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Speciale calciomercato. Le performance dei direttori sportivi. Ausilio (Inter)

Nuova puntata dedicata alla valutazione delle performance dei direttori sportivi delle principali squadre di serie A, le nostre infografiche presentano il caso dell’Inter e, per la precisione, di Piero Ausilio. Promosso direttore sportivo dopo avere fatto per anni l’apprendista di Marco Branca, Ausilio si è trovato a dover gestire sessioni di mercato particolarmente complesse e, soprattutto, due cambi di proprietà, prima da Moratti a Thohir e poi da quest’ultimo al gruppo Suning il che, inevitabilmente, ha reso il suo lavoro ancora più complesso.

 

A ciò si aggiunga la mannaia del Financial Fair Play, con il Settlement Agreement siglato dall’Inter con la Uefa e che, sostanzialmente, vincola molto la libertà di azione del manager e, soprattutto, le possibili modalità con cui concludere un’operazione in entrata.  Insomma, non è per trovare giustificazioni a eventuali risultati negativi, ma per meglio contestualizzare l’operato di un direttore sportivo che, spesso, lavora come ministro senza portafoglio. Al netto di queste puntualizzazioni, però, come è andata?

 

Anche per Ausilio disponiamo di tutti i dati relativi ai trasferimenti delle ultime tre stagioni: 2015/2016, 2016/2017 e la sessione estiva del campionato in corso, che tra l’altro segna anche la presenza di Walter Sabatini, plenipotenziario di Suning che gestisce, proprio insieme ad Ausilio, le operazioni della squadra nerazzurra.

 

 

2015/2016 La prima stagione disponibile mostra una buona performance, sia sul fronte degli acquisti che delle cessioni. Per quanto riguarda i primi, il saldo positivo superiore ai 40 milioni è generato dall’ottimo acquisto di Ivan Perisic, cocciutamente voluto da Mancini e pazientemente corteggiato da Ausilio. Comprato per una cifra vicina ai 20 milioni, il giocatore croato si è rivelato un buon investimento, tanto che oggi il suo valore è salito a 45 milioni (e la scorsa estate l’Inter ha resistito alle avances importanti del Manchester United).

 

Anche Murillo, mai completamente a suo agio all’interno della difesa dell’Inter, si è comunque rivelato un acquisto sensato, con un mercato importante a disposizione e una certa facilità, dunque, nel generare valore economico a fronte di un’eventuale cessione. L’acquisto di Kondogbia, invece, pesa negativamente per più di 10 milioni: qui, più che sulle qualità del giocatore che, infatti, sta vivendo la stagione del suo riscatto a Valencia, l’errore sta nel prezzo di acquisto. 35 milioni di euro per un giocatore dal potenziale alto ma con un coefficiente di rischio altrettanto elevato sono, indubbiamente, troppi.

 

Anche sul fronte cessioni il saldo è positivo, ma contenuto. La plusvalenza deriva soprattutto dall’importante cessione di Mateo Kovacic al Real Madrid, un affare tutto di Ausilio perché era stato proprio lui a scovarlo e portarlo a Milano. Un corollario è d’obbligo: le operazioni dell’Inter sono difficili da valutare perché molte di esse, soprattutto nel periodo di vigenza del Settlement Agreement, sono effettuate con modalità (prestito oneroso, parametri 0, prestiti con diritto o obbligo di riscatto) contabilizzate sui bilanci futuri, alcuni anche a distanza di anni.

 

 

 

2016/2017 Le note dolenti per l’Inter riguardano la prima sessione di mercato gestita da Suning. Pesano come macigni le minusvalenze (potenziali, perché ovviamente parliamo di valori di mercato imputati) relative a Gabriel Barbosa e Joao Mario. Il peccato di ingenuità di Suning, che si è affacciata sul mercato europeo con due colpi milionari per stupire la folla, ha generato un saldo negativo per quasi 5 milioni di euro, che finisce con l’adombrare alcune buone operazioni, anche in prospettiva, quali l’acquisto di Gagliardini e l’affare Banega a parametro zero.

 

Le cessioni registrano un saldo positivo per quasi 7 milioni, anche se la nota dolente è subito chiara: l’Inter vende soprattutto giovani a squadre di media classifica, generando piccole plusvalenze, mentre fatica a piazzare i presunti cavalli di razza, o i giocatori pagati troppo in sede di acquisto e con un ingaggio da top player sul groppone. Insomma, l’Inter non riesce a ottenere un extra-budget per il suo mercato vendendo bene i suoi giocatori.

 

 

 

2017/2018 In una stagione che, da un punto di vista sportivo, sta generando buoni risultati per ora, anche se la squadra attraversa un preoccupante momento di flessione, alla voce acquisti si registra comunque un segno meno.

 

Ottima l’operazione Skriniar, che si sta rivelando un top player nel suo ruolo e che, dunque, ha più che giustificato l’investimento iniziale. Meno buone, per ora, le operazioni che concernono Vecino e Dalbert: di nuovo, al di là delle qualità dei giocatori che, senz’altro, hanno ancora davanti a sé del tempo per mostrare di essere campioni, la sensazione è che il prezzo di acquisto sia comunque troppo alto rispetto al rischio di performances negative. Il che è endogeno rispetto alle possibilità che l’acquisto si riveli poi davvero errato.

 

Per spiegarci meglio: comprare Kondogbia a 35 milioni di euro, o Dalbert a 30, finisce con il generare aspettative elevate sui giocatori stessi. E sono aspettative e pressioni non semplici da gestire, in uno stadio come San Siro men che meno, e che dunque aumentano pure il coefficiente di difficoltà nell’ambientamento.

 

Sintesi

L’operato di Ausilio è senz’altro sufficiente, con punte di eccellenza se si guardano agli acquisti della prima stagione. Indubbiamente, il contesto societario ha un effetto sulla libertà e autonomia del direttore, che si confronta ogni giorno anche con i paletti del FFP. Il tarlo del mercato nerazzurro sembra soprattutto quello di valutare troppo giocatori il cui prezzo di acquisto finisce con il pesare assai sulle casse della società e, dunque, sulle possibilità di fare operazioni di mercato anche nelle sessioni di mercato successive.

 

 

I dati sono stati presi dal portale www.transfermarkt.it e fanno riferimento alla stagione sportiva in corso e alle due precedenti. L’attuale sessione di mercato invernale è esclusa dal calcolo.
Nel caso un giocatore sia stato acquistato durante una delle stagioni considerate e quindi rivenduto non è stato considerato l’attuale valore di mercato ma il prezzo di vendita del cartellino.
Qualora un giocatore sia stato acquistato a parametro zero e quindi ceduto con la stessa formula o svincolato, è stato escluso dal calcolo. Del resto, almeno dal punto di vista del cartellino, si tratta di un’operazione a somma zero.

 

Come si legge il grafico: i giocatori sono ordinati per differenza tra prezzo di acquisto e valore di mercato. O tra prezzo di acquisto e di cessione se hanno già cambiato maglia. Le barre sono verdi se il giocatore ha generato una plusvalenza, rosse se ha causato una minusvalenza. Le dimensioni della barra fanno riferimento all’età: più è grande, più giovane è il calciatore in questione.