienziati esperti di clima da tempo sostengono che il riscaldamento climatico avrebbe causato eventi catastrofici come incendi e violenti fenomeni di siccità. E’ evidente che quando l’aria è calda e secca piante e alberi perdono acqua e sono più “vulnerabili” agli incendi. Tuttavia, secondo alcuni esperti, la catastrofe che ha colpito l’Australia sembra stata generata da una combinazione di fattori climatici straordinari.

Il principale è stato un dipolo positivo dell’Oceano Indiano (Iod), un evento in cui le temperature della superficie del mare sono più alte nella metà occidentale dell’oceano, e più basse a est. Vuole dire aria umida sulle coste africane e aria secca su quelle australiane. Secondo Andrew Turner che insegna all’Università di Reading del Regno Unito quando si verifica un evento di dipolo nell’Oceano Indiano, la pioggia tende a spostarsi con le acque calde, quindi si ottengono più precipitazioni del normale nei paesi dell’Africa orientale e siccità nel sud-est asiatico e in Australia.  Un altro evento straordinario, come ha scritto  Giorgio Vacchiano, ricercatore in selvicoltura e pianificazione forestale dell’Università degli Studi di Milano su Facebook, è stato quello legato “un evento di riscaldamento improvviso della stratosfera (oltre 40 gradi di aumento) nella zona Antartica, anch’esso straordinario, per cause “naturali”, che ha portato ulteriore aria calda e secca sull’Australia. A questo, si legge nel posto, si aggiunge un terzo fenomeno, “uno spostamento verso nord dei venti occidentali (o anti-alisei), i venti che soffiano costantemente da ovest a est tra 30 e 60 gradi di latitudine sui mari dei due emisferi terrestri. Lo spostamento verso nord degli anti-alisei (Southern Annular Mode) porta aria secca e calda sull’Australia, e sembra venga favorito sia dal climate change che, pensate un po’, dal buco dell’ozono (https://www.nature.com/articles/ngeo1296)”. Il riscaldamento climatico è un moltiplicatore della frequenza di questi eventi.