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economia

Monaco è meglio

Articolo originale su Nòva

Prova a chiedere a uno startupper dove vorrebbe vivere? Se è un imprenditore “digitale” risponderà con sicumera San Francisco o New York. Se poi lo costringi a restringere il fuoco all’Europa (ma devi davvero costringerlo) allora ti dirà Londra o al massimo Berlino. Mai si sognerebbe di dire Monaco di Baviera , Stoccolma,  figuriamoci poi la piccola Darmstadt, speduta cittadina di 150mila abitanti nella regione tedesca dell’Assia. Eppure la Commissione europea non ha dubbi. Secondo  il Joint Research Centre – Institute for Prospective Technological Studies i poli europei di eccellenza nelle tlc ovvero le zone dove prosperano le tecnologie non sono quelle che ti aspetti. CIoè, non sono solo quelli di cui tutti parlano. Anzi, scopriamo anche che Milano tutto sommato si difende bene. Più che bene: secondo la classifica Eipe (European Ict Poles of Excellence) il capoluogo lombardo è addirittura dodicesimo.

 

Ma cosa misura realmente questa classifica? Si tratta di una graduatoria basata su un indice composito e grezzo. l’EIPE usa un indicatore z-score calcolato su 42 indicatori, a ciascuno dei quali è attribuita una ponderazione identica.

Tra gli ingredienti determinanti del successo rientrano l’accesso a università e centri di ricerca di punta e la possibilità di reperire finanziamenti  quali capitali di rischio.  Insomma, sulla base di questa griglia si scopre che in Europa la maggior parte dell’attività si concentra in 34 regioni sparse in 12 paesi  Qualche certezza: in quanto a laureati in informatica,  l’Inghilterra conta 8 regioni tra le prime 10.  La Germania si colloca al primo posto  sotto il profilo dell’attività di ricerca e brevettazione. Per occupati crescono di più  Lisbona (Portogallo) e Rzeszowski (Polonia) . Quanto poi al venture capital  (e quindi startup)  Monaco di Baviera, Parigi e Londra attraggono più capitali di rischio.

La sorpresa è che il successo non dipende dalle dimensioni 

Prendiamo Darmstadt: città di 150 000 abitanti, occupa il settimo posto tra i primi 10  poli di eccellenza “perché  – si legge ne rapporto – è in grado di mettere a frutto i suoi risultati nella ricerca e nell’innovazione e può fare affidamento su una comunità imprenditoriale attiva. Tra le altre regioni di dimensioni contenute che palesano risultati notevoli si  possono citare Lovanio, Karlsruhe e Cambridge.

I tratti comuni.  

Visti dall’alto questi dati rilasciano un identikit non sorprendente. Corrono di più quelle aeree che
• sono perlopiù zone industriali di vecchia data;
• ospitano istituti d’istruzione prestigiosi e altri attori fondamentali dell’innovazione;
• conducono politiche a lungo termine in tema di ricerca e innovazione;
• godono di vantaggi storici (sono ad esempio la capitale politica nazionale);
• tendono a raggrupparsi (dei 34 poli di eccellenza, la metà è costituita da regioni
limitrofe).
Le stesse caratteristiche sono state osservate in posti come la Silicon Valley (USA),
Bangalore (India) o Changzhou (Cina).

Tuttavia, se si analizzano bene gli indicatori si scopre che scorporati i dati descrivono una geografia diversa. Per certi versa più fedele al comune sentire.  Per meglio dire a parte le stranote Londra e Berlino è difficile trovare luoghi equilibrati in ogni voce. E la distribuzione statistica dei risultati racconta una storia diversa con una coda lunga e iperspecializzata.

Un esempio è Milano

E’ quinta per investimenti intangibili, sesta come capacità di networking  e 21esima come livello di istruzione universitaria in computer science. Non compare tra i primi 30 posti per investimenti di venture capital. Insomma, va vista più da vicino perché il dato di sintesi può essere fuorviante. Anzi a ben vedere, anche Monaco in quanto a disponiblità di capitali di rischio è bassina (14esima).  Mentre per studiare e per la ricerca e sviluppo va benissimo. Quindi resta una domanda. Perché Monaco? Perché ci sono le assicurazioni? Perché là il sistema funziona meglio? A volte, essere provinciali aiuta. Una chiave di interpretazione ulteriore? Ecco come erano andate le cose nel 2012 ecco una mappa con i sotto-indicatori.