Nell’ultimo report dell’European Defence Agency (EDA), l’agenzia intergovernativa che si propone come centro nevralgico della cooperazione europea in materia di difesa, la spesa totale dei 27 Paesi appartenenti all’Unione Europea è prevista aumentare fino a raggiungere i 381 miliardi di euro. Una quota di investimento pari al 2,1% del PIL cumulativo Ue, che porterà a superare (per la prima volta) la linea guida del 2% imposte dagli accordi Nato. Nel 2035 questa soglia salirà del Pil.
Rispetto agli altri anni la crescita è costante. Nel 2024, la spesa totale per la difesa degli Stati membri aveva raggiunto i 343 miliardi di euro. Un investimento che si attestava come l’ennesimo record, registrato per il decimo anno consecutivo. In questo contesto di crescita va Readiness 2030, spesso chiamato “ReArm Europe“, un piano di difesa militare dell’Unione europea proposto per rafforzare le capacità militari dei paesi membri. Lanciato nel marzo 2025 dalla Commissione europea prevede la creazione di un margine di manovra fiscale aggiuntivo, fino a 800 miliardi di euro nei prossimi quattro anni. Questo dovrebbe ulteriormente stimolare la spesa oltre le attuali previsioni. A riguardo, se interessa sapere il ranking globale dei Paesi con maggiore spesa militare, noi della redazione di Info Data abbiamo trattato l’argomento in un precedente articolo.
Chi sta investendo di più?
Nel 2024 un totale di 25 Paesi ha aumentato la propria spesa per la difesa in termini reali (uno in più rispetto al 2023), mentre solo due hanno ridotto (seppur leggermente) la propria quota d’investimento militare (parliamo del Portogallo e dell’Islanda). L’innalzamento della quota percentuale del Pil richiederà ulteriori investimenti (e anche sostanziosi) e determinerà un fabbisogno aggiuntivo di quasi 254 miliardi di euro, raggiungendo in questo modo una spesa totale per la difesa pari a circa 635 miliardi.
Il confronto con Cina, Russia e Usa.
Anche se, in termini di bilancio, l’Ue spende collettivamente per la difesa più della spesa dichiarata sia dalla Russia (107 miliardi di euro) che dalla Cina (250 miliardi di euro) – cifre che dovrebbero essere interpretate con cautela a causa della limitata trasparenza – entrambi i Paesi raggiungeranno probabilmente una maggiore efficienza in termini di costi nell’investimento bellico, e questo grazie ai loro prezzi interni più bassi.
Se facessimo un confronto con quanto investito nel settore bellico dall’Ue e dagli Stati Uniti, si noterebbe una decisa disarmonia. Secondo le stime della Nato, nel 2025, da parte degli States si prevede una spesa complessiva pari a 845 miliardi di dollari, superiore di 286 miliardi da quanto ci si aspetterebbe, in maniera cumulativa, sia dai Paesi europei appartenenti alla Nato, sia dal Canada. Quella degli USA è una quota decisamente ampia, ma in continuità con quanto stimato nel 2024, quando era pari a 823 miliardi di dollari.
Ma cosa si può dire, invece, per l’Italia?
Le stime dell’agenzia intergovernativa Eda, proveniente dal Consiglio dell’Unione europea, dimostrano che la spesa nostrana in armamenti, nel 2025, potrebbe essere pari a 45,3 miliardi di euro, in netto aumento rispetto ai 32,7 del 2024 e ai 31,3 del 2023. Un modo per rientrare nel 2% di Pil degli accordi Nato. Una quota che continuerà a crescere, visto il prossimo livello, quello del 5%, da raggiungere entro il 2035.
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