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I contenuti della decisione della Consulta sulla riforma Madia

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La parola d’ordine è «leale collaborazione». Che va declinata come «intesa» tra Stato e Regioni – e non semplicemente come «parere» richiesto alle seconde – nelle materie in cui vi è una «competenza concorrente», statale e regionale: riorganizzazione della dirigenza pubblica, lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, partecipazioni azionarie della Pa, servizi pubblici locali di interesse economico generale. Lo scrive la Corte costituzionale nella sentenza n. 251/2016 depositata ieri (relatrice Silvana Sciarra): una sonora bocciatura della legge Madia di riforma della Pubblica amministrazione (n. 124/2015) che di quella «leale collaborazione» non si è fatta carico, pur essendo un principio fondamentale della Costituzione. Un parere, infatti, non è un’intesa e quindi non è, spiega la Consulta, uno strumento adeguato di coinvolgimento delle Regioni (e degli enti locali), a difesa delle loro competenze, spesso intrecciate a quelle statali.

Articolo sul Sole 24 Ore del 26 novembre 2016