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politica

Violenza sulle donne, storie di chi ce l’ha fatta #ungraficoeunlibro

 

Si avvicina il 25 novembre, la data in cui contiamo le donne vittime di femminicidio. I numeri, in questo caso, difficilmente riservano novità: una donna ogni tre giorni, da anni, viene uccisa per femminicidio. Ovvero, per il suo essere donna. Un fenomeno quello della violenza di genere che, per questo motivo, viene definito strutturale e non certo figlio di un’emergenza. Ma come sempre, dietro ai numeri ci sono le persone, le storie e allora per alzare lo sguardo dalla conta delle donne uccise e per far sì che il 25 novembre non abbia più ragion d’essere, vale la pena guardare anche a chi ce l’ha fatta, a chi dalla violenza domestica è riuscita a uscire.

Nasce da qui il progetto del libro “Ho detto no. Come uscire dalla violenza di genere” di Chiara Di Cristofaro e Simona Rossitto (edito dal Sole 24 Ore) che parte dalle storie delle donne che ce l’hanno fatta perché dimostrino che vittime non si è per sempre, che la violenza non è un destino e che gli strumenti per uscirne ci sono. Come la storia di Antonella, che la violenza l’ha respirata in casa fin da bambina e che ora vive una vita di coppia serena con un compagno che la rispetta, o la storia di Luisa, che nel lavoro ha ritrovato il senso di sé e del suo valore. O, ancora, la storia di Francesco, che la violenza l’ha agita contro le sue ex compagne e non solo e che con un lungo lavoro su di sé è riuscito a eliminarla dalla sua vita.Non ci sono scorciatoie, non ci sono strade facili, ma gli strumenti esistono: dai centri antiviolenza alle persone giuste e formate all’ascolto, da legali specializzati a psicologi e psicologhe che conoscono bene le complesse dinamiche che agiscono quando la violenza è dentro le mura di casa, dentro la famiglia. Anche perché – e questo è l’altro messaggio forte che arriva dalla lettura di questi racconti – la violenza sulle donne non è un problema alieno, che riguarda una minoranza di persone e che possiamo permetterci di vivere con distacco. Affonda le radici in quel sistema di disparità che caratterizza ancora oggi la nostra società e la nostra cultura, per cui è normale che una donna rinunci alle sue aspirazioni professionali per occuparsi dei lavori di cura legati alla famiglia, è consueto che donne e uomini di pari livello professionale e formazioni siano diversamente retribuiti, è storia di ogni giorno che l’essere donna rappresenti un freno. Da qui si deve partire, concludono le autrici, per smettere di festeggiare il 25 novembre.

Un grafico e un libro è una nuovo rubrica che esce tendenzialmente il venerdì  ma non è detto tutti i venerdì. Come la possiamo definire? Una recensione con didascalia intelligente.