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Come si disegnano (e a cosa servono) le mappe del crimine?

Giacomo Salvanelli è psicologo, crime analyst e fondatore di Mine Crime. Parliamo di mappe, strade pericolose e luoghi poco sicuri. Se qualcuno ha già sentito parlare del progetto “Il giro della nera” ecco, siamo da quelle parti. Dopo aver trasformato i big data in indicatori di rischio grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale la società fondata due anni fa ha raccolto e geolocalizzato informazioni sul crimine per costruire la prima e vera mappa del crimine italiana. Il  database è consultabile sia da enti pubblici che dai cittadini. Come funziona? Il software di Mine Crime raccoglie i dati su eventi come rapine, usura, omicidi, truffe, contraffazione che accadono nelle nostre città e crea delle mappe di rischio urbano che possono essere utilizzate da imprese e Pa per i piani di valutazione e gestione dei rischi.   Nel corso della puntata di Think Tally Talk, abbiamo capito come è stato progettato il crawler che lavora su circa il 60% delle informazioni che sono in possesso anche delle istituzioni (soprattutto per quel che riguarda reati contro importanti patrimoni) e arriva a elaborare il 40% in più dei dati in mano alle forze dell’ordine a proposito di reati economici, violenti o di spaccio, scippo e prostituzione. Abbiamo imparato come l’Ai può essere un aiuto a calcolare le rilevanza delle notizie di reato e a diciamo eliminare i falsi positivi. Ma sopratutto abbiamo discusso del ruolo economico e sociale di queste mappe che possono essere messe a disposizione dei cittadini oltre che di imprese e Pa. Quella che vedete nel video è  una piattaforma di advanced data-analytics in materia di risk assessment. Siete su Think Tally Talk