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tecnologia

I batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici. I numeri dell’emergenza

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La resistenza antimicrobica (AMR) – cioè il fatto che tanti batteri stanno diventando sempre più resistenti agli antibiotici – è uno dei problemi più complessi da affrontare in questi anni Venti del XXI secolo. Si stimano 4,95 milioni di decessi associati alla resistenza antimicrobica nel 2019, e 2,4 milioni di morti in Europa, Nord America e Australia fra il 2015 e 2050. Già nel 2018 un articolo apparso su Nature che raccontava lo sviluppo dell’AMR negli ultimi 60 anni, parlava di una quarta fase definita come ‘Emerging infections and the End of antibiotics’ per il primo decennio del secolo, e di una quinta fase che staremmo vivendo proprio ora, dove l’AMR sarebbe ‘As important as climate change’. Tanto cruciale quanto il cambiamento climatico. Salute e sostenibilità infatti sono intimamente connessi: l’AMR non è solo un problema clinico. La promiscuità fra gli animali selvatici e l’uomo è dovuta a un mercato finanziario fondato su catene di produzione, specie nell’agroalimentare, radicate sullo sfruttamento della terra, sulla deforestazione, e su scambi sempre più fitti di merci e persone e rapidi da una parte all’altra del mondo.Questo contesto fragile si regge poi sull’utilizzo massiccio di antibiotici. I pesticidi stessi sono registrati come antibiotici: il Glifosato lo è in Europa dal 2014.

In ogni caso, per affrontare le infezioni già diffuse servono antibiotici e vaccini. I giorni scorsi l’OMS ha pubblicato un rapporto con la lista di vaccini e di antibiotici attualmente in fase di sperimentazione contro i batteri classificati a critica, alta e media priorità dall’OMS, riportando in che fase si trova, di che tipo di vaccino si tratta e chi lo sta sviluppando. Viene inclusa la Tubercolosi, che rappresenta una delle resistenze più diffuse e pericolose. La TB è oggi la tredicesima causa di morte nel mondo e il secondo killer infettivo dopo COVID-19 e AIDS.

I vaccini in fase di sviluppo che si trovano in una fase clinica – cioè che hanno superato con buoni risultati gli studi condotti sugli animali – al momento sono 61. Streptococcus pneumoniae è al primo posto con il maggior numero di candidati (16), seguito dalla Tubercolosi (13 vaccini candidati). Per i restanti agenti patogeni classificati come priorità critica, Klebsiella pneumoniae ha un candidato recentemente entrato nella pipeline clinica, ed Escherichia coli ne ha ben 10. Per i restanti agenti patogeni classificati come prioritari, ci sono due candidati vaccini in cantiere contro Staphylococcus aureus (ve ne erano nove che però hanno fallito o sono stati sospesi, inclusi tre candidati in studi clinici in fase avanzata), sei contro Helicobacter pylori, quattro contro C. jejuni, nove candidati contro tutti i sierotipi di Salmonella e un solo candidato vaccino contro Neisseria gonorrhoeae. Non ci sono invece al momento vaccini candidati in fase di sviluppo clinico contro A. baumannii, Enterobacter spp., Enterococcus faecium, H. pylori o P. aeruginosa.

L’agente patogeno che ha il maggior numero di vaccini candidati nella Fase 2 o Fase 3 dello sviluppo clinico (quelle più avanzate) è sempre S. pneumoniae, seguita da vicino dalla tubercolosi. I patogeni con il maggior numero di candidati nella Fase 1 sono E. Coli ETEC, S. pneumoniae e Shigella flexneri. L’analisi indica che la maggior parte dei candidati fallisce negli studi clinici in fase iniziale.

Sono in fase di studio diversi approcci scientifici per sviluppare e produrre questi vaccini. Alcuni patogeni mostrano una minore diversità negli approcci rispetto ad altri batteri, forse come conseguenza del successo passato nello sviluppo clinico: squadra che vince non si cambia. La stragrande maggioranza della ricerca su S. pneumoniae, per la quale esistono già vaccini coniugati pneumococcici autorizzati, si concentra sui vaccini coniugati. I vaccini candidati contro l’E. coli includono al contrario una varietà di approcci: vaccini a virus inattivato e ricombinanti.

Infine, la maggior parte dei vaccini in fase di studio clinico sono profilattici (con questo termine si intende la vaccinoprofilassi, cioè creare uno stato immunitario per proteggere l’organismo da una o più malattie). Si parla di vaccini terapeutici (o vaccinoterapia) riferendosi ai vaccini effettuata a scopo terapeutico contro una malattia, quando questa è già in atto, con lo scopo di potenziare gli anticorpi. I vaccini terapeutici hanno il potenziale per ridurre le reinfezioni, ad esempio le infezioni del tratto urinario e ridurre l’uso associato di antibiotici. I vaccini terapeutici hanno il vantaggio di poter essere somministrati a popolazioni a rischio che sono già colonizzate o infettate dal patogeno. Gli unici vaccini terapeutici in fase di studio oggi riguardano la Tubercolosi e l’Escherichia coli.

Non sorprende che, data la portata e le risorse necessarie per le sperimentazioni cliniche sui vaccini, la stragrande maggioranza degli sviluppatori appartenga al settore privato. Tuttavia, la presenza di sviluppatori accademici di vaccini per M. tuberculosis, E. coli ETEC, Paratyphi A, Salmonella non tifoidea, S. flexneri e altri possono riflettere la limitata attrattiva commerciale delle malattie in cui i mercati potenziali sono prevalentemente nei paesi a basso reddito.