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politica

Redditi, occupazione, immigrazione, giovani e anziani: come è cambiata l’Italia dopo il voto?

Un Centrodestra che pesca voti ovunque, del resto ne ha presi più di due su cinque. Centrosinistra e Terzo polo che vanno meglio nei collegi con redditi più alti e più laureati, M5S che invece aumenta i consensi nelle zone più depresse economicamente e tra i giovani. InfoData ha incrociato dati economici, sociali e demografici per analizzare il voto del 25 settembre.

Prima di cominciare, una premessa metodologica: la scelta è stata quella di concentrarsi sui collegi uninominali della Camera, ovvero quelli più piccoli e quindi con un dettaglio maggiore. Ancora, i quartieri delle città più grandi (Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo e Genova) sono suddivisi in più collegi. Gli indicatori utilizzati da InfoData, però, sono calcolati su base comunale. Per questo, nell’analisi, gli indicatori riguardano l’intera città e non solo i quartieri che fanno parte del collegio elettorale.

Gli aspetti economici

Il reddito medio e il tasso di occupazione. Sono questi i due elementi economici presi in considerazione per essere confrontati con i risultati elettorali. Il reddito medio è stato calcolato a partire dai dati relativi ai redditi dichiarati nel 2021 e riferiti quindi all’anno precedente pubblicati dal ministero dell’Economia. Questo il risultato:

Come si può osservare, il consenso del centrosinistra e soprattutto quello del terzo polo crescono in quei collegi in cui il reddito medio è più alto. Per il Movimento 5 Stelle sembra invece valere il ragionamento inverso. Mentre è più complesso individuare una tendenza per quanto riguarda il centrodestra. Che del resto, avendo vinto pressocché ovunque, ha intercettato un voto che va al di là del singolo indicatore demografico.

Un altro indicatore economico preso in considerazione per analizzare il voto degli italiani è quello relativo al tasso di occupazione. Per calcolarlo, InfoData ha incrociato i numeri relativi a coloro che hanno presentato una dichiarazione dei redditi legati al lavoro, dipendente o autonomo, nel 2021, con quelli della relativi alla popolazione al 1 gennaio 2022. Ecco come è andata:

Il M5S è il partito che è riuscito ad intercettare il voto di chi non ha un’occupazione, nel senso che ha ottenuto risultati migliori in quelle aree del paese in cui è più bassa la percentuale di chi lavora. O almeno lo fa dichiarando il reddito che ne percepisce. Per le alte forze, invece, i risultati appaiono migliori nelle zone dove la disoccupazione è più contenuta.

Il voto e gli stranieri

Uno degli elementi da valutare, analizzando il voto che ha premiato chi ha proposto un blocco navale per fermare gli sbarchi dei migranti in partenza dalla Libia, è appunto l’immigrazione. Per farlo InfoData ha messo in relazione il risultato delle urne con la percentuale di residenti stranieri nei collegi al 1 gennaio 2022, calcolata a partire da dati Istat. Ecco cosa dicono i numeri:

In realtà, le coalizioni che hanno ottenuto risultati migliori, ovviamente rispetto alla propria media, nei collegi in cui è più alta la percentuale di residenti stranieri sono il centrosinistra e il terzo polo. Una circostanza che ha in realtà ha smesso di sorprendere almeno dal referendum sulla Brexit, quando l’argomento di riprendere il controllo dei confini fece breccia soprattutto dove la percentuale di residenti stranieri era più bassa.

Il voto e il titolo di studio

Un altro elemento utile per l’analisi del voto è quello relativo al titolo di studio. Il censimento permanente della popolazione condotto da Istat permette di conoscere il numero di laureati su base comunale. La scelta è stata quella di calcolare la percentuale di laureati al 2020, il dato più recente, sul totale della popolazione over 25. In questo grafico sono rappresentati i risultati:

Centrodestra e Cinque stelle vanno meglio nei collegi con le percentuali di laureati più basse, centrosinistra e terzo polo in quelli dove sono più alte. Magra consolazione in un paese che sta agli ultimi posti in Europa per numero di laureati.

Giovani e anziani alle urne

Gli ultimi due elementi presi in considerazione sono infine puramente demografici. E riguardano la percentuale degli under 30 e degli over 65 sugli aventi diritto al voto, messi ovviamente in relazione con il risultato delle urne. Cominciando dai primi, è interessante il risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle:

I pentastellati, infatti, hanno ottenuto risultati migliori in quei collegi nei quali la percentuale di aventi diritto al voto under 30 era più alta. Il centrosinistra, al contrario, sembra essere andato meglio in quei collegi nei quali è più alta la percentuale di aventi diritto al voto over 65:

Anche il centrodestra, seppure in maniera meno marcata, sembra andare meglio dove le percentuali di elettori più anziani sono più alte che nei collegi in cui crescono quelle degli aventi diritto al voto più giovani. Ma, come detto, il successo del centrodestra è così marcato da travalicare anche i singoli fattori presi in considerazione nell’analisi.