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economia

Chi guadagna meno di 10mila euro può permettersi l’auto di lusso?

Chi guadagna meno di 10mila euro l’anno può permettersi un auto di lusso? Molto probabilmente no, a meno di condurre una vita ascetica sotto ogni altro aspetto. E allora che succede se si incrociano i dati sulla povertà con quelli relativi all’acquisto delle auto di lusso? Succede che in alcuni comuni d’Italia si assiste ad una correlazione positiva tra questi due fenomeni. O, detto altrimenti, a questo:

Come mostra la legenda, le aree in cui c’è una correlazione tra alte percentuali di redditi inferiori ai 10mila euro e di auto di lusso sono colorate di nero. Alla fascia media appartengono tutti i valori compresi tra quello medio ± 10%. I filtri Regione e Provincia consentono di concentrare l’analisi su un territorio in particolare.

Intanto, la fonte dei dati. Per quanto riguarda l’Irpef, si tratta dei dati sulle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2017. Che sono resi disponibili sul proprio sito dal Ministero dell’Economia. InfoData ha scelto di considerare la percentuale di redditi inferiori a 10mila euro sul totale di quelli dichiarati. Una situazione che lo scorso anno ha riguardato il 29,13% dei contribuenti.

Arrivano invece dal dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti i numeri relativi alle automobili. In particolare, InfoData ha calcolato la percentuale di auto di lusso acquistate dal 2012 ad oggi sul totale di quelle comperate nello stesso periodo. E come è stata definita un’auto di lusso? Si è scelto, in maniera del tutto arbitraria, di considerare i veicoli con una cilindrata superiore ai 3mila cc e una potenza superiore ai 200kW. Si tratta di 43mila automobili sugli oltre 8 milioni acquistati dal 2012 ad oggi, lo 0,54% del totale.

L’obiettivo, come detto, era quello di individuare le aree nelle quali tra i due fenomeni esista una correlazione positiva. Ovvero comuni nei quali si registrino contemporaneamente un’alta percentuale di redditi dichiarati inferiori ai 10mila euro e un’alta percentuale di acquisti di auto di lusso. Ovviamente, tra i due fenomeni non c’è alcun tipo di rapporto causale. Né è automatico che i proprietari di queste autovetture siano anche persone che hanno dichiarato meno di 10mila euro al fisco. Tanto più che, specie nei comuni più piccoli, può succedere che sia solo una l’auto di lusso acquistata. Ma che, fatte le proporzioni col resto delle vetture comperate, la percentuale finisca tra quelle più alte. Si tratta, però, di valori medi. E situazioni come questa si possono verificare.

Quella mostrata più sopra, insomma, non è una mappa dell’ascetismo di chi rinuncia ad ogni bene materiale eccetto l’auto di grossa cilindrata. O, per dirlo fuori dai denti, dell’evasione fiscale. Più verosimilmente, è una mappa che evidenzia i territori in cui ci sono maggiori disuguaglianze a livello sociale. Aree cioè nelle quali convive una percentuale di persone che dichiarano al fisco meno di 10mila euro più alta che nel resto d’Italia. E una quota più elevata di contribuenti che possono permettersi il “macchinone”. Ammesso e non concesso che l’acquisto di auto di lusso possa essere considerato un indicatore in questo senso.

Ora, questa correlazione tra alte percentuali di redditi bassi e di autovetture di un certo livello si evidenzia in particolare in alcune zone della Puglia settentrionale e della provincia di Bolzano, segnatamente nell’area della Val Venosta. In buona parte dei comuni del Sud e del Nord si verifica invece quello che ci si potrebbe aspettare: nel Meridione una quota più elevata di redditi inferiori ai 10mila euro e una più bassa di auto di lusso. In pianura padana e nel Triveneto il contrario: più bassa la percentuale di chi dichiara meno di 10mila euro l’anno, più alta quella di chi ha un motore da almeno 3mila cc e 200kW.

Vale la pena ribadirlo ancora una volta: non si sta accusando nessuno. Che tra chi dichiara redditi bassi e i proprietari di auto di lusso ci sia, eventualmente, oltre che una correlazione anche una coincidenza, non spetta certo a noi dirlo. Tanto più che per scoprirlo non bastano gli open data: servono gli accertamenti da parte della Guardia di Finanza.

Si ringrazia Marco Guerra del centro studi del Sole 24 Ore per in contributo con R sui dati raccolti

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  • Daniele Candiani |

    Sono d’accordo: staniamolì e facciamo sì che paghino le tasse come giusto !

  • Daniele Candiani |

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  • arthemis |

    Val Venosta: ci sono molti frontalieri (questo aspetto complica sempre le analisi sul Trentin Alto Adige)

  • arthemis |

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  • Alberto Ghirelli |

    Mi sembra di leggere che questi dati si riferiscano ad acquisti di auto nuove di almeno 3litri di cilindrata e di potenza di quasi 300hp. Si tratta decisamente di auto di fascia alta, costose da acquistare e costose da mantenere. Incrociare i dati fra reddito dichiarato inferiore a 10k ed acquisto di tali auto non permette di trarre alcuna conclusione. Ovvero: costituisce una valida base per eseguire degli accertamenti, per capire quando dichiara ogni acquirente. Stante al disegno, l’unica cosa che si potrebbe dire è che nelle aree nere esiste una probabilità più alta che persone dichiaranti poco si siano potute acquistare un’auto che, sulla carta, non dovrebbe essere alla loro portata. Io credo che qui stia la sostanza di quanto chiedono gli Italiani Onesti (e lo scrivo maiuscolo, per loro rispetto). Controlli ed accertamenti a tappeto che demoliscano la criminalità fiscale, scoprendo e facendo pagare a caro prezzo agli evasori il loro essere “più furbi degli altri”. Oggi grazie alle reti fra basi dati, indicatori, codici fiscali e partite Iva, oltre a conti correnti e carte di credito, dovrebbero esistere tutti i mezzi per individuare non gli evasori, bensì le aree e gli obbiettivi di accertamenti che non dovrebbero lasciare scampo a chi non fa il proprio dovere di buon cittadino. A volte però mi attanaglia un dubbio: ma la politica li vuole veramente trovare gli evasori? Tutti?

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