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tecnologia

In Europa i ricercatori sono più di due milioni, ma molti lavorano part time

Guardando all’ordine di grandezza, è come se tutti gli abitanti della Slovenia fossero impegnati nella ricerca scientifica. La notizia è che nel 2021 l’Europa ha superato quota 2 milioni di ricercatori. O meglio, di ricercatori full time equivalent (Fte): detto altrimenti, i ricercatori sono già più di due milioni, ma molti lavorano part time. Contandoli però come se fossero occupati a tempo pieno, ecco che si superano i 2 milioni di ricercatori.

Il grafico che apre questo pezzo, costruito a partire da dati diffusi da Eurostat, mostra l’andamento nel corso degli ultimi dieci anni. Il filtro nella parte bassa (in alto a sinistra per chi leggesse da desk) consente di selezionare uno dei 27 paesi dell’Unione. Scegliendo l’Italia, si scopre che in dieci anni il nostro paese è passato da 110mila ricercatori Fte a 173mila. Più o meno quanti gli abitanti di Reggio Calabria.

Volendo comprendere quanto pesi l’Italia nel complesso della ricerca europea, almeno sotto il profilo degli uomini e delle donne impegnati in questa attività, è possibile osservare questo grafico:

In numeri assoluti, l’Italia è terza in Europa per numero di ricercatori Fte. Al primo posto c’è la Germania con 459mila, al secondo la Francia con 340mila. Si tratta, come detto, di numeri assoluti, quindi poco significativi per voler determinare se siano pochi o tanti rispetto alla popolazione. Per dare un’idea, però, il numero di cittadini francesi è paragonabile a quello italiano. Ma a Parigi i ricercatori sono il doppio. Più interessante, volendo confrontare come siano andate le cose nei 27 paesi dell’Unione, è guardare alla variazione percentuale registrata nel corso del decennio per il quale Eurostat fornisce i dati. La situazione è questa:

Con un aumento di oltre il 100%, Svezia e Polonia hanno raddoppiato il numero di persone impegnate nella ricerca a tempo pieno. La media europea vede un aumento del 39,9% dei ricercatori Fte, l’Italia con una crescita del 56% si piazza al settimo posto di questa classifica. L’unico risultato negativo arrivata dal Lussemburgo, che ha fatto registrare una contrazione del 5% del personale impegnato nella ricerca.