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economia

Come si misura l’impatto dello smartworking? Emissioni, benessere e produttività: tutti i numeri

In soli sei mesi di smart working parziale (si parla di due o tre giorni a settimana) oltre 300 dipendenti di 11 aziende hanno evitato spostamenti per più di 700 mila km, pari a 17 giri dell’equatore. Inoltre, le emissioni di CO2 risparmiate, sono pari a quelle assorbibili in un anno da una foresta di 32 ettari. E in termini di tempo? Anche qui, tutto di guadagnato, con ben 14 mila ore di spostamenti casa-lavoro fatti salvi e resi disponibili per la propria vita privata. Questo (e molto altro) nello studio condotto dall’Università di Bologna, in collaborazione con Stantec, Manageritalia e Sustainability & Circular Economy Lab.

Insomma, con lo smart working si risparmia in termini di tempo e di soldi, riducendo le emissioni e aumentando benessere e produttività. Ma entriamo nei dettagli dell’analisi, cercando anche di capire le scelte dei lavoratori. A quanto ammontano i benefici? Quali sono i mezzi più usati? E quali giorni della settimana sono preferiti per il lavoro da casa?

I numeri dello studio

Partiamo dai mezzi maggiormente utilizzati dai lavoratori per gli spostamenti. Secondo la ricerca Smart&Value, condotta su 342 dipendenti di 11 aziende, l’84,2% sceglie l’automobile (o è costretto, per via dell’assenza di alternative efficienti), mentre solo il 12% adopera i mezzi pubblici.

Quanti scelgono la mobilità sostenibile?  Il 3,8% (di cui il 2,3% in bici e l’1,5% a piedi).

 

Ma quanto si risparmia ogni giorno? Gli oltre 300 dipendenti, in maniera complessiva, evitano un esborso di quasi 2000 euro, salvando 371 ore del proprio tempo e sfuggendo a più di 20 mila km di percorso casa-lavoro. I costi riguardano soprattutto il carburante, ma anche i pedaggi, il prezzo dei parcheggi e di alcune spese contingenti, come quelle per la gestione familiare (si pensi alla baby-sitter).

E in termini di produttività? Non mancano – bisogna dirlo – i benefici per le imprese: i reparti HR delle aziende appartenenti al campione, hanno rilevato un miglioramento della produttività, del lavoro per obiettivi, e delle competenze digitali delle persone. Anche la digitalizzazione delle procedure e dei modelli organizzativi sembra migliorare, insieme all’uso degli spazi e alla gestione dei costi (quali, ad esempio, il mantenimento e la manutenzione degli uffici). Inoltre, i lavoratori oggetto di studio, si sono detti soddisfatti del proprio lavoro: il 37% degli intervistati si è definito meno stressato, il 25% più concentrato e il 7% più creativo. Solo il 4% preferisce lavorare sempre in ufficio.

Giorno prediletto per lavorare da casa? Il venerdì. Per questa giornata sono state ben 2685 le richieste per esercitare lo smart working (da settembre 2021 a marzo 2022). Una scelta che potrebbe significare una volontà di anticipare la diminuzione dello stress proveniente dal fine settimana. Il giorno meno utilizzato per il lavoro è invece il martedì.

 

Emergono, dunque, i molti benefici dello smart working, sia per i lavoratori, sia per le imprese. Questo va poi letto sotto una lente costi-benefici che non può trascendere dall’attuale condizione economica, ambientale e di politica internazionale. Con l’aumento dei costi energetici e la crisi climatica, quella che è iniziata come una riforma organizzativa interna alle aziende, in virtù delle restrizioni dovute al Covid-19, oggi sfocia come una risposta ad altre difficoltà. L’auspicio è che il management delle grandi corporazioni, come anche quello delle piccole realtà aziendali, abbia modo di intenderne le molte (positive) sfaccettature di questo meccanismo.