Chi ha vinto il Wildlife Photographer of the Year 2025?

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C’è un singolo fotogramma che, più di ogni altro, definisce lo stato dell’arte della fotografia naturalistica per il 2025. Non è solo un’immagine, è un’interfaccia diretta con un mondo che scompare e riappare. Una iena bruna, specie elusiva per definizione, si ferma. Guarda dritta in camera. L’arena non è la savana, ma le rovine spettrali di Kolmanskop, Namibia, una città fantasma che l’uomo ha abbandonato e la natura si sta lentamente riprendendo.

Una delle fotografie in concorso al Wildlife Photographer of the Year 2025, punto di riferimento per la fotografia naturalistica organizzato dal Natural History Museum di Londra, 15 ottobre 2025.
Wildlife Photographer of the Year -Natural History Museum

Lo scatto del sudafricano Wim van den Heever, vincitore assoluto del Wildlife Photographer of the Year, è la sintesi perfetta di un progetto a lungo termine. Dieci anni. Questo il tempo, l’investimento in pazienza e tecnologia, necessario per ottenere non una foto, ma questa foto. Un dato grezzo, un incontro quasi impossibile trasformato in un’icona. La giuria del Natural History Museum di Londra ha visto in questo fotogramma la summa delle metriche del fotografo moderno: curiosità, certo, ma soprattutto una perseveranza che assomiglia più a un’ossessione per l’acquisizione del dato perfetto.

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L’Italia vince con un racconto in un frame

E poi c’è l’Italia. Ma non è un’Italia da cartolina. Il nostro vincitore nella categoria giovani, il diciassettenne Andrea Dominizi, porta a casa un premio con un’immagine che è un potente pezzo di data-storytelling. Sui Monti Lepini, nel Lazio, un coleottero Morimus asper si muove su un tronco. Lo sfondo, però, non è un bosco idilliaco. È sfuocato, ma inconfondibile: sono i macchinari del disboscamento.

L’immagine di Dominizi è un capolavoro di narrativa per contrazione. In un singolo frame sono codificate due storie opposte: da un lato la tecnologia umana che distrugge, dall’altro l’algoritmo perfetto della natura, con il coleottero che fa il suo lavoro fondamentale di riciclatore, di processore del legno morto. È la resilienza contro la devastazione. Una foto che non si limita a mostrare, ma che spiega un intero ecosistema in conflitto.

Una galleria di dati visivi dal mondo

Il concorso, con il suo record di oltre 60.600 candidature da 113 paesi, non è una semplice gara, ma il più grande progetto di crowdsourcing visivo sullo stato del nostro pianeta. E le altre immagini premiate sono altrettanti “data point” carichi di significato.

Basta scorrere la galleria per capire. Vediamo la geometria quasi astratta di una fila di pulcini di pinguino imperatore sul bordo di una banchisa, un’immagine che trasmette una fragilità algoritmica, un sistema sull’orlo del collasso. Ci si immerge nello sguardo quasi umano di un branco di lupi artici, un contatto visivo che annulla la distanza tra osservatore e osservato. Si decodifica la complessità di una scena di caccia, un’alleanza tattica tra due pesci e una garzetta, a dimostrazione di come in natura esistano network e strategie collaborative efficientissime.

Ci sono poi immagini che documentano comportamenti al limite, quasi un “aggiornamento” delle capacità di una specie: murene che si lanciano fuori dall’acqua per cacciare, forzando i confini del proprio habitat. O ancora, istantanee che raccontano la nostra era, l’Antropocene: uno stormo di gabbiani che circonda un peschereccio è la rappresentazione perfetta dell’interfaccia, spesso conflittuale, tra l’industria umana e gli ecosistemi marini.

Infine, il fotogramma più duro, più potente nel suo silenzio. Un feto di rinoceronte bianco settentrionale. Non ce l’ha fatta. L’immagine non è un semplice documento, è un grafico a impatto zero che visualizza il dato più terribile: l’estinzione. Con solo due femmine rimaste, quella foto non racconta il passato, ma visualizza un futuro già scritto.

Dal 17 ottobre, queste 100 immagini non saranno solo in mostra al Natural History Museum. Saranno un archivio aperto, un dataset visivo potentissimo per chiunque voglia capire, attraverso la forza di un singolo fotogramma, le storie complesse che governano il nostro mondo.

Per approfondire.