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economia

Come si partorisce oggi in Italia? Le donne meno istruite fanno meno visite

Ancora nel 2021 le donne con scolarità medio-bassa effettuano la prima visita più tardivamente rispetto a quelle più scolarizzate: 11 donne su 100 con titolo di studio elementare o senza nessun titolo che effettuano la prima visita dopo l’11° settimana di gestazione, contro il 2% fra le donne con scolarità alta. Attenzione però: anche l’1% delle laureate non ha effettuato nessun controllo in tutta la gravidanza, e il 2% nel primo trimestre. La giovane età della donna incide. Il 2,7% delle giovanissime non fa alcun controllo in gravidanza e il 12% di loro effettua la prima visita oltre l’undicesima settimana di gravidanza.
Nel complesso, nove donne su dieci 10 fanno più di 4 visite ostetriche in gravidanza, mentre 2 donne italiane su 100 si rivolgono al medico per una prima visita dopo il terzo mese di gravidanza, oltre 10 donne straniere su 100. Per quanto concerne le ecografie, nel 2021 a livello nazionale, sono state effettuate in media 5,6 ecografie per ogni parto. 3 donne su 4 fanno più di 3 ecografie, il numero raccomandato dai protocolli di assistenza alla gravidanza del Ministero della Salute. I dati rilevati evidenziano ancora una volta quindi un’eccessiva medicalizzazione e del sovrautilizzo di prestazioni diagnostiche in gravidanza. Fare più ecografie non è infatti risultato correlato con un parto più semplice o esiti migliori al parto.

Nel 2021 si sono registrati 4.486 casi di malformazioni diagnosticate alla nascita. Vengono effettuate in media 3,4 amniocentesi ogni 100 parti e 8,68 prelievi di liquido amniotico su 100 madri con più di 40 anni, un trend risultato in calo rispetto all’ultimo triennio. Fra le tecniche diagnostiche prenatali invasive, dopo l’amniocentesi troviamo l’esame dei villi coriali (nell’1,8% delle gravidanze) e dalla funicolocentesi (nello 0,4%). Il panorama varia di molto a livello regionale, con le regioni meridionali nelle quali si registra una percentuale al di sotto del 5% mentre i valori più alti si hanno in Umbria (7,5%), in Liguria, nel Lazio e in Piemonte (13,5%).

Sono i dati del Rapporto annuale sull’evento nascita in Italia, a cura dell’Ufficio di Statistica, che riporta i dati del flusso informativo del Certificato di Assistenza al Parto (CeDAP). Il 31% dei parti oggi avviene con il taglio cesareo, e il 62,8%  si svolge in strutture dove avvengono almeno 1.000 parti annui. Queste 140 strutture rappresentano il 35,1% dei punti nascita totali. Il 7,1% dei parti ha luogo invece in strutture che accolgono meno di 500 parti annui.

I numeri della mortalità neonatale

Nel 2021 sono nati morti 1.076 bambini, un tasso di natimortalità pari a 2,68 nati morti ogni 1.000 nati, un trend in continua diminuzione negli ultimi 10 anni su tutto il territorio italiano. I decessi nel primo mese di vita sono dovuti principalmente a cause cosiddette endogene, legate alle condizioni della gravidanza e del parto o a malformazioni congenite del bambino. La codifica della causa che ha determinato la natimortalità sembra essere molto difficoltosa anche perché quasi sempre il referto dell’esame autoptico viene reso noto dopo i 10 giorni previsti per la compilazione del CeDAP.
Il 29% degli esiti fatali noti comprendono problemi fetali e placentari che interferiscono con il trattamento della madre, nel 14% i problemi sono insorti per ipossia intrauterina e asfissia alla nascita, nel 6,1% si tratta di esito del momento del parto. Il 3,7% dei casi di decesso entro un mese dalla nascita è dovuto a feto o neonato affetto da complicazioni della placenta, del cordone ombelicale e delle membrane, mentre un altro 3,1% ad aritmie cardiache e un terzo 3% a cause sconosciute. Il 2,4% è avvenuto per complicazioni del cordone ombelicale, mentre il 2,8% è dovuto a problemi relativi alla bassa età gestazionale e al basso peso alla nascita.

Nati pre-termine e punti nascita

6 bambini su 100 nel 2021 sono nati pre-termine, cioè tra le 22 e le 36 settimane di gravidanza; lo 0,8% pesa meno di 1,5 kg, il 6% ha un peso compreso tra f l’87,9% ha un peso tra 2,4 e 3,9 kg mentre il 5,3% supera i 4 kg. I nati a termine con peso inferiore ai 2500 grammi rappresentano circa il 2,9% dei casi. I parti sono classificabili secondo la scala Robson il 10 classi, a seconda della condizione del feto e della madre. Le classi più rappresentate sono quelle delle madri primipare a termine, con presentazione cefalica (classe 1) e delle madri pluripare a termine, con presentazione cefalica e che non hanno avuto cesarei precedenti (classe 3); queste due classi corrispondono complessivamente al 49,9% dei parti del 2021.

L’Unità di Terapia Intensiva Neonatale è fondamentale, ed è presente in 119 dei 399 punti nascita analizzati nel rapporto. 95 Unità TIN sono collocate nell’ambito dei 140 punti nascita dove hanno luogo almeno 1.000 parti annui, mentre delle restanti 24 UOTIN, 13 sono inserite in punti nascita che effettuano meno di 800 parti annui.