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economia

Boomers, Millennials, GenZ. Come si misurano le generazioni? Parte 1

Boomers, Millennials, Gen Z… tutti termini ormai entrati nel nostro linguaggio comune, per indicare in modo più o meno condiviso delle caratteristiche “tipiche” di una generazione, rispetto alle abitudini professionali, abitative, all’uso della tecnologia, e via dicendo.
La suddivisione della popolazione secondo queste categorie, che vengono sempre più utilizzate anche in statistica, è tutt’altro che banale. Decidere quali anni di nascita facciano iniziare o chiudano una generazione implica complesse valutazioni sociologiche, e infatti ad esempio secondo alcuni la generazione dei Millennials inizia con i nati nel 1985 e si chiude con i nati nel 1995, per altri inizia con i nati nel 1980 e si chiude con i nati nel 1997. Lo stesso vale per i Baby Boomers: una persona nata nel 1968 è un boomer oppure no?
Una domanda da porsi è per esempio se invecchiando i Gen Z (i nati circa dal 1997 al 2010) o i Millennial muteranno le loro opinioni sulle varie questioni – politica, cambiamento climatico, abitudini – oppure no. In altre parole: gli atteggiamenti che oggi ci sembrano contraddistinguere una generazione sono un tratto duraturo specifico proprio di quella generazione o riflettono semplicemente una fase della vita?

Un interessante lavoro di Pew Research, il noto centro studi statunitense, ha cercato di sintetizzare come si misurano questi aspetti, costruendo un modello che ci permette di sfatare alcuni miti che oramai ci portiamo dietro come bias. Ad esempio, che i giovani si spostino di più e si sposino sempre meno, attribuendo un carattere di maggior instabilità alla generazione dei giovani adulti rispetto ai loro genitori. Pew Research ha tentato un’analisi di questo tipo usando 60 anni di dati dell’US Census Bureau sui tassi di matrimonio e sulla probabilità di aver cambiato residenza nell’ultimo anno per rispondere a due domande: il minor tasso di matrimoni tra i giovani adulti di oggi riflette un effetto generazionale o è spiegato da altri fattori? Seconda domanda: il tasso relativamente basso di spostamento tra i giovani adulti di oggi riflette un effetto generazionale o è spiegato da altri fattori?

Un nuovo modello

Questo nuovo modello necessita di due elementi: di dati raccolti nel corso di molti anni – idealmente almeno 50 anni, o abbastanza a lungo da consentire a più generazioni di avanzare attraverso le stesse fasi della vita – e uno strumento statistico chiamato analisi età-periodo-coorte (APC) che permette di confrontare gli atteggiamenti di diverse generazioni mentre attraversavano le stesse fasi della vita. Per esempio intervistando un 25 enne nel 2020 (che sarebbe un Millennial), un 25enne nel 2000 (un Gen Xer) e un 25enne nel 1980 (un Baby Boomer). Nell’analisi APC, ciascun intervistato appartiene a due categorie: la propria generazione, determinata dall’anno in cui è nato, e l’anno in cui i dati sono stati raccolti.

Il modello restituisce le probabilità previste di matrimonio per qualsiasi combinazione di variabili che gli vengono trasmesse, comprese combinazioni che non esistevano in precedenza nei dati e combinazioni che sono, per definizione, impossibili. Il modello può, ad esempio, prevedere la probabilità che un Millennial di età compresa tra 23 e 38 anni nel 1968 si sposi, anche se non esiste una persona del genere! Ciò è utile non per ciò che rappresenta in sé e per sé, ma per ciò che può spiegare sull’influenza della generazione sul matrimonio.Per fare questo, il primo requisito è creare un set di dati su cui il modello può calcolare delle probabilità. Questo set di dati dovrebbe poter giocare con tutte le variabili utilizzate nel modello.
I ricercatori hanno elaborato una funzione su cinque input: il modello, i dati originali, una categoria di generazione (coorte), un intervallo di anni (periodo) e un intervallo di età. Questa funzione prende tutti i dati per gli anni e le età indicati (provenienti dalla Current Population Survey’s Annual Social and Economic Supplement ASEC statunitense), e imposta tutte le generazioni in modo che siano le stesse mantenendo tutto il resto invariato. Senza addentrarci troppo nella matematica, quello che ne esce è una funzione che stima il tasso di matrimonio tra individui se fossero tutti Millennial, o Boomer o GenZ, indipendentemente dall’anno in cui compaiono nei dati ASEC.

….segue