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economia

2021: la metà delle neomamme italiane non lavora

Nel 2021 la metà delle donne con almeno un figlio di meno di sei anni fra i 25 e i 49 anni non risulta occupata. Fra coloro che non hanno figli è il 27% a non essere occupata, ma va detto che nel computo sono comprese anche le studentesse universitarie. La situazione di maggior difficoltà rimane comunque nel Mezzogiorno, dove lavora solo il 35,3% delle donne con figli piccoli, quasi la metà rispetto al Centro (62,7%) e al Nord (64,3%). Lo racconta l’ultimo rapporto BES di Istat presentato il 21 aprile 2022.

L’ampliamento dello smart working in questi due anni di pandemia non ha modificato granché le cose. Non basta la possibilità di “lavorare da casa” anche perché non è una possibilità concreta per tutte le lavoratrici, in particolare per operaie, commesse, donne delle pulizie e via dicendo. È vero che fra il 2020 e il 2021 la quota di occupate che tele-lavora è aumentata più di quella degli uomini (+1,5 e +0,8 punti rispettivamente) e ha raggiunto quota 17,3% (4,3 punti percentuali in più degli uomini), ma nel complesso non vi sono state grandi rivoluzioni. Il lavoro da casa è più diffuso nel Centro, dove si osserva anche il maggior incremento rispetto al 2020 (la percentuale cresce di 2,3 punti e passa al 17,7%), e nel Nord (15,9%) rispetto al Mezzogiorno (10,5%).

Nel complesso, la ripresa del 2021 rispetto al 2020 risulta più forte per le donne, ma solo perché erano state le più colpite dagli effetti della pandemia. Nonostante, infatti, il tasso di occupazione femminile sia salito al 53,2%, con un aumento di +1,1 punti sul 2020 (l’aumento si è fermato a 0,6 punti per gli uomini), il recupero rispetto al 2019 è stato simile per uomini e donne.

Le donne con il livello più basso di istruzione sono quelle che mostrano i minori tassi occupazionali (che abbiano o non abbiano figli) e le stesse che hanno meno possibilità di lavorare da casa. Fra le laureate 25-49 enni con e senza figli il gap fra chi lavora e chi no è molto minore rispetto a quanto accade fra chi non ha un diploma. In altre parole, il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne fra i 25 e i 34 anni con figli in età prescolare e quelli delle donne senza figli nel 2021 raggiunge quasi quota 93 se la donna ha almeno la laurea (che significa che qualche laureata in più con figli piccoli ha potuto lavorare full time rispetto al 2020), ma scende a 70,9 fra le diplomate e crolla a 48,7 per le donne con al massimo la licenza media.

Se state pensando che le donne senza diploma fra i 25 e i 49 anni non siano poi tantissime, vi sbagliate. 3 milioni di donne fra i 25 e i 49 anni – cioè un terzo del totale – non hanno un diploma; 800 mila ragazze fra i 25 e i 35 anni (abbiamo estrapolato questo dato dall’ultima rilevazione Istat del 2020).

Anche la questione del part-time è ancora aperta. Nella maggior parte dei casi non è una scelta, e fortunatamente esiste un indicatore Istat – il “part-time involontario” – che misura questo fenomeno. Fra le occupate, il 32% delle donne fra i 15 e i 34 anni e il 28% delle 25-34 enni che non hanno un diploma fa part-time involontario, contro rispettivamente il 13% e il 7,2% dei maschi della stessa età. Al sud il 23% delle donne occupate non riesce a trovare, suo malgrado, un lavoro a tempo pieno, contro il 15% delle regioni del nord e il 19% del centro.

Questo, nonostante tra il 2020 e il 2021, la quota di occupate che lavorano da casa sia aumentata più di quella degli uomini (+1,5 e +0,8 punti rispettivamente) e nel 2021 per la prima volta siano in proporzione più le donne che gli uomini a lavorare da casa: il 17,3% delle rispondenti.