Più di 3.500 specie animali sono minacciate dal cambiamento climatico in corso, con conseguenze potenzialmente devastanti per il funzionamento degli ecosistemi. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università Statale dell’Oregon (OSU) e pubblicato su BioScience.
“Siamo all’inizio di una crisi esistenziale per gli animali selvatici della Terra”, ha affermato William Ripple dell’Oregon State University, che ha guidato lo studio. “Finora, la causa principale della perdita di biodiversità è stata la duplice minaccia dello sfruttamento eccessivo e dell’alterazione dell’habitat, ma con l’intensificarsi del cambiamento climatico, prevediamo che questo diventi una terza grande minaccia per gli animali della Terra”. Ripple, professore di ecologia presso il College of Forestry dell’OSU, e i suoi collaboratori negli Stati Uniti e in Messico hanno utilizzato set di dati pubblici sulla biodiversità per esaminare i dati di 70.814 specie appartenenti a 35 classi esistenti. Hanno categorizzato le specie in base alla classe e ai rischi legati ai cambiamenti climatici.
Hanno scoperto che almeno un quarto delle specie appartenenti a sei diverse classi è minacciato dai cambiamenti climatici; queste classi includono aracnidi e chilopodi (millepiedi), nonché antozoi e idrozoi (invertebrati marini imparentati con meduse e coralli). Percentuali minori di specie appartenenti ad altre classi sono anch’esse direttamente a rischio a causa del riscaldamento globale. “Siamo particolarmente preoccupati per gli invertebrati oceanici, che assorbono la maggior parte del calore generato dai cambiamenti climatici”, ha affermato Ripple. “Questi animali sono sempre più vulnerabili a causa della loro limitata capacità di muoversi e di eludere rapidamente le condizioni avverse”. Gli impatti improvvisi sulle comunità animali possono manifestarsi sotto forma di mortalità di massa dovuta a eventi estremi come ondate di calore, incendi boschivi, siccità e inondazioni.
I risultati indicano che a correre il rischio maggiore sono gli invertebrati marini: “Questi animali sono sempre più vulnerabili – osserva Ripple – a causa della loro limitata capacità di muoversi e di eludere rapidamente condizioni avverse”. Ad esempio, l’aumento della temperatura dell’acqua ha ridotto del 90% la popolazione di molluschi lungo la costa israeliana, l’ondata di calore nel Pacifico Nord-occidentale del 2021 ha provocato la morte di miliardi di piccoli organismi, e quella del 2016 è stata la causa della moria di coralli sul 29% della Grande Barriera Corallina australiana.
Ma gli effetti del riscaldamento globale si stanno facendo sentire anche su molte altre classi di animali: nel 2015 e 2016 circa 4 milioni di urie comuni, una specie di uccello, sono morte di fame al largo della costa occidentale del Nord America, a causa della scarsità di cibo dovuta a un ondata di caldo estrema. La stessa che ha provocato un calo del 71% nel merluzzo del Pacifico, e un evento simile è stato probabilmente all’origine della morte di circa 7mila megattere nel Pacifico settentrionale tra il 2012 e il 2021.
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