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cronaca

Sempre meno libertà di religione in Europa?

 

 

La decima relazione annuale di Pew Research ha rilevato che nel decennio 2007-2017 i governi di tutto il mondo, inclusi molti governi europei, hanno inciso in misura crescente sulle credenze e sulle pratiche religiose, limitando la “libertà religiosa”.

 

Non è semplice definire che cosa sia la libertà religiosa e quali debbano essere i suoi limiti in relazione ai diritti fondamentali dell’uomo, anche perché di fatto si tende a conoscere poco dell’universo religioso di un altro popolo e su come esso stesso si pensa. Non sempre limitazione è sinonimo di discriminazione, ma spesso sì. La domanda di fondo che rimane ancora aperta fra la popolazione (studiosi a parte) è quale sia, se c’è, la definizione di religione che può metterci tutti – governi inclusi – d’accordo.

La ricerca di Pew suddivide le limitazioni in restrizioni governative e ostilità sociali. Per quanto riguarda le prime, l’Europa ha registrato il più corposo aumento dei limiti dello stato sulle attività religiose di diverse minoranze rispetto a qualsiasi altra regione del mondo. Un numero crescente di paesi europei ha posto restrizioni sull’abbigliamento religioso, con regolamenti che possono variare dai divieti di indossare simboli o abiti religiosi nelle fotografie per documenti ufficiali o in lavori di servizio pubblico ai divieti nazionali di abbigliamento religioso in luoghi pubblici. Nel 2007, cinque paesi prevedevano tali restrizioni in Europa, nel 2017 sono 20. La Francia nel 2011 ha posto un divieto di portare abiti che coprano integralmente il corpo, proibendo di fatto alle donne musulmane di indossare il burqa o il niqab in pubblico. In Spagna, negli ultimi anni, gruppi religiosi come i mormoni e i Testimoni di Geova hanno ha dovuto affrontare restrizioni alla predicazione pubblica e al proselitismo da parte dei governi locali.

In Moldavia, nel 2012 diversi consigli locali hanno vietato il culto musulmano in pubblico, e nello stesso anno il Regno Unito ha impedito a Scientology di tenere cerimonie matrimoniali legali, perché non era “un luogo di incontro per il culto religioso”. Nel 2012 in Germania il governo era intervenuto sul tema della circoncisione dei ragazzi, vietandola per motivi non medici. A seguito di una serie di proteste da parte di gruppi musulmani ed ebrei, nello stesso anno il governo federale ha introdotto una nuova legge  consentendo la pratica per motivi religiosi.

Ci sono poi le ostilità sociali. Le molestie sono aumentate anche in Europa più che in ogni altra parte del mondo. Nel 2015, gruppi religiosi in 38 paesi europei su 45 hanno subito livelli di molestie almeno limitati. A questo si aggiungono alcuni episodi di molestie governative – che possono includere dichiarazioni sprezzanti e intimidazioni su base religiosa da parte di funzionari pubblici – come in risposta al numero record di migranti.

Nel 2007, quattro paesi europei riportavano episodi di violenza nel  cercare di costringere gli altri ad accettare le proprie pratiche e credenze religiose; nel 2017 i paesi sono saliti a 15.

Vi è stato anche un aumento degli assalti nei confronti di individui per espressione religiosa considerata offensiva o minacciosa per la fede della maggioranza. Nel 2007, sei paesi europei avrebbero riportato tali ostilità; entro il 2017, quel numero era salito a 25, su un totale di 45 paesi in Europa.

 

E in Italia? Gli episodi di cronaca che raccontano discriminazione su base religiosa ed etnica sono molti e riguardano non solo la cultura islamica. L’antisemitismo è ancora molto presente nel nostro paese, come mostra il furto delle 20 pietre d’inciampo a Roma lo scorso dicembre. Il rapporto di Pew non parla di noi nel dettaglio, ma stando a quanto emerge dai dati di UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali del Ministero delle Pari opportunità) nel 2018 si sono registrati 10.229 contenuti offensivi di natura antisemita rispetto ai 7.485 registrati nel 2017, con un aumento del 27,4% in un anno.