Indica un intervallo di date:
  • Dal Al
economia

Capitali coraggiosi

Il rapporto dell’Aifi 2013 ha confermato le paura che circolavano tra gli addetti ai lavori. L’anno scorso  solo 81 milioni di euro sono investimenti early stage. In parole povere, i finanziamenti per startup sono tornati ai livelli del 2011.  Complessivamente venture capital e business angel italiani nel 2012 hanno investito 130 milioni di euro (si legga l’infografica). Pochissimi rispetto ai 3 miliardi dollari dell’Europa e ai 30 miliardi degli Stati Uniti. Ma moltissimo se si pensa che fino a pochi anni fa non esisteva un mercato del venture capital nostrano

Come abbiamo scritto su <ahref=”http://lucatremolada.nova100.ilsole24ore.com/2014/04/capitali-di-ventura-a-caccia-di-risorse.html”>Nova24 del 2 febbraio</a>  se non arriveranno nuove risorse si rischia di assistere a una proliferazione di startup “orfane”,  gracili, venute al mondo grazie a investimenti di piccolo taglio (10-50mila euro) che vivono in un limbo in attesa di fortuna o contributi più sostanziosi. Anche l’analisi dei settori mostri molte, troppe nuove imprese che “ci provano” nel digitale che storicamente ha bassissime barriere di ingresso ma altissime possibilità di insuccesso.

All’orizzonte però qualcosa si sta muovendo. Tipo Horizon 2020 i finanziamenti per le startup presenti nel programma europeo e attivi da marzo. Per la prima volta  il programma è stato pensato a favore delle startup. Alloca una quantità di soldi enorme non più solo a spin-off scientifici, cordate internazionali o a iniziative che contemplano brevetti ma anche al comparto digitale.  I numeri del venture capital non tengono conto di una attenzione maggiore da parte delle multinazionali alle nostre piccole startup. Ma sopratutto non spiegano l’anomalia italiana che vede il proliferare di professionisti delle startup (incubatori, acceleratori e business competition) a fronte di un esegui numero di startup innovative. In Germania una idea imprenditoriale incubata su due diventa start up, in Italia soltanto una su dieci. Siamo bravissimi a costruire palestre ma non sforniamo atleti di livello internazionale. Questione di allenamento.

La buona notizia però è che per una volta le palestre migliori non sono più solo al nord. E questa volta sì, a dirlo sono i numeri.