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cronaca

Coronavirus e migranti, riprendono gli sbarchi. I numeri delle due emergenze

Nei primi tre mesi del 2020 secondo il ministero dell’interno sono sbarcate in Italia circa 2.800 persone, migranti in arrivo dall’estero in cerca di protezione internazionale. Si tratta di valori in crescita rispetto al 2019, quando c’era stato un minimo da diversi anni a questa parte, e insieme molto inferiori rispetto a quelli registrati in precedenza – quando a questo punto dell’anno erano arrivate già anche 25mila persone.

 Il grosso degli arrivi, si legge nell’ultimo bollettino, c’è stato a gennaio e febbraio mentre a marzo siamo tornati a valori minori, intorno ai 240 come grosso modo era andata anche nel 2019. Il singolo gruppo più numeroso è in arrivo dal Bangladesh, anche se in generale sono ben maggiori gli arrivi dall’Africa.

All’ultimo conteggio, aggiornato sempre al 31 marzo, risultano presenti oggi nei vari centri un filo meno di 85mila persone, di cui quasi 12mila in Lombardia, la regione più colpita dall’epidemia di COVID-19. Per loro, e ancora di più per chi vive in Italia in maniera irregolare, la situazione sanitaria è particolarmente delicata.

 Come ha ricordato un articolo  pubblicato su Valigia Blu, “i pericoli e le difficoltà dell’emergenza Coronavirus – e delle misure che l’accompagnano – rischiano di essere ancora maggiori per migranti e richiedenti asilo stipati nei grandi centri, finiti fuori dai percorsi di accoglienza o ammassati in insediamenti informali nelle città o nelle campagne. Luoghi in cui è particolarmente complicato rispettare misure igieniche e distanziamento sociale e dove spesso mancano strumenti di protezione, senza contare la difficoltà ad accedere al servizio sanitario per chi è sostanzialmente invisibile”.

 La stessa organizzazione mondiale della sanità (OMS), insieme ad altre organizzazioni internazionali che si occupano di immigrazione, ha sottolineato chetre quarti dei rifugiati mondiali e molti immigrati sono ospitati in nazioni in via di sviluppo dove i sistemi sanitari sono già sopraffatti e carenti di mezzi” mentre “proteggere la loro salute aiuterà anche a controllare la diffusione del virus”.