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politica

Richiedenti asilo, la meta “preferita” è la Germania

Che gruppi di richiedenti asilo vengano trasferiti da un paese all’altro, e in particolare verso le nazioni di “primo arrivo”, non è esattamente una novità.

 

Si tratta in effetti di una procedura prevista dal trattato di Dubino, entrato in vigore nel 1997, e alla base di spostamenti di richiedenti asilo che vanno avanti ormai da tempo. Il principio base consiste nell’evitare, per quanto possibile, che i rifugiati facciano domanda in più paesi alla volta, e che a occuparsi delle loro richieste di asilo siano le nazioni in cui essi sono arrivati per la prima volta. Diventa quindi possibile, sotto determinate condizioni, trasferirne alcuni verso tali nazioni.

 

Naturalmente si tratta di un accordo politico, e come tale né scritto nella pietra né per forza la soluzione migliore possibile: finché esso resta in vigore, però, va rispettato. Se – legittimamente – non piace, esistono appositi strumenti politici e democratici per modificarlo, ma certo non si può far finta che non esista.

 

Usando i dati Eurostat, reperiti grazie al ricercatore dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale Matteo Villa, possiamo per esempio ricostruire facilmente di cosa si tratta, e che dimensioni ha la questione.

 

Gli ultimi numeri disponibili fanno riferimento al 2017, e puntano alla Germania come paese verso cui avviene il maggior numero di trasferimenti. Segue a una certa distanza l’Italia, e poi tutti gli altri molto più indietro.

 

Guardando all’altro verso, troviamo invece Grecia e ancora Germania, seguita da vicino dall’Austria, come le nazioni da cui invece più spesso si sono verificati i trasferimenti di persone. In questo caso non ci sono pochissimi paesi che da soli fanno quasi tutto il totale, come succede per gli arrivi, quanti piuttosto una maggiore dispersione: nell’elenco dei rilevanti risultano allora, per esempio, anche Francia, Olanda e Svizzera.

I trasferimenti verso l’Italia hanno coinvolto, nel 2017, persone in arrivo soprattutto dall’Austria, e poi da Germania e Francia praticamente in pari misura. Ancora inferiori i flussi dalla Svizzera, e via a scendere poi con tutte gli altri paesi coinvolti.

 

I singoli flussi di dimensioni maggiore, emerge scomponendo un po’ i dati, sono stati quelli andati dalla Grecia alla Germania e poi dall’Austria all’Italia. Circa un migliaio di richiedenti asilo, poi, hanno lasciato rispettivamente l’Olanda per la Germania e di nuovo la Germania per l’Italia stessa.

L’Italia, a causa della sua posizione nel Mediterraneo, è un paese di primo arrivo per i richiedenti asilo, e date queste condizioni non sorprende che i numeri mostrino alcuni flussi in ingresso e pochissimi in uscita.

 

Le statistiche disponibili, d’altra parte, mostrano che pur risultando fra le prime nazioni per numero di sbarchi, le richieste di asilo sono state molte di più altrove . Se poi aggiungiamo il fatto che secondo le stime disponibili non risulta che in Italia ci siano molti più immigrati irregolari che in altri paesi,  si deduce che tante fra le persone sbarcate in Italia si sono poi dirette altrove, e in particolare verso l’Europa centrale e settentrionale. Così per esempio si spiegano le tantissime richieste di asilo in Svezia, nazione verso cui certo non ci si può teletrasportare partendo dal Medio Oriente o dall’Africa.

 

A questo va aggiunto che numeri identici di richiedenti asilo incidono in maniera diversa su paesi piccoli e grandi. Negli ultimi tre anni la Germania ha avuto 1,4 milioni di richieste di asilo, contro le circa 330mila dell’Italia e 220mila proprio della Svezia: non fosse che però quest’ultima ha  10 milioni di abitanti contro i 60 dell’Italia e quasi 83 della Germania.

 

 

Questi dati riguardano, per l’esattezza, soltanto le persone effettivamente trasferite verso la nazione d’ingresso. Perché si arrivi a questo risultato esistono procedure specifiche, e le richieste di trasferimento in effetti non vanno sempre a buon fine: esse sono  in effetti molte di più rispetto agli spostamenti reali.

 

Mettendole insieme, viene fuori che una volta all’estero è molto difficile per i richiedenti asilo tornare poi in Italia; anche se erano sbarcati lì. Il rapporto fra richieste e trasferimenti effettivi è molto basso, in particolare per gli arrivi da Francia e Germania: due nazioni che solo nel 2017 hanno chiesto di poter trasferire circa 36mila persone, con circa 2mila spostamenti avvenuti davvero.