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Pressione ed evasione fiscale: scopri le relazioni nascoste in Europa

 

 

In occasione dell’uscita dell’inchiesta Grand Theft Europe di 35 media in 3o Paesi (per il Sole 24 Ore hanno scritto Angelo Mincuzzi , Infodata ha messo in relazione la pressione fiscale e l’aliquota Iva con la relativa evasione nei diversi Paesi dell’Unione. Obiettivo, capire se esista un rapporto tra la percentuale con cui un popolo è tassato e quella con cui queste tasse sceglie di non pagarle. Cioè tra tassazione ed evasione. Primo elemento di attenzione, dunque, la pressione fiscale generale.

 

 

I dati fanno riferimento al 2015 e si trovano in un rapporto dal titolo “The European tax gap”. Si tratta di un documento realizzato nel gennaio di quest’anno da Richard Murphy, professore alla University of London, per conto del gruppo dei Socialisti e democratici al Parlamento europeo. Bene precisare che nel rapporto non si cita l’evasione pro capite: si tratta di un dato ricavato da Infodata rapportando dividendo quella totale per il numero dei residenti al 1 gennaio 2016 censiti da Eurostat.

 

Nel grafico, più un punto si trova a destra, maggiore è la pressione fiscale. Più si trova in alto, maggiore è l’evasione fiscale pro capite, espressa in euro. Con la vistosa eccezione dell’Irlanda, dove nonostante il prelievo del fisco sui redditi sia il più basso d’Europa l’evasione è superiore a quella di molti Paesi, in generale si evidenzia una correlazione tra tasse dovute e tasse non pagate.

 

Detto altrimenti, più è alta la pressione fiscale, maggiore è anche l’evasione pro capite. Caso emblematico, l’Italia. Qui, secondo il rapporto consegnato al gruppo S&D, nel 2015 la pressione fiscale si è attestata al 43%, il settimo valore più alto nei Paesi dell’Unione. E l’evasione, record europeo, è stata pari a 3.147 euro pro capite.

 

Ora, il rapporto contiene i valori in euro. Non si tratta, in altre parole, di un’unità di misura che tenga conto del potere d’acquisto. Per questo i 3.147 euro evasi in media da ogni italiano ‘pesano’ più dei 3.066 non versati al fisco da ogni danese. Ma queste sono considerazioni a margine, che prescindono dai dati.

 

Il secondo elemento preso in considerazione, riguarda l’imposta sul valore aggiunto.

 

 

Più un punto si trova a destra, maggiore è l’aliquota che si deve versare. Più è in alto, maggiore è l’evasione. In questo caso i dati, riferiti al 2016, arrivano dallo “Study and Reports on the VAT Gap in the EU-28 Member States: 2018 Final Report” realizzato dal Directorate General Taxation and Customs Union dell’Unione.

 

In questo caso non appare, come si nota, una tendenza univoca. Si guardi ad esempio cosa accade nei Paesi dove l’Iva è al 21%. Si passa da un’evasione al 2,7%, registrata in Spagna, a quella al 24,5% verificata in Lituania. Sono evidentemente altri i fattori che spingono verso un’evasione dell’imposta sul valore aggiunto. Fenomeno che vede l’Italia al terzo posto in Europa, con un mancato pagamento di questa tassa pari al 25,9%. In numeri assoluti, si legge nel rapporto, si tratta di qualcosa come 36 miliardi di euro per il solo 2016.

 

Una somma che, se incassata, basterebbe da sola a disinnescare le clausole di salvaguardia per il 2019 ed il 2020. Purtroppo per il Mef, però, questa cifra non è finita nelle casse dello Stato.