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finanza

Perché in Italia alberghi, commercianti e ristoranti pagano una bolletta energetica più salata?

 

La fotografia che arriva da  Confcommercio non è rassicurante. I rincari energetici hanno generato più spese per gli albergatori, i ristoratori e i proprietari di negozi alimentari (ed altre attività commerciali). In Italia più che nel resto dell’Europa. E i numeri parlano chiaro.

Ma quanto sta costando in Italia la crisi energetica? Un + 70% di spese energetiche (in un anno) per alberghi, ristoranti ed altre attività commerciali rispetto a quelle francesi, + 27% rispetto a quelle spagnole. Ma analizziamo i numeri elaborati da Confcommercio-Nomisma Energia sui dati Eurostat.

Cosa dicono i dati? 

Bisogna chiedersi, innanzitutto, a cosa è dovuto un tale divario di spesa tra le nazioni. Dallo studio emerge che l’Italia, che aveva già il triste primato di avere i prezzi di elettricità e gas più alti d’Europa, con l’ultima crisi vede non solo ribadita questa debolezza, ma addirittura peggiorata. Basta osservare le tariffe dell’energia che incidono sulle bollette. I bar della penisola, ad esempio, sopportano un costo di 0,76 €/kWh. Quanto pagano i francesi? Appena 0,45 €/kWh. In Spagna, invece, si arriva a 0,60 €/kWh. Tutto ciò si traduce in una spesa annuale di 15.253 € per i baristi italiani e di appena 9.027 € per i francesi (con un divario assoluto di -6.226 € annuali, -69 punti in termini percentuali).

Ma chi paga la bolletta più salata tra i commercianti europei presi in considerazione? Sono gli albergatori italiani, con una stima di spesa energetica annuale pari a 188.399 euro. I colleghi francesi, in questo caso, si prevede paghino -76.905 € rispetto ai nostri commercianti. Gli spagnoli -40.618 euro. Segue la categoria dei ristoratori. Lo studio parla di 26.080 euro annuali per gli italiani. I francesi ne pagano quasi 11 mila in meno. Gli spagnoli circa 6.

Secondo Confcommercio il problema è la .mancata diversificazione delle nostre fonti di energia (e fornitori) negli ultimi decenni. Serve: “pragmatismo e realismo per gestire – in Europa e nel nostro Paese – il processo di transizione energetica all’insegna della convergenza necessaria tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale”. Si pone l’accento, per altro, anche sulla propagazione del prezzo dell’energia a tutte le filiere di produzione e a ciò che potrebbe innescare una recessione tecnica. Nello studio si afferma: “In questa situazione, se i sostegni del governo – pari a circa 40 miliardi di euro alle famiglie nel 2022 – compensano buona parte delle perdite di reddito, soprattutto per le famiglie meno abbienti, nulla possono contro i circa 77 miliardi di euro perdita di potere d’acquisto della ricchezza liquida, nei soli primi sei mesi del 2022.”.

 L’auspicio è che l’inversione dei prezzi di questo ultimo periodo, continui il suo corso. Il costo del gas TTF, che ha guidato i rialzi, fa segnare a ottobre una flessione, portandosi a circa 100 €/MWh (dopo aver superato i 300 €/MWh a fine agosto). Ancora più intenso è il ridimensionamento dei prezzi dell’elettricità, che dipendono direttamente da quelli del gas. Questi sono scesi sotto i 150 €/MWh, dopo i picchi di oltre 700 €/MWh di fine agosto.

Il nuovo Governo, almeno per ora, non ha fatto grandi mosse a riguardo. Si è piuttosto limitato ad aspettare che i prezzi seguissero il trend a ribasso. Era forse distratto da ben altri punti di programma, come a quanto pare possono essere i rave party.