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Che cosa pensano i ragazzi delle superiori del mondo del lavoro?

Il 67,3% dei diplomati del 2022, alla vigilia del diploma, ha intenzione di lavorare o comunque di cercare un lavoro, almeno saltuario, per guadagnare qualcosa. Il 24,5% cerca un lavoro continuativo a tempo pieno – il 14,4% dei diplomati liceali, il 34,6% dei tecnici e il 47,7% dei professionali – mentre il 42,9% vorrebbe un lavoro occasionale, saltuario o a tempo parziale.
Per tenere a mente gli stereotipi di genere: fra i 18 enni, le femmine sono in generale più disposte dei maschi a lavorare parttime (67,1% rispetto a 50,9%), mentre i maschi sono più disponibili delle femmine a lavorare in conto proprio (71,1% rispetto a 65,9%). Sono i dati dell’indagine di Almadiploma sul Profilo dei Diplomati 2023, che ha coinvolto oltre 32 mila diplomati del 2022, chiaramente escludendo quanti si sono fermati dopo il terzo anno di scuola professionale.

Nel complesso il 91,9% dei diplomati che intende cercare un lavoro a tempo pieno è disponibile a lavorare a tempo pieno (il 62,7% lo è “decisamente”), mentre la percentuale si attesta al 58,2% per il contratto part-time e al 53,8% per il telelavoro o smart-working.

Al tempo stesso, dal pre al post pandemia è cresciuta la percentuale di diplomati che vuole proseguire gli studi, in particolare fra i diplomati professionali. Negli ultimi 5 anni – dal 2018 al 2022 – la quota di coloro che intendono andare all’università è aumentata di 2,8 punti percentuali, tra i professionali addirittura di 9,3 punti percentuali. L’aumento è ancora più evidente se si prende in considerazione l’intenzione di cercare lavoro (+4,9 punti percentuali), quota che, per tipo di corso, raggiunge +6,2 punti percentuali tra i liceali e +5,5 tra i tecnici.

Nella scelta del lavoro ideale i neodiplomati attribuiscono particolare importanza a quattro aspetti, in quest’ordine: la possibilità di guadagno, la stabilità del posto di lavoro, l’acquisizione di professionalità e la possibilità di carriera. Molto meno importanti sono la coerenza con gli studi compiuti (importante per il 65,9% di loro, le – sebbene sembri in contraddizione con quanto scriviamo sui giovani globetrotter – anche l’opportunità di contatto con l’estero, interessante solo per 7 ragazzi su 10. Un aspetto interessante è che la quota di diplomati che dichiarano di conoscere la lingua inglese con un livello pari ad almeno B2 è in costante aumento nel tempo: oltre 7 punti percentuali rispetto al 2018, quota particolarmente elevata tra i tecnici, più ridotta tra i liceali e i professionali.

A mostrare i maggiori incrementi nel quinquennio considerato sono la necessità di il tempo libero (+11,3 punti percentuali), la flessibilità dell’orario (+6,5), l’indipendenza o autonomia (+4,5) e la coerenza con gli studi (+4,4). Aumenta, inoltre, la quota di diplomati che si dichiara disponibile a lavorare con un contratto autonomo (+4,0 punti percentuali, raggiunge +5,2 punti tra i liceali e +4,8 tra i professionali)
Si riduce invece la disponibilità verso un lavoro a tempo pieno (-9,6 punti percentuali sul totale, raggiunge -12,6 tra i professionali) e a tempo indeterminato a tutele crescenti (-6,5 punti, senza rilevanti differenze per tipo di diploma).

Quanto incidono, su questo risultato, le strategie personali di vita e la propensione allo studio? Ancora molto. I ragazzi che provengono da contesti più avantaggiati, soprattutto per quanto riguarda il titolo di studio dei genitori, sono più facilitati a scuola, ottenendo risultati migliori (sia in termini di voti finali che alle prove INVALSI), e quindi sono più propensi a proseguire gli studi, scegliendo un liceo. Chi ha genitori di estrazione sociale elevata ottiene alla fine delle medie “10 o 10 e lode” nel 18,4% dei casi, mentre chi proviene da famiglie meno avvantaggiate raggiunge il massimo dei voti solo nel 9,4% dei casi. Ha ottenuto il massimo dei voti alla licenza media il 21,8% per i ragazzi con almeno un genitore laureato, il 12,6% di chi ha genitori con al più il diploma di scuola secondaria di secondo grado e il 6,5% dei figli di genitori non diplomati. A voler lavorare più di frequente sono i diplomati con genitori con titoli inferiori al diploma (56,7%) rispetto a chi ha genitori laureati (50,4%). Ben il 19,6% dei diplomati che oggi intendono solo studiare aveva concluso le medie con l’esito di “10 o 10 e lode”, rispetto al 2,4% di chi intende solo lavorare.
L’indagine mette a confronto il profilo degli studenti che hanno intenzione solo di studiare (università/AFAM/altri corsi che rilasciano un titolo equiparato alla laurea) con quello dei diplomati che intendono soltanto lavorare.
Chiaramente i liceali sono di gran lunga più presenti fra i diplomati intenzionati a studiare che fra chi sceglie il lavoro, e altrettanto ovvio è il fatto che il 38,0% dei diplomati intenzionati solo a studiare abbia alle spalle genitori laureati, contro il 12,1% tra coloro che intendono solo lavorare. Il 28,9% dei diplomati intenzionati solo a studiare proviene da famiglie di classe elevata, contro il 14,3% tra coloro che intendono solo lavorare.

È evidente che anche fra i giovanissimi, nonostante si notino miglioramenti – ad esempio la grande crescita negli ultimi cinque anni di chi intende continuare a studiare dopo il diploma professionale – la mobilità sociale rimane in media pesantemente influenzata dalla situazione di partenza.