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economia

L’Italia, le disuguaglianze retributive e i numeri del lavoro

Dopo due anni di pandemia cosa è successo in Italia sotto il profilo lavorativo? Secondo il rapporto annuale Istat del 2022 , nella penisola sussistono delle disuguaglianze retributive che caratterizzano specifici sottogruppi di popolazione (in prevalenza donne, giovani, residenti nel Mezzogiorno e stranieri), ma anche, più in generale, specifici settori produttivi.

Ma quali sono i settori maggiormente retribuiti? E in quali ci sono più imprese e più occupati? Guardiamo ai dati dell’Istituto, aiutandoci con dei grafici.

I numeri del lavoro in Italia

Il campione su cui l’Istat ha fondato la propria analisi, coinvolge circa 14,2 milioni di individui che, nel 2021, hanno occupato una posizione dipendente presso 1,4 milioni di imprese (per un totale di poco più di 16 milioni di posizioni lavorative). Questo bacino ha maturato una retribuzione lorda media di 20 mila euro annuali. Secondo questo studio, circa 4 milioni di dipendenti, il 29,5% del totale, sono a bassa retribuzione annua, (la retribuzione annua è inferiore al valore soglia di 12 mila euro). E quali sono le caratteristiche dei lavoratori a bassa retribuzione? L’identikit sembra retorico, parliamo di giovani, donne, stranieri (in particolare extra-UE), con basso titolo di studio e residenti nel Sud. In molti casi si tratta di giovani che vivono ancora nella famiglia di origine. Ma dove sono occupati? Per lo più nel settore degli altri servizi (come ad esempio: organizzazioni associative, attività di servizi per la persona, eccetera), come anche in quelli di supporto alle imprese, di intrattenimento, alloggio e ristorazione, istruzione privata.

Ma in quali settori di attività, invece, si hanno livelli retributivi maggiori?

I settori che pagano di più

Guardando ai datori di lavoro, secondo i numeri dell’Istituto, le imprese che assicurano le condizioni retributive migliori sono anche quelle dove prevalgono le posizioni lavorative a tempo pieno e indeterminato. Dov’è la nota dolente? Si tratta (purtroppo) di un numero di imprese che nel complesso è esiguo rispetto al totale.

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Ma quali sono i settori di attività con le numeriche migliori? L’occupazione standard e la retribuzione media annuale più elevata (superiore a 20 mila euro) si rileva nell’industria in senso stretto, nei servizi di informazione e comunicazione e nei servizi professionali. Ci sono tuttavia dei comparti del manifatturiero che vivono delle criticità. Parliamo di quello alimentare e del tessile-abbigliamento, che sono anche quelli dove sono più diffuse le posizioni a tempo parziale.

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E quali sono, invece, i settori messi peggio? A quanto pare sono i servizi di alloggio e ristorazione, quelli di supporto alle imprese e in quelli di intrattenimento. Il dato allarmante è che proprio queste attività occupano insieme oltre un quarto degli individui con rapporti di lavoro dipendente. La loro retribuzione annuale? Non supera i 10 mila euro. Inoltre, per quanto attiene al settore della ristorazione e alloggio, oltre la metà delle posizioni è a bassa retribuzione annuale, con punte del 70%.
Nuove evoluzioni?

È una notizia di questi giorni che il Governo Draghi si stia muovendo per nuove misure strutturali nei riguardi delle pensioni e dei salari. La prerogativa pare sia di affrontare le disuguaglianze innestate anche grazie ai meccanismi dell’inflazione. I segnali dell’economia sono ad ogni modo incoraggianti, ma bisogna comunque auspicare ad un nuovo patto sociale e alla riduzione del cuneo fiscale. Vedremo le prossime evoluzioni, sperando di uscire dal guado di un periodo che è fortemente aleatorio.