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politica

Disoccupazione, mezz’Italia è tedesca. Il resto è Garlic Belt

Il Nord Est come la Germania, il resto della penisola come Spagna e Grecia. Quando si guarda ai dati sulla disoccupazione in Europa a livello regionale, Eurostat ha appena rilasciato quelli relativi al 2017, sono queste le pietre di paragone. Lombardia e Veneto formano i confini di quella fetta d’Italia che viaggia con le regioni europee in cui c’è più lavoro. Per il resto, siamo fermi alla Garlic Belt. Ovvero la fascia dell’aglio, a rappresentare quei Paesi che ne fanno un ingrediente fondamentale della loro cucina. Detto altrimenti, secondo i numeri dell’Istituto europeo di statistica, le cose stanno così:

 

 

 

A livello europeo, lo scorso anno il tasso medio di disoccupazione si è attestato sul 7,6%. Le regioni rappresentate in azzurro sono quelle in cui il valore è stato minore, quelle arancioni le realtà in cui è stato maggiore. Più la tonalità è scura, più ci si allontana dalla media. Il filtro Paese, in alto a destra, permette di selezionare una singola nazione e visualizzarla sulla mappa.

 

La situazione peggiore si è verificata in Grecia e Spagna, che con le loro regioni occupano le prime dieci posizioni per i valori di disoccupazione più alta. Il record negativo spetta alla Macedonia Occidentale, dove il 29,1% dei residenti era senza lavoro, subito seguita da Melilla, enclave spagnola in territorio marocchino, dove il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 27,6%. La regione italiana peggiore è stata la Calabria, dove si è toccato il 21,6%, percentuale quasi doppia rispetto all’11,2% registrato dall’Istat a livello nazionale. Da notare che anche ampie fette del territorio francese e di quello finlandese hanno fatto segnare tassi di disoccupazione superiori alla media europea.

 

Problema enorme all’interno di un problema già di per sé complesso, specialmente per il nostro Paese, è quello relativo alla disoccupazione giovanile. Nella fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni, a livello europeo il 2017 ha visto il 16,8% dei ragazzi e delle ragazze non riuscire ad entrare attivamente nel mercato del lavoro. A livello regionale, la situazione è questa:

 

 

 

Sotto questo profilo, la mappa funziona esattamente come la precedente, l’Italia è tutta sopra la media europea. Nel senso che la percentuale di under 24 che non trova lavoro è ovunque superiore a quella continentale. Circostanza che ci accomuna alla Grecia e alla Spagna, che si confermano ai vertici di questa infausta classifica. Germania, Regno Unito, Austria, Benelux, Danimarca e buona parte dei Paesi dell’Est sono invece le nazioni nelle quali la disoccupazione giovanile ha fatto registrare lo scorso anno i valori più bassi a livello continentale.

 

Guardando alle singole regioni, il record negativo spetta alla spagnola Melilla, dove il 62,7% dei più giovani è rimasto senza lavoro. Il dato italiano più alto riguarda sempre la Calabria, con una disoccupazione giovanile al 55,6%, quarto risultato peggiore a livello continentale. Il dato migliore, invece, quello della provincia autonoma di Bolzano, 10,2%, unica realtà sotto la media europea (per la Valle d’Aosta manca il dato).

 

Quando si parla di disoccupazione, c’è però un altro tema da tenere in considerazione. Ovvero la durata del periodo in cui le persone restano senza un lavoro. Eurostat ha reso noti i dati relativi al long-term unemployment rate, ovvero a quella quota di disoccupati sul totale che è senza un’occupazione da almeno 12 mesi. Una circostanza che nel 2017 ha accomunato il 45% degli europei senza lavoro. Che, in altre parole, lo stanno cercando da più di un anno. Guardando la situazione nel dettaglio, emergono elementi di particolare interesse:

 

 

 

Una su tutte, la Germania. Per concentrare qui l’analisi basta utilizzare il filtro in alto a destra. Le zone colorate in arancione, quelle cioè in cui la quota di disoccupati di lungo termine è più alta che a livello europeo, sono quelle dell’ex Repubblica democratica. A cominciare dal Sachsen-Analt, dove il 56,6% di quel 6,9% di cittadini senza lavoro è rimasta disoccupata per più di un anno. Più in generale, è in queste zone della Germania che Alternative fuer Deutschland, formazione neonazista, ha ottenuto i migliori risultati alle elezioni federali dello scorso autunno. Ovviamente, i dati non parlano di un rapporto di causa-effetto tra i due fenomeni, ma è comunque interessante osservare la correlazione.

 

Detto questo, si torna nella Garlic belt. Delle dieci regioni con la più alta percentuale di disoccupati di lungo corso, nove si trovano in Grecia. La decima è il Molise, dove il 72,8% di chi non ha un lavoro è in questa situazione da almeno 12 mesi. Da notare, poi, che esiste una correlazione positiva tra la percentuale di disoccupazione di lungo corso e il tasso di disoccupazione generale. O, per dirla con un grafico, che le cose stanno così:

 

 

 

Più un punto si trova verso destra, più alta è la disoccupazione. Più è in alto, maggiore è la disoccupazione di lungo corso. Più è grande, maggiore è la disoccupazione giovanile. La bandiera rappresenta, ovviamente, lo Stato di appartenenza della singola regione.

 

Spiegato come funziona il grafico, ecco l’analisi. I dati, in realtà, non fanno che confermare una considerazione piuttosto ovvia. Ovvero quella per cui dove la disoccupazione è più alta è più alto il numero di disoccupati di lungo corso. Dove c’è poco lavoro, in altre parole, è più facile che ci voglia molto tempo per trovarne uno nuovo dopo averlo perso. Con l’eccezione dell’ex Ddr, dove nonostante la disoccupazione sia tra le più basse a livello continentale, una larga parte di chi perde il lavoro fatica a ritrovarlo.