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Il venture capital europeo ha ripreso a crescere. Tutti i numeri

L’ecosistema tecnologico europeo è diventato più competitivo e ha rafforzato la capacità di creare startup e farle crescere. Il numero dei tech hub è in continuo aumento e interessa la maggior parte delle principali città; crescono, di pari passo, i finanziamenti dei venture capital (anche extra europei), che si specchiano nel miglioramento del contesto normativo dedicato al capitale di rischio, e cresce la base dei talenti del digitale. Tutti fattori che stanno aiutando il Vecchio Continente a superare gli ostacoli che fino a oggi hanno impedito lo sviluppo di imprese in grado di competere con giganti come Alphabet (Google), Amazon, Facebook o la cinese Tencent Holdings. Lo scenario descritto da un recente studio di Atomico trova un’esplicita sintesi nelle parole dell’autore di questo rapporto, Tom Wehmeier: «Le probabilità che la prossima startup in grado di ridisegnare i contorni dell’industria hi-tech nasca in Europa, diventando un’azienda di livello mondiale, non sono mai state così alte». L’esempio della svedese Spotify, regina della musica in streaming e pronta a sbarcare in Borsa nel 2018 con una valutazione stimata di 20 miliardi di dollari, fa dunque ben sperare gli investitori istituzionali. Anche perché, e lo dicono proprio i principali venture capitalist, i rendimenti delle startup europee hanno (da qualche anno) iniziato ad avvicinarsi a quelli delle “sorelle” cinesi o statunitensi, per quanto il loro giro d’affari rimane solo una piccola frazione delle più accreditate rivali. «Occorre migliorare la capacità di supportare gli imprenditori oltre la fase di avvio, dimostrando la validità del modello di business e il reale potenziale di crescita delle startup verso la dimensione scaleup», ha suggerito in proposito Bernard Liautaud, managing partner di Balderton Capital, uno dei principali operatori Series A in Europa, che a fine novembre ha perfezionato il closing di un nuovo fondo da 375 milioni destinato alla prossima generazione di imprese tecnologiche made in Europe.
L’accelerazione dei VC e dell’intero ecosistema dell’innovazione continentale è dunque reale e confermata, per esempio, dalle stime di Dealroom.co, secondo cui le tech startup europee potrebbero chiudere il 2017 con finanziamenti record di 19,1 miliardi di dollari, con una crescita del 33% cento rispetto al 2016. Il taglio medio dei fondi di venture, lo dicono le rilevazioni di Invest Europe, è inoltre triplicato rispetto a cinque anni fa, attestandosi quest’anno a circa 58 milioni di euro.

E non finisce qui. Rispetto ai 4,4 milioni di addetti tech occupati negli Stati Uniti, oggi l’Europa ha a disposizione un esercito di 5,5 milioni di ingegneri del software (i dati sono di Stack Overflow) che costano almeno un terzo meno rispetto agli sviluppatori della Silicon Valley e della Bay Area di San Francisco, aree che per decenni hanno fatto da magnete per imprenditori, capitali e talenti di tutto il mondo. I venture capital europei, non a caso, sviluppano pressappoco solo un quarto degli investimenti registrati negli Usa, circa 5,2 miliardi di dollari contro poco meno di 20, e la valutazione delle imprese finanziate segna ancora differenze importanti: gli unicorni a stelle e strisce, sono valutati in media 46 volte il loro fatturato annuo, rispetto alle 18 di quelli cresciuti in Europa. L’inversione di tendenza è però in atto e ha preso abbrivio l’anno passato, quando la raccolta dei VC europei è salita a 6,4 miliardi di euro (i dati sono sempre di Invest Europe) e gli investimenti erogati complessivamente alle startup e alle Pmi europee cresciuta a 4,3 miliardi. Cifre ancora lontane da quelle che girano oltreoceano, certo, ma la curva di incremento non può passare inosservata e si specchia nel fatto che, negli ultimi cinque anni, gli investitori nordamericani hanno contribuito per circa il 10% del capitale investito nei venture europei, il doppio della media dei cinque anni precedenti. Le prospettive per le startup innovative che nascono da questa parte dell’Atlantico sono dunque buone e lo prova anche il fatto che, sempre negli ultimi cinque anni, oltre 16mila aziende hanno ricevuto finanziamenti. La macchina continentale, insomma, si sta muovendo e va in questa direzione anche il “fondo dei fondi” da 1,6 miliardi di euro istituito dalla Commissione Europea per attirare i grandi investitori internazionali.