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finanza

Casa: oro, Btp e Borse a confronto con i rendimenti del mattone

In uno scenario di tassi di interesse ancora bassi, mutui più facili da sottoscrivere, tensioni geopolitiche contenute, nel 2017 gli italiani continueranno a cambiare casa. Cambiare perché la fetta più importante del mercato è proprio quella relativa alla sostituzione.
Il 2016 si è chiuso con un bilancio positivo. I dati dell’agenzia delle Entrate evidenziano che nei primi nove mesi c’è stato un incremento medio delle transazioni del 20,3%. Nomisma stima che l’anno passato si sia chiuso con 517.164 transazioni (in aumento del 16,3% sull’anno prima) e ritiene che, se lo scenario si manterrà positivo, il 2017 registrerà 552.602 compravendite in rialzo del 6,9% sul 2016. Più contenuta la crescita nel 2018 e nel 2019, che vedranno rispettivamente 579.751 transazioni (+4,9% a livello annuo) e 612.318 unità compravendute (+5,6%). «Le prospettive sono buone – dice Luca Dondi, direttore generale di Nomisma -. È importante che variabili determinanti non volgano in negativo, dalla situazione geopolitica alla ripresa economica».

Nella Dataviz viene messo in relazione l’andamento dei prezzi dell’oro, dei Btp a 10 anni, dell’inflazione e del mercato azionario nell’arco degli ultimi 15 anni.  Si può selezionare la singola città. Nel secondo grafico in basso invece sono analizzati gli andamenti nelle città delle compravendite in base al prezzo al metro quadro. Premendo l’anno si potrà apprezzare la curva che sale fino al 2005 per poi scendere drasticamente e risalire negli ultimi anni  Andrea Gianotti @andreagianotti 

 

Secondo Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari e da sempre considerato nel settore un “ottimista”, si parla ancora di un “mercatino immobiliare”, i numeri sono ancora piccoli. Perché? «La tassazione è alta, c’è disoccupazione, l’investimento immobiliare è fuori dal radar delle famiglie e della politica» dice Breglia. Non si riescono a innescare domanda di investimento o richiesta speculativa, anche se i prezzi sono bassi. E in più mancano i grandi investitori che all’estero, per esempio in Germania, comprano anche il residenziale. «Servono spinte reali e spinte emotive all’acquisto» conclude Breglia.

 

In questa dataviz invece i prezzi viene illustrato attraverso un numero indici con base cento nel 2010 l’andamento dei prezzi delle comprovendite nelle principali città. Come si vede la crescita si interrompe nel 2008 

 

 

Driver importante è anche quello dei prezzi. Dal 2007 le abitazioni hanno ceduto il 39,7% del loro valore.
La domanda dinamica e l’offerta che inizia a diminuire, soprattutto sugli immobili di qualità, potrà determinare un’ulteriore contrazione delle tempistiche di vendita e un minore margine di trattativa soprattutto su queste tipologie immobiliari. Il 2016 si è chiuso con quotazioni in lieve calo, ma in alcune grandi città come Milano i valori al metro quadrato iniziano a salire, anche se segnano crescite dell’1-2% al massimo.

Articolo pubblicato a gennaio 2017
Ultimi commenti
  • vetrallla |

    concordo al 100%. avevo bilo locato con concordato ora SFITTO. in queste condizioni di tassazione percepirei un reddito netto del 2,30% SCARSO del valore improntato tra aquisto dell’immobile e dell’arredamento per ritrovarmi tra 5 anni una casa sfruttata da rivedere di interni e forse anche parte impiantistica con mobilio certo da cambiare.
    a conti fatti quel BASSO reddito annuale a fine locazione per ripristinarne lo stato attuale mi porterebbe ad una % irrisoria oggi non quantificabile, IN SOSTANZA GUADAGNEREBBE PER CERTO SOLO LO STATO, allora preferisco pagare imu e condominio che nel mio caso trattasi dello 1% del citato, equivalente a -5% di perdita secca, sperando che tra 5 anni il mercato sarà risalito oltre questo 5% e che riuscirò a vendere, affittare oggi equivale a necessità per chi non dispone di liquidità, nel mio caso meglio pagare 1% e tenere sfitto ma INTEGRO l’immobile!

  • vetrallla |

    concordo al 100%. avevo bilo locato con concordato ora SFITTO. in queste condizioni di tassazione percepirei un reddito netto del 2,30% SCARSO del valore improntato tra aquisto dell’immobile e dell’arredamento per ritrovarmi tra 5 anni una casa sfruttata da rivedere di interni e forse anche parte impiantistica con mobilio certo da cambiare.
    a conti fatti quel BASSO reddito annuale a fine locazione per ripristinarne lo stato attuale mi porterebbe ad una % irrisoria oggi non quantificabile, IN SOSTANZA GUADAGNEREBBE PER CERTO SOLO LO STATO, allora preferisco pagare imu e condominio che nel mio caso trattasi dello 1% del citato, equivalente a -5% di perdita secca, sperando che tra 5 anni il mercato sarà risalito oltre questo 5% e che riuscirò a vendere, affittare oggi equivale a necessità per chi non dispone di liquidità, nel mio caso meglio pagare 1% e tenere sfitto ma INTEGRO l’immobile!

  • vetrallla |

    con queste tasse sul mattone associate ai costi manutentivi non vedo per quale motivo ancora lo si considera forma di investimento,,,,metticiamoci poi le ignobili sanzioni associate alle tasse in caso di errore o pagamenti non congrui e le condizioni di sfratto in caso di morosità per abitazione….. la verità e che OGGI si è costretti a locare o a tenere perchè non si vende!

  • vetrallla |

    con queste tasse sul mattone associate ai costi manutentivi non vedo per quale motivo ancora lo si considera forma di investimento,,,,metticiamoci poi le ignobili sanzioni associate alle tasse in caso di errore o pagamenti non congrui e le condizioni di sfratto in caso di morosità per abitazione….. la verità e che OGGI si è costretti a locare o a tenere perchè non si vende!

  • mario |

    Ho letto che in Italia la tassazione degli immobili è di gran lunga la più bassa del mondo. Perlomeno rispetto ai Paesi Occidentali. Pertanto in molti prevedono per il futuro un incremento della tassazione per equipararla agli altri Paesi. E’ vero?

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