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cronaca

Monitorare il Covid “dal basso”, il caso Informacovid Sicilia

«L’ho fatto per semplice curiosità. Nei primi mesi di pandemia cominciarono a circolare voci non attendibili sui contagi nel mio paese. Ho pensato che andassero verificate». Dennis Angemi è un ragazzo di diciannove anni originario di Regalbuto, cittadina di settemila anime in provincia di Enna. E’ l’ideatore del progetto InformaCovid Sicilia, iniziativa di monitoraggio civico per seguire l’andamento del coronavirus su base comunale.

Un modo per superare il dettaglio dei dati pubblicati col bollettino della Protezione Civile, aggregati per provincia o regione. Senza fornire, quindi, statistiche granulari su città e paesi.

Dennis ha provato ad andare oltre: «Mi sono avvicinato al mondo dei dati durante l’ultimo anno di liceo – racconta – la mia professoressa di matematica e fisica ci ha introdotto all’uso dei fogli di calcolo per elaborare i dati sul coronavirus. Così mi sono chiesto: qual è l’andamento nel mio Comune?».

L’apertura dei dati su Regalbuto ottiene il parere favorevole del sindaco. Il ragazzo crea così una dashboard: un cruscotto statistico con il quale tenere monitorare contagi, ricoveri e fare il download dei dati, organizzati come quelli della Protezione Civile e diffusi secondo il criterio Open Data.

L’azienda sanitaria locale ha condiviso i dati con l’amministrazione, «Poi li abbiamo resi disponibili con strumenti di uso comune e senza grandi conoscenze informatiche», racconta ancora Dennis. «Per la raccolta abbiamo creato un semplice Google form. Google Data studio, un software gratuito per la creazione di grafici e mappe, quello usato per visualizzarli. I risultati sono stati sorprendenti: più di mille accessi nei primi mesi di pandemia, un dato rilevante per un paesino da settemila persone. Le informazioni sono state utilizzate anche dal sindaco per spiegare l’introduzione delle restrizioni: Regalbuto è scivolato in zona rossa un paio di volte nel corso dell’emergenza. I dati aperti hanno contribuito a spiegarne il perché. I cittadini e le cittadine hanno il diritto di conoscere su quali dati e su quali analisi si basano le decisioni prese per introdurre limitazioni e obblighi». A partire dal suo  paese di origine, il progetto si evolve.

Con supporto di OpenData Sicilia, la nutrita comunità di attivisti che dei dati aperti ne ha fatto una missione, InformaCovid Sicilia è diventata una sorta di “scatola degli attrezzi” condivisa da oltre trenta comuni isolani. E, grazie alla sinergia con l’azienda sanitaria di Caltanissetta, le ventidue amministrazioni della provincia hanno messo a disposizione i dati disaggregati sul virus. «InformaCovid – spiega Andrea Borruso, di OpenData Sicilia – è pensato per essere un kit di strumenti semplice ed essenziale, che può essere adottato da qualsiasi città italiana. Un progetto di comunità basato sul contributo che ognuno può offrire, così da trasformare dati in informazioni che altrimenti rimarrebbero non disponibili». Il tutto, grazie a una video-guida, strumenti gratuiti della suite Google e nessuna conoscenza di programmazione. Basta una buona idea.