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cronaca

Un pollo si ammala e il prezzo delle uova cresce del 30%

Stabilire una correlazione, nel senso statistico del termine, è un’azzardo, anche perché sull’incremento dei prezzi ha inciso anche la crescita dell’inflazione che sta investendo più in generale i mercati. Ma a spingere il prezzo delle uova c’è anche il virus dell’influenza aviaria.

Intanto i prezzi, il cui incremento su base annua è rappresentato nel grafico che apre questo pezzo, costruito su dati Eurostat aggiornati a gennaio 2023. In media, nei 27 paesi dell’Unione, il prezzo delle uova è cresciuto del 30,4%. Il record spetta alla Cechia, dove in 12 mesi il costo è salito dell’84,9%. Seguono Ungheria e Slovacchia, con un aumento rispettivamente del 79,4 del 78,9%.

L’Italia si trova agli ultimi posti di questa classifica, visto che nel nostro paese l’incremento dei pezzi delle uova si è ‘limitato’ al 20,8%. Meglio, o forse sarebbe più accurato dire meno peggio, è andata solo in Francia (20,7%), Austria (19,3%), Lussemburgo (18,3%) e Germania (17,9%).

Un aumento dei prezzi decisamente più alto dell’inflazione media registrata in questi mesi. E che si spiega anche per via dell’epidemia di influenza aviaria che sta colpendo non solo la fauna selvatica, ma anche i polli da allevamento. In questo grafico, costruito a partire da dati diffusi dallo European Centre for Disease Prevention and Control, sono rappresentati i focolai di influenza aviaria altamente patogena registrata negli allevamenti di pollame europei tra dicembre 2022 e febbraio 2023:

Come si vede, il valore più alto, pari a 191 focolai, lo si registra in Francia: cercando una correlazione, se ne sarebbe trovata una inversa tra i due fenomeni. Anche in questo caso, l‘Italia si trova agli ultimi posti della classifica, con appena 2 focolai registrati all’interno degli allevamenti. I dati fanno riferimento ai virus A(H5N1) e A(H5Nx), il primo dei quali ha fatto registrare anche un totale di 873 infezioni umane, 458 delle quali hanno causato il decesso del paziente, in 22 paesi del mondo. Si tratta, per la maggior parte, di paesi asiatici, ma nell’elenco figurano anche il Regno Unito e la Spagna.